Capitolo 3

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La Festa di Marina


Dopo una settimana ero riuscito a fare amicizia, beh, gli unici due erano Marina e Ander, ed erano molto gentili ed educati, a differenza di tutti gli altri che erano snob e arroganti.

Una mattina mentre prendevo i libri per la lezione di matematica, Marina venne da me «Ehi, come va?» chiese sorridendo mentre stringeva la bretella dello zaino «Tutto normale, si tira avanti» risposi sorridendole «Senti, volevo invitarti ad una festa che si terrà questo sabato a casa mia» proseguì lei «È una semplice trovata che i miei mi fanno fare» sorrisi «Si certo va bene» dissi dopo averci pensato «Perfetto, allora ti mando l'indirizzo» disse lei «Certo, a dopodomani» dissi allontanandomi, lei fece la stessa cosa mentre mi salutava.


Sabato sera arrivò e io e mia sorella iniziammo a prepararci: io indossai una maglietta chiara, jeans, giacca di pelle e delle converse. Mia sorella invece indossò un vestito turchese con sotto dei fusò neri e le dr Martens, con una giacca lunga.

Papà ci accompagnò alla festa, la macchina non era sua, era del suo amico, la casa dei Nunier Osuna era in una via accessibile e in un quartiere sofisticato «Questi ricchi sanno proprio come divertirsi» disse mentre accostava per farci scendere «Mandatemi un messaggio quando volete che vi venga a prendere» aggiunse. Io Chiara scendemmo, e in effetti la casa dei Nunier era davvero enorme

«Ciao ragazzi» disse una voce alle nostre spalle, era Ander «Buonasera» disse mia sorella ed entrammo tutti e tre insieme.

Mi sentivo come i protagonisti di un film che però fanno la loro entrata a rallentatore.


La festa era stata allestita in giardino, il quale era ben illuminato essendo sera, ai pali erano attaccate delle luci chiare, c'era un lungo tavolo con la roba da bere e da mangiare e una grande scritta rosa pastello illuminata che diceva MARINA

«Bene signori, questa è una festa di debutto in tutta la sua frivolezza e assurdità» spiegò Ander «A cosa serve? Un tempo serviva per trovare marito, ora invece è più per allargare il cerchio degli affari, anche se in alcuni casi marito si trova sempre» proseguì, io e Chiara guardammo tutti gli invitati, c'erano vari nostri compagni di classe, adulti e donne, e tutti erano ben vestiti, erano davvero eleganti. I loro abiti erano davvero bellissimi.


Io e mia sorella andammo a cercare Marina per annunciare che eravamo venuti, e la trovammo in salotto a parlare con altre persone, era davvero bella: indossava uno splendido vestito bianco con il blouse di fiori luccicanti, e aveva raccolto i capelli in una crocchia molto ordinata. Ai piedi calzava un paio di tacchi, per attirare la sua tensione le picchiettai la spalla, e lei si voltò

«Siete venuti» disse sorridendo, e la abbracciammo a turno, poi si avvicinò a un uomo sulla quarantina «Papà, loro sono i borsisti di cui ti parlavo» disse lei, l'uomo si avvicinò a noi «È un vero piacere conoscervi» disse lui «Il piacere è nostro» disse mia sorella mostrandosi educata.


Poi io e lei ci dividemmo: lei se ne andò per conto suo, e io mi misi a fare un giro con le mani in tasca, ad un certo punto vidi Ander parlare con Guzmán e per un attimo il suo sguardo si spostò su di me, io me ne tornai a fare un giro. La casa era davvero bella, c'era perfino una piscina interna, e una esterna. Nel cortile i fotografi scattavano foto ai presenti o gli invitati andavano davanti a uno scenario coi fiori per farsi scattare delle fotografie.

