Monte Forte

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Il monitor sulla chioma canuta dell'autista brillava nel buio: sullo sfondo bianco, giganteggiava la scritta "Siamo arrivati a Monte Forte". In alto, accanto alla portiera del minibus, la luce rossa dell'orologio segnava le due e trentanove.
Il minibus sfrecciò lungo uno stradone dritto, il cui manto stradale sembrava liscio come un campo da basket, lontano parente dello sterrato e del labirinto tutto curve che si erano lasciati alle spalle.

Cristina si sfregò le mani sulle cosce nude per scaldarle e allungò lo sguardo verso il finestrino e l'orizzonte: le luci distavano poche centinaia di metri.

Il minibus rallentò fino a fermarsi davanti alla sbarra di un casello stradale, accanto a una casa cantoniera rossa dalle imposte blu. La portiera si aprì e Paris scese in strada.

Michelle lasciò il posto dietro all'autista e tornò a sedersi accanto a Cristina. «Adesso non spaventarti. Una guardia salirà a bordo per controllarti il battito e assicurarsi che sia proprio tu.»

Cristina strinse Bradipo tra le braccia. «Che posto è questo? Come fanno a sapere chi sono?»

Michelle sorrise. «Ti sorprenderà scoprire quante persone sanno chi sei.»

Le luci sul minibus si accesero e un uomo dai capelli marroni, sbarbato e ben pettinato, salì a bordo e s'incamminò verso Michelle e Cristina. Aprì il lungo impermeabile grigio mostrando una cravatta verde brillante come un semaforo, sfilò uno smartphone dalla tasca interna e scrutò Cristina. «È lei?»

«Sí.» Michelle si strinse nelle spalle. «La cacciatrice Spring invece...»

«Lo so.» L'uomo ripose in tasca lo smartphone, afferrò il polso di Cristina e le accennò un sorriso. «Va tutto bene, il controllo del battito è routine da queste parti.» Le mollò il polso e le tese la mano per presentarsi. «Io sono Sandro Di Maggio e insieme a Paris e Michelle ti mostreremo la nostra città e troveremo tutto ciò che ti serve.»

Cristina ritrasse la mano e abbassò lo sguardo.
Di Maggio sospirò. «Mi dispiace molto per tua madre, ma ti assicuro che Paris e Michelle hanno fatto il possibile per salvarla.»

Michelle accarezzò la guancia di Cristina. «È la verità: abbiamo addirittura contattato due cacciatori affinché la convincessero a collaborare con i fondatori.»

Cristina scosse la testa. «Mia madre non collabora con i vampiri. Nessun cacciatore collabora con i vampiri!»

Michelle dondolò la testa. «Be', alcuni cacciatori invece collaborano, eccome. E sono certa che tua madre avrebbe accettato di aiutarci, se fossimo arrivate prima che i Veglianti...»

«Cosa?» urlò Cristina. «Prima che le spezzassero il collo?!»

«Ok...» Di Maggio s'incamminò verso l'autista. «Possiamo andare.»

Paris risalì a bordo e il minibus superò il casello e sfrecciò lungo un viale illuminato e ben curato: non c'erano erbacce a bordo strada e i campi brulli e arati si perdevano nel buio della notte come in un oscuro dipinto.
Cristina incollò gli occhi al finestrino, disorientata: ma in che posto era finita? Non sembrava neanche in Italia, tanto era curato.
L'autista rallentò e imboccò un ponte sotto il quale scorreva un fiume e splendeva un lungofiume in festa: centinaia di persone erano assiepate attorno ai chioschi e passeggiavano a grappoli.

Cristina guardò l'orario. «Sono quasi le tre di notte. Cosa fa questa gente?»

«Passeggia.» Paris si sgranchì le braccia. «Alcuni sono appena usciti da scuola, altri hanno finito di lavorare...» Si tirò all'insù l'estremità dell'abito bianco per coprirsi meglio i seni. «Sai, Cristi, in fin dei conti, l'esistenza di un vampiro è simile a quella di un vivente.»

Collegio Straordinario Where stories live. Discover now