Più passa il tempo dentro l'arena e più sento la mancanza dei miei genitori, e pensare che non sono nemmeno stati uccisi per colpa del gioco...
Ricordo pochi episodi che li riguardano, ma seppur pochi sono molto vividi.
A dodici anni per la prima volta mi feci truccare da mia madre, che mi insegnò come fare.
È stata un'esperienza molto traumatica per mia mamma; le ho rotto il correttore, che per sbaglio ho fatto cadere, il mascara era tutto sbavato quando ho provato a mettermelo e con il rossetto rosso fuoco ho fatto di quei macelli!
Il rossetto mi ha trasformato in un clown, forse se non me lo avessi messo non sarebbe nemmeno stato così male il trucco.
Un anno dopo, è stata proprio mia madre a spronarmi sul fare tennis, all'inizio ero proprio una frana, perdevo tutte le palline, ma sono stata supportata da lei, questo incrementò la mia passione su quello sport, soprattutto dopo la sua morte.
Insomma è l'unico modo per sentirmi più legata a lei.
In quello stesso anno mi ricordo di mio padre che almeno una volta alla settimana doveva portarmi i pasticcini della migliore pasticceria del paese, anche se questo voleva dire spendere gran parte dei risparmi.
È sempre stato mio padre a starmi accanto in ogni giorno del gioco, con la paura che ti attanagliava e immobilizzava.
Sapete cosa vuol dire vedere le persone che vedi ogni giorno, anche a scuola, tuoi compagni di classe stessi, vederli andare via senza sapere se torneranno? Che dovranno partecipare a un gioco mortale con una percentuale di vincita minima?
Che poi si, tornano magari, ma non saranno più gli stessi.
Lo provo sulla mia stessa pelle, il mio livello di fiducia negli confronti degli altri è pari a zero, ma ormai non ritornerò più quella di prima... la ragazza innamorata del romanticismo, dell'idea dell'amore, che si impegna perchè voleva essere la più brava del gioco e quando la mia unica preoccupazione era provocare Dylan... Dylan forse è proprio lui la causa del perchè alcuni tratti del mio carattere sono cambiati, in peggio.
Ho perso tutte le persone nella mia vita: i miei genitori, Dylan, me stessa.
Il gioco mi ha tolto tutto.
Me lo ricordo ancora il giorno in cui mi hanno riferito la morte dei miei genitori.
I miei genitori mi avevano detto di dover andare via per un po' di tempo, così mi hanno lasciata a casa di Giorgia, è stato proprio durante il giorno del gioco, poco prima delle estrazioni.
Essendo che io non ci sono andata perchè mi stavo sistemando in quella che diventerà la mia nuova camera mia, è stata mia zia a riferirmi che i miei genitori erano stati selezionati, e aveva anche senso, i coniugi venivano mandati in Arena insieme, ma questo voleva dire che entravano già alleati, e che ci sarebbero stati due vincitori... almeno una cosa era logica.
Dopo circa due giorni che non avevo più notizie di loro nemmeno dai video del gioco, ci hanno riferito che sono morti nel gioco in circostanze misteriose.
Nessuno in quel momenti, nè i miei zii, nè mia cugina e nè gli uomini del governo potevano immaginarsi battè veloce il mio cuore a quella notizia, come i miei occhi cominciarono a bruciare, come quella notizia riempì la mia giornata di dolore.
I miei genitori in primis non sapranno mai quanto anche solo un inutile oggetto mi faccia venire in mente i ricordi su di loro, come li rivorrei accanto.
Quel giorno ho pianto abbracciata a Giorgia, per dei buoni minuti non ho fatto altro che questo.
Nonostante quel giorno sia andata a dormire presto, il giorno dopo sembrava come se non avessi chiuso occhio.
Le mie occhiaie mi facevano sembrare un panda.
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The game to die (The Game - 1^)
Teen FictionCosa può succedere quando un ragazzo e una ragazza vengono costretti a giocare un gioco dove puoi sopravvivere solo se tutti gli altri muoiono? C'è solo un vincitore.