Dopo un lungo giro di perlustrazione andai a sedermi al bancone per sorseggiare un po' di acqua fresca, c'era un sacco di champagne ma preferivo non bere. Era meglio rimanere sobri, già avevo visto Ander scolarsi champagne e poi della birra. Mentre ero sovrappensiero Marina si avvicinò a me «Che te ne pare?» chiese lei con quel sorriso «Oh l'acqua è fresca» risposi ridendo «Non l'acqua sciocchino, intendo la festa» chiese lei «Beh, è stata organizzata bene» risposi «In realtà è stato mio padre a organizzarla, credimi non sono come lui. Mi dispiace davvero di non averti detto che fosse il costruttore della tua vecchia scuola» aggiunse lei «Fa nulla» dissi facendo spallucce con un sorriso

«Ti va?» chiese Marina con un cenno, proprio in quel momento qualcuno aveva fatto partire la musica dalle casse «Si, anche se non so ballare» risposi, lei mi prese per mano lentamente, tutto sembrava andare a rallentatore.

Nel giardino molti ballavano e si divertivano, Marina si avvicinò prima alle sue amiche e poi tornò da me, vidi Guzmán che si baciava con la sua ragazza Lucrecia, mia sorella si unì a me e Marina per divertirsi, io le feci fare una piroetta mentre le tenevo la mano.

Ad un certo punto accadde un fatto spiacevole.


Ander non stava molto bene, sicuramente aveva bevuto troppo, così per sbaglio vomitò addosso alla gonna di Lucrecia, lei era disgustata e lo spinse via, lui si scusò più di una volta mentre la sua amica Carla si tappò il naso.

Accompagnai Ander in bagno per aiutarlo a ripulirsi «Ti ringrazio Mattheo» disse mentre si sciacquava la bocca con dell'acqua «Figurati, può capitare di aver bevuto troppo» dissi io, lui si lavò i denti mentre io aspettavo che finisse e mi appoggiai al muro.


Poco dopo qualcuno bussò alla porta

«Occupato» dissi io «Mattheo stai bene?» riconobbi quella voce, era mia sorella «Si, puoi entrare» dissi, lei entrò «Scusa...non stavo bene» disse Ander «Ah okay, comunque Mattheo il padre di Marina vorrebbe che io e te facessimo con lui delle foto» disse lei «E perché?» chiesi confuso «Boh, forse è per la stampa» disse lei. Scendemmo le scale e andammo davanti allo scenario con il signor Ventura a scattare delle foto.

Lui mise il braccio intorno alla spalla di mia sorella, e poi fece la stessa cosa con me e fummo inondati da alcuni flash. Finito di scattare le foto mandai un messaggio a mio padre è avvisai mia sorella

Puoi venire a prenderci?


«Che voleva?» chiese Marina vedendoci incontro mentre eravamo per conto nostro «Fare due foto, sicuramente per la stampa» risposi «O mio dio, è un'altra delle sue trovate per farsi pubblicità» disse lei alzandosi gli occhi al cielo

«Veramente me lo ha proposto a me, dopo quella scritta sul muro che ha fatto "un nostro amico"» intervenne mia sorella incrociando le braccia «Ma di cosa parli?» chiesi confuso «Non so chi sia stato, ma qualcuno ha scritto LADRO sul muro esterno della casa» spiegò «E come ha fatto a riconoscere chi era?» chiesi «Le telecamere di sorveglianza forse?» disse lei. Ero senza parole e non sapevo neanche cosa dire. Poi capii che poteva essere stato Nano.


Poco dopo uscimmo di casa e trovammo una Panda, solo che quella non era l'auto di papà, infatti lui aveva una Peugeot, non era venuto a prenderci lui ma Nano


«Stronzo!» disse una voce alle nostre spalle, mi voltai, Guzmán mi fissava con occhi di fuoco «Aspetta che domani la preside sappia di quello che hai fatto» disse infuriato, prima che potessi dire che io non c'entravo nulla Nano gli si parò davanti «E tu chi cazzo sei?» chiese Guzmán «L'amico di quello "stronzo" che tu hai chiamato, ve la spassate voi ricchi nei vostri castelli eh?» chiese Nano, e prima che me ne potessi rendere conto Guzmán gli aveva dato un pugno e Nano gli aveva dato uno schiaffo, Marina tentò di fermare il fratello «Figli di puttana! Ficcatevi i vostri soldi su per il culo!» urlò Nano, poi sputò a terra e se ne andò


«Vedrai domani la preside che dirà» disse Guzmán mentre rientrava seguito da Polo, il suo amico.


Elité |❝La Vita Cambia❞|Onde histórias criam vida. Descubra agora