Capitolo 18

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Un Nuovo Inizio In Una Triste Realtà


Mattheo's POV

Due settimane prima del rientro a scuola io e la mia famiglia rientrammo a Madrid. Quando rimisi piede nell'appartamento era come se un'ondata di aria completamente nuova che mi entrava nel corpo. Per tre mesi non avevo più ripensato a quello che era successo, avevo passato il tempo a rilassarmi, ma ora dovevo combattere per restare forte, volevo scoprire chi avesse ucciso Marina. Nel frattempo io e Chiara, durante le vacanze avevamo sentito Samuel quasi tutte le sere prima di andare a letto o nel pomeriggio in videochiamata. Il lavoro lo teneva occupato. Non ero andato a trovare Nano in carcere, e nemmeno avevo sentito Christian, neppure lui si era fatto sentire, gli avevo mandato messaggi ogni giorno ma niente da fare.

Eppure sapevo che quando sarebbe arrivato il primo giorno di scuola avrei dovuto affrontare i problemi che avevo lasciato lì.


La mattina del primo giorno di scuola iniziò presto: una bella doccia era quello che ci voleva per iniziare la giornata, indossai la divisa e feci colazione con la mia famiglia, mia sorella era davvero stupenda con la divisa e la gonna color blu scuro. Mi mancava vederla ben vestita.

Il veicolo della scuola venne a prenderci verso le 8, il viaggio verso la scuola fu tranquillo, per distrarmi ascoltai un po' di musica con gli auricolari, quando arrivammo e scendemmo, rividi l'edificio color bianco, e la voglia di tornare a casa era alta, ma la mia paura più grande era quella di incontrare Guzmán. Chiara si guardò intorno come se cercasse qualcuno «Che ti prende?» chiesi «Nulla ero sovrappensiero» rispose lei «Beh vedi tra un po' di entrare» aggiunse dandomi una pacca sulla spalla e salì le scale per entrare a scuola.

Aspettai qualche minuto per entrare, poi feci un respiro profondo e entrai, dovevo mantenere la calma, eppure mi sentivo diverso da tutti gli studenti mentre camminavo per i corridoi vedevo ragazzi felici di rivedersi, già, mi ricordava quando andavo alla scuola italiana e abbracciavo i miei amici che avevo in classe dopo le vacanze.

Si, li avevo sentiti durante l'anno, e ci eravamo visti alcune volte in piscina, quindi i rapporti erano sempre gli stessi.

Andai in segreteria a prendere l'orario e la chiave dell'armadietto, uno lo misi tra i libri, e l'altro nella tasca interiore dello zaino. Percorsi un altro tratto di corridoio per arrivare in quello principale.

Ma improvvisamente incrociai sguardi familiari prima di scendere le scale del corridoio principale: Lucrecia, Polo e Ander mi guardarono, cercai di rimanere più calmo possibile ma avevo il cuore che batteva a mille. 

Poi si voltò l'unica persona che speravo di non vedere: Guzmán.


Si voltò verso di me con una faccia rosso fuoco, non era cambiato molto, aveva solo i capelli più corti, lui si avvicinò piano a me mentre gli altri lo seguivano impauriti, per la prima volta riuscii a mantenere, anche per poco, un contatto visivo con lui

«Tu che ci fai qui?» chiese «Sono come te, ho il tuo stesso dovere di essere qui» risposi mantenendo la calma e mi avviai per andarmene lontano da lui, ma sembrava che non gli fosse andata giù, poi sentii un rumore e Guzmán mi spinse per terra e iniziò a picchiarmi, tentai di difendermi ma fu inutile, quando mi alzai sentii lui affermarmi per il colletto, ma poi intervenne la preside, lui fu trattenuto da tre persone, Ander, Polo e un altro ragazzo che non conoscevo, invece io fui aiutato da mia sorella

«La ferita che ha lasciato in tutti noi la morte di Marina ci metterà molto tempo a cicatrizzarsi» disse la preside in classe, eravamo tutti a sedere in classe per ascoltarla, in un angolo la professoressa ascoltava in silenzio «Ho bisogno del vostro aiuto per riuscirci, da parte di tutti» mentre cercavo di ascoltarla mi tenevo sulla tempia un impacco di ghiaccio, tutta colpa di quello che Guzmán mi aveva dato, "che bell'inizio" pensai, non avevo mai cominciato un primo giorno di scuola così male

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