Capitolo 19

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Un Inizio Insolito


Chiara's POV

Durante l'estate io e Guzmán non ci eravamo sentiti molto, già, a Milano avevo passato la maggior parte del tempo con i miei amici in piscina, e a stare a casa dei nonni per passare le vacanze, e talvolta gli zii e i cugini organizzavano dei pranzi o delle cene sul balcone nel loro appartamento. Eppure trovavo sempre qualche minuto per mandargli qualche messaggio. Il problema era che lui dopo un po' aveva smesso di rispondere ai miei messaggi, e dopo quello che era successo la mattina del primo giorno di scuola non volevo parlarci.

Ma lui venne a parlarmi quando ero da sola, ero in biblioteca mentre cercavo un libro che serviva per una ricerca che ci avevano già assegnato

«Sei diventata distante, credevo stessimo bene, e che fossimo amici» disse in tono calmo mentre era appoggiato ad uno scaffale «Pure io, ma ti sei rifidanzato, quindi non mi hai più risposto e ho lasciato perdere» dissi

«Rifidanzato? Lucrecia è stata tutta l'estate con me nel nord Europa, e vuoi sapere come mai sto con lei? Perché mi appoggia sempre, incondizionatamente» rispose

«Peccato che la morte di tua sorella non giustifichi il tuo comportamento da deficiente» dissi voltandomi verso di lui «È dalla fine dell'anno scorso che tratti di merda mio fratello, e questa cosa mi fa stare male» lui abbassò la testa «Senti, te lo ripeterò pure io: Nano, che è anche mio amico, non c'entra nulla» presi le mie cose e me ne andai. 


La cosa che mi faceva arrabbiare e stupire era che in presenza di mio fratello Guzmán era aggressivo, invece con me era gentile. Capisco che lo odiava, però non era una valida giustificazione per comportarsi in modo diverso nei confronti di due fratelli. Eppure Guzmán sembrava non capire che io e Nano eravamo amici. A proposito, da quando ero tornata a Madrid non ero andata neanche a trovarlo in carcere, non riuscivo a guardarlo in faccia dopo quello che era successo. Ma per me era come un fratello maggiore, e dovevo trovare la forza di andare almeno a fargli una visita, infondo ero sempre stata dalla sua parte. 

Ero sicura che lui non avrebbe mai ucciso una ragazza di sedici anni.

Sapevo che Guzmán era innamorato di me, ma io sapevo che era un amore non corrisposto, lui era già fidanzato con Lucrecia da tempo, si, stavano insieme da quando ero arrivata. E loro erano andati in vacanza nel nord Europa per stare insieme, e lei lo aiutava a gestire il dolore per la morte della sorella


«E come tornate stasera?» chiese papà «Beh, ci riporta a casa una nostra amica, è una nostra nuova compagna di classe» rispose Mattheo «Va bene, ma almeno mezzanotte, non troppo tardi» disse mamma. Quella sera ero stata invitata al Teatro Barcelò (che poi sarebbe una discoteca) insieme Rebeka e Mattheo, a una festa che era stata organizzata da un nostro nuovo compagno di classe, per fare la nostra conoscenza. Si chiamava Valerio, era apparentemente adorabile e sicuro di sé, peccato che era il fratellastro di Lucrecia.

Dopo che Guzmán aveva tentato per l'ennesima volta di ferire mio fratello, avevo consolato quest'ultimo, e gli avevo consigliato di stare a distanza da Guzmán. Così cercava di non rimanere da solo.


Dopo un po' andai in bagno a sistemarmi il trucco, quando stavo sistemarmi il rossetto Rebeka piombò vicino a me «Quel colore non ti si addice molto, ma ne ho qui uno che potrebbe essere mille volte meglio» disse lei con sicurezza, già quel rossetto dal colore spento mi sembrava un mortorio, Rebeka ne prese un altro dal suo marsupio, e io fissai il mio rossetto rosso scuro «Forse sembra strano ma queste cose non le ho mai fatte» dissi in modo sincero, per quanto fossi sicura di me talvolta ero timida «Vorresti provare?» chiese lei, entrambe scoppiammo a ridere.

