11 - Assenza di luce

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-Sei pronta per stasera?-

Domandò Daniel chiudendo il registratore di cassa. Dalla sua postazione dietro il bancone riusciva a vedere solo una parte della testa di Katherine, intenta a sistemare alcuni scatoloni di medicinali arrivati nel pomeriggio sugli scaffali più lontani dell'emporio. 

-Più o meno.- Sbuffò lei, rimettendosi dritta e stirandosi la schiena anchilosata dopo aver tenuto quella posizione per l'ultima mezz'ora. -Tu cosa fai? Per Halloween?-

Buttò lì