Il collegio

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Cristina corse lungo il viale inseguita da Michelle e si fermò solo quando fu davanti alla portiera del minibus. «Fammi salire!»

Michelle la raggiunse. «Ok, va bene, ce ne staremo sul City fino alla fine della cerimonia, ma non scappare più!»

L'autista le fece salire a bordo, Cristina riprese il suo posto, liberò Bradipo sul sedile accanto e poggiò la testa sul finestrino. E pianse finché le lacrime finirono, i pensieri si intorpidirono e il sonno l'avvolse.
Riaprì gli occhi all'alba, infastidita dalla luce e dalle voci delle vampire. Si accorse allora che il City era già in viaggio, che percorrevano di nuovo uno sterrato e che intorno e all'orizzonte c'era nient'altro che il bosco.

«Mentina?» Un pallido ragazzo dai lunghi capelli rosso sangue sfilò un pacchetto di Tic Tac dalla tasca della camicia blu a quadri dorati. «Io sono Cornelius e tu sei...»

Cristina si stropicciò gli occhi e fissò il ragazzo, gli occhi azzurri, la scriminatura al centro della testa. «E tu chi sei?»

«Sei sveglia!» Michelle spinse via il ragazzo e porse a Cristina una borraccia. «Devi bere un po' d'acqua.»

Cristina era assetata e credette che la vampira l'avesse letta nel pensiero. «Sei anche sensitiva?»

«No,» disse Michelle, «ma sono stata una vivente e so cosa serve quando ci si sveglia.»

Cristina svuotò la borraccia in un lungo sorso e prese fiato. «È giorno. Non dovresti andare a fuoco?»

Michelle dondolò la testa. «Certo, ma i vetri del City ci proteggono dai raggi del sole permettendoci di viaggiare anche di giorno.»

Il ragazzo sogghignò. «Hai una pelle stupenda, El.»

Michelle lo pizzicò sul bicipite. «Solo mia sorella può chiamarmi El, e la mia pelle è cerea e piuttosto comune per un vampiro.»

«Mi hai fatto male.» Il ragazzo strinse i denti. «Comune, dici? Sei—»

«Uno schianto, lo so.» Michelle si accarezzò i lunghi boccoli castani che le scendevano lungo il collo. «Continua ad allenarti, Corno, ma dovrai impegnarti di più, se vorrai convincere una ragazza a frugare tra le tue mutande.»

Il ragazzo inarcò le sopracciglia. «Di più?! Avrei potuto dirti che hai degli occhi stupendi come uno stronzo qualunque e invece ho scelto la pelle. In quanti ti hanno detto che una bella pelle?»

Michelle accennò un sorriso. «Nessuno, perché non è vero.»

«A me piace.» Il ragazzo le accarezzò la mano. «Magari quando sarò un vampiro potremmo—»

«Scordatelo.» Michelle gli schiaffeggiò la mano e volse lo sguardo a Cristina. «Come stai?»

Cristina prese Bradipo in braccio. «A quest'ora dovrei svegliarmi per andare a scuola. La polizia inizierà a cercarmi, i miei amici inizieranno a cercarmi...» Inspirò e urlò con tutta la voce: «Riportatemi a casa!»

Michelle le si sedette accanto. «È impossibile per mille motivi: hai visto Monte Forte, sai che esiste il collegio—»

«Starò zitta!» urlò Cristina. «Lo giuro!»

Michelle si fissò le unghie lunghe e ben curate, ma di un colore spento e senza vita come il resto del corpo. «Il collegio è vicino. Prima accetti la realtà, prima starai meglio.»

Il ragazzo salì con le ginocchia sul sedile di fronte alle ragazze, posò gomiti sul poggiatesta e alzò il mento verso Michelle. «Hai le mani più belle che abbia mai visto. Starei ore a guardarle. Sai cosa significa?»

Michelle snudò i denti con aria schifata. «Che sei una specie di feticista delle mani?»

Il ragazzo sospirò con aria rassegnata e si voltò verso Cristina. «E così vieni da Potenza, una città esterna. Ti capisco: fossi in te, anch'io vorrei tornare a casa.» Guardò Michelle e finse un sorriso. «Paris e Michelle sono insopportabili e questi posti devono sembrarti delle gabbie di matti.»

Collegio Straordinario Where stories live. Discover now