Chapter 13

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Mi svegliai puntuale e nonostante l'interruzione notturna dovuta all'incubo, riuscii a prepararmi. Necessitavo risultare presentabile, non so neanche il perché, ma indossai un paio di jeans ed un top, applicai un filo di mascara, del blush e un po' di gloss. Legai lievemente i miei capelli, portandoli dietro per avere il viso scoperto e poi corsi a fare colazione. Axel non mi scrisse e non mi chiamò, evidentemente era sicuro del mio arrivo alla fermata, anche se non potevo evitare di pensare alla breve conversazione che avevamo avuto la sera precedente, che per causa mia non si concluse perfettamente. O meglio, come lui desiderava.
Alle 6:30 ero arrivata, ma vidi Axel venirmi da dietro con la macchina, abbassò il finestrino e disse: "non crederai veramente che ti faccia prendere il bus a distanza di pochi giorni dal trauma, è da pazzi. Senza offesa a tua madre naturalmente"- incredula lo guardai in maniera dispregiativa, però non mi dispiaceva poter avere ancora del tempo per riprendermi-"avanti, che fai ancora lì in piedi. Sali" e così feci, aprii la portiera ed entrai dentro la sua grande macchina, ma ero leggermente imbarazzata, cosa che lui mascherava molto bene: "ho notato la tua risposta di ieri sera, se è questo che ti zittisce, ma sappi che era solo un incitamento a vivere la vita, da amico a amica. Capisci?"- lanciandomi una rapida occhiata, che influenzò le mie risposte... "Certo amico, ti ho risposto in quel modo perché pensavo ci fossi quando mia madre mi ha messa in punizione. A quanto pare eri solo impegnato a fare la tua scena eroica davanti a lei"- nuovamente mi guardò, ma questa volta squadrandomi dalla testa ai piedi, poi ridendo rispose-"non capisco, la scena eroica non ti è piaciuta? Sai ci tengo molto, così con la prossima ragazza in difficoltà ritento".
Mi voltai verso il finestrino, quel viaggio sembrava durare un'eternità e io mi ero stancata di tenergli testa: "Qui non si tratta di farsi piacere qualcosa, tu hai fatto quello che ti sentivi, giusto o sbagliato che sia, mi hai salvato dagli attacchi di mia madre, quindi calmati e sappi che-" mi frenò per informarmi che ero arrivata, mi salutò con la mano e mi disse: "ti vengo a prendere alle quattordici, fatti trovare qui dove ti sto lasciando". Mi chiedevo se mi stesse ascoltando dato che mi interruppe e non fece altro che farmi sentire inutile. Sembrava come fare le montagne russe, le più alte, che proseguivano per una discesa ripida, priva di sicure.
Scesi dall'auto senza ricambiargli il saluto e vidi che mi stava venendo incontro Luke, il mio carissimo amico che Axel adorava dal profondo del suo cuore. Mi voltai e notai che Axel stava ancora lì mentre aspettava che entrassi. Lo fissai e per un attimo mi balenò in mente un' idea: potevo raggiungere Axel e andare con lui a farmi un giro. Ma mentre mi incamminavo verso la macchina Luke mi prese per un polso e mi fermò. Axel aveva uno sguardo omicida e era al quanto contrario nel vedere Luke lì con me.
"Luke! Finalmente ti rivedo"- ero felice di rivedere i miei compagni di classe e di poter uscire liberamente, senza dover pensare al peso dell'autobus dato che già se ne era occupato qualcun altro- "come stai Ariadna? Vedo che sei ottimista oggi", non aveva tutti i torti specialmente se si tratta di me, ragazza obbligata a frequentare una scuola che neanche le piace a causa di sua madre che ha un cuore di ghiaccio, non è facile vedermi con il sorriso la mattina. Di fronte all'entrata c'erano anche le mie amiche, che non mi erano venute a trovare quando ero in ospedale ma le capisco, sono sempre stata molto riservata su alcuni aspetti della mia vita, perciò hanno rispettato la mia privacy, le salutai allegramente e in seguito ci dirigemmo verso la nostra classe. Mi guardai attorno varie volte, capii che ciò che mi circondava era da gustare
perché da un momento alľ altro potevo essere travolta da bruttissime situazioni e ricordare le meraviglie che mi circondavano era la mia unica ancora di salvezza.
Le ore passavano in fretta quel giorno, sembrava un miracolo che stessi per uscire da scuola. Improvvisamente mi ricordai che Axel mi avrebbe ripresa per andare a scuola verso le quattordici. Non ero pronta: sarebbe stata una sfida nella sfida. Ma mi sarei fatta coraggio, avrei affrontato un'altra volta lui, ricordandomi quanto la mattina mi avesse ignorata... sentii il suono del clacson, non mi fece passare inosservata purtroppo, e dopo che un velo di imbarazzo mi aveva avvolta, stavo per aprire la portiera mentre salutavo le mie amiche nel momento in cui mi ritrovai davanti Axel, molto più alto di me, che mi oscurava con la sua ombra immensa e mi sorrideva, con quei capelli castani che si muovevano armoniosamente nonostante il vento violento e indecisa su cosa fare, tentai di aprire la portiera ma fui frenata dal suo braccio, che già avevo percepito in passato sulla mia pelle. Eravamo a stretto contatto, i nostri respiri si incrociavano e i nostri occhi erano fermi l'uno sull'altra, non so cosa volesse da me, cosa voleva che gli dicessi, se desiderava che lo insultassi o se era una prova per vedere cosa io facessi con lui così vicino. Ero pronta a fare qualcosa se non fosse per l'interruzione di una macchina posizionata dietro la sua che era bloccata, io feci in tempo a girarmi per notare che a guardarci c'era Luke, allora io collegando i fatti, mentre Axel mi chiedeva se io stessi bene, gli tirai uno schiaffo, aprii la portiera, entrai e lui mi urlò: "ma cosa ti salta in mente?! Mi hai davvero menato? Perché poi!" "Avevo capito cosa volevi fare caro amico, non ti scendeva giù che avessi visto questa mattina Luke e ti è saltata in mente la fantastica idea di fare il gentile con me eh"- forse ero scesa a conclusioni sbagliate, ma neanche troppo- "quindi io in questi giorni non sarei stato gentile con te, stai dicendo questo giusto?".
Un'altra volta avevo creato un casino, in cui c'ero finita in pieno.

MisunderstoodWhere stories live. Discover now