Chapter 6

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"Non ci siamo ancora presentati, anche se, nonostante ti abbia vista poche volte sul pullman, so già tanto su di te". E questa frase mi stava per far svenire un' altra volta.
Era un ragazzo così bello e alto, con i capelli ricci color biondo cenere che sistemava continuamente con la sua mano anellata. Era così affascinante che mi stava tentando a dirgli quello che pensavo di lui.
Ovviamente però non potevo dire: "ci siamo parlati due volte in croce e non so neanche il tuo nome ma che ne dici di farmi tua?" così rimasi zitta a fissarlo come un pesce lesso.
Continuai a guardarlo pensando che non ero del tutto sicura di volerlo conoscere, non volevo sapere chi fosse o il suo nome... non volevo diventare parte della sua vita. Non avevo mai frequentato nessuno e tantomeno me la sentivo  di cominciare con qualcuno che mi faceva agitare ad ogni singolo movimento.
Sospirai, poi decisi di mettere da parte quei pensieri e rispondere: "vero tu mi conosci ma io non conosco te" cercando di sembrare il più sicura possibile, "come vuoi principessa" ribatté lui facendomi arrossire. Stupida! Mi dissi. Perché arrossisco per un ragazzo? Ha solo utilizzato un soprannome carino. "Io sono Axel" continuò riattirando la mia attenzione, a quel punto non sapevo come argomentare con lui, mi bastava sapere come si chiamasse, sarebbe rimasto impresso nella memoria. "Cos' altro vuoi sapere Ariadna?" chiese sorridendomi. Io lo guardai non riuscendo a spiccicare mezza parola. Mi aveva chiamata per nome? Si. Cazzo. Stavo per sciogliermi come un cubetto di ghiaccio e cercai con tutte le forze di dire qualcosa di decente ma uscì solo un "ehm" con qualche parola sconnessa. Mi sdraiai sul lettino mentre lo sentivo ridere della situazione così lo mandai a fanculo.
Alla fine mi rimisi seduta, sospirai e dissi: "da te non voglio altro, vorrei solo sapere dove sono i miei genitori". Sbuffai.
Appena dissi quelle parole vidi spuntare dalla porta mia madre accompagnata da un dottore. Axel salutò il dottore e mia madre, poi si girò verso di me, mi fece un occhiolino e si avviò con un lieve sorriso in volto verso la porta per uscire dalla stanza. Mia madre mi guardò preoccupata e arrabbiata contemporaneamente.
"Ariadna, cosa mi combini! Persino quando vai a scuola sei in cerca di guai, non è possibile. Pensavo fossi abbastanza responsabile" mi disse delusa. Abbassai lo sguardo, mi chiedevo come fosse possibile che anche quando stavo male doveva trovare un modo per ferirmi, perché non chiedermi semplicemente "come stai" e abbracciarmi? No, deve ricorrere a rimproveri per qualcosa di cui non ho colpa.
"Andiamo signora, non la rimproveri proprio ora" disse il dottore difendendomi. Lo guardai e sorrisi. "Sei una ragazza in un buono stato fisico dunque lo svenimento è avvenuto semplicemente per lo scontro con il sedile frontale. Ora riposati che ti fa bene". Mi sorrise uscendo dalla stanza. Appena rimasta sola con mia madre lei mi si avvicinò e si sedette sul lettino "cara mia.." disse accarezzandomi il capo e toccandomi le ciocche dei miei adorati capelli castano chiaro. Continuava a pettinarli con le dita come se già non li avessi liscissimi. "Allora come stai? " mi sorride dolcemente. La guardai e sospirai alzando gli occhi al cielo "bene, ho solo un po' di dolore ma passerà" dissi sbrigativa. Sapevo che non gliene importasse nulla, tanto valeva mentire.
Poi le sorrisi forzatamente e le chiesi di uscire così da potermi riposare. Lei annuì e uscì dalla stanza dopo aver affermato che più tardi sarebbe passata a vedere se avessi fatto i compiti. Davvero, mamma?
Davvero? Pensai sconcertata.
Mi sdraiai nuovamente e cercai di riposare un po' anche se l'unica cosa che volevo fare in quel momento era parlare con Axel e capire cosa fosse successo sul quel maledetto autobus. A frenare quei pensieri ci pensò il rumore della porta che si aprì lentamente.

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