Quando uscii dal bagno ero irriconoscibile: mi ero tolta la maglia che indossavo e ora avevo un maglione lungo che sembrava un vestito, una collana con un anello, e i miei leggins neri preferiti, e con il rossetto di Rebe mi sentivo più sicura di me. Guzmán mi vide e io proseguii con sguardo impassibile, lui continuava a fissarmi mentre io e Rebe eravamo al bancone con mio fratello a bere qualcosa (lei beveva alcol, e io e Mattheo succo di frutta)

«Se vuoi difenderti da quei figli di puttana posso insegnarti a boxare» disse Rebe rivolgendosi a mio fratello «Dai scemo perché non provare?» chiesi dandogli una pacca sulla spalla «E va bene» rispose Mattheo ridendo.

Mentre se ne stava a bere qualcosa, Rebe era ubriaca e indicava vari ragazzi che si sarebbe scopata in base alquanto avrebbe bevuto. E devo ammettere che erano dei fighi della madonna «Posso? Non ho mai bevuto» chiesi indicando il suo drink, ne assaggiai un sorso ma qualcuno mi venne addosso e per poco non me lo rovesciò «Oddio scusami» disse Valerio «Tranquillo» risposi «Cavolo, cosa sei ora? Un angioletto o un diavoletto?» chiese Rebe, io scoppiai a ridere.

In quel momento Lucrecia arrivò e mi mandò via per parlare in privato con Rebeka.

Dio quanto era diventata insopportabile, a quanto pare la vacanza col suo fidanzatino doveva averle fatto qualcosa, l'unica cosa che era cambiato erano i suoi capelli, che da mossi erano lisci, e il suo fare da miss perfettina era una rottura di palle.

Ad un certo punto mentre avevo optato per continuare a bere l'analcolico alla frutta vidi Ander in un angolo che sembrava preoccupato

«Che succede?» chiesi andando da lui «Pensavo che Omar sarebbe venuto stasera, e invece non può, suo padre è all'ospedale per un ictus» disse «Oh mio Dio» dissi portandomi una mano alla bocca preoccupata.


Qualche giorno dopo, durante la pausa pranzo io e mio fratello ricevemmo una telefonata da parte di mamma (cosa alquanto insolita) «Christian è in ospedale» disse lei «Che è successo?» chiesi mentre avevo le orecchie vicino al telefono di Mattheo «L'altra sera deve avuto uno sbando con la moto ed è ingessato in ospedale» disse lei. Sostanzialmente Christian aveva avuto l'incidente la sera che io e Mattheo eravamo al Barcelò. Quella sera, dopo la scuola ci recammo con Ander e Samuel in ospedale

«Christian sta bene?» mi chiese Carla mentre eravamo seduti in sala d'aspetto «Si, da quello che abbiamo capito è andato tutto bene» risposi. Aveva subito un intervento molto serio a causa di varie fratture.

Poco dopo arrivò quello che doveva essere il padre di Carla, il signor Teodoro Rosón, un uomo serio e con un carattere freddo. Mi ricordava molto Thomas Shelby, personaggio di una serie TV, solo che quel ricco uomo spagnolo non portava un rasoio nel cappello, era semplicemente ben vestito.

In parole povere voleva parlare con Christian in privato, e aveva chiesto a noi ragazzi di andarcene e tornare un altro giorno. Provai a chiedere il motivo ma sembrava che ci fosse qualcosa sotto, e Mattheo se ne accorse

«Io di qui non mi muovo finché non me lo fanno vedere, sono stato chiaro?» chiese mio fratello parlando con Teodoro. A quanto padre quell'uomo era arrivato prima di tutti, e voleva che tornassimo un'altra volta per vedere Christian, ma Mattheo era irremovibile. All'inizio Teodoro aveva opposto, ma vedendo mio fratello che lo sfidava non aveva avuto altra scelta che dire di si.


Mamma mia, quando Mattheo tirava fuori le palle era davvero un boss! Stava sfidando un suo superiore, e tutto per vedere il suo migliore amico che non sentiva da mesi.

E siccome Teodoro vide che io, Ander, Samuel e Carla ci eravamo uniti a un Mattheo rosso fuoco aveva acconsentito.

Mai. E dico mai sfidare Mattheo Maronti

Elité |❝La Vita Cambia❞|Where stories live. Discover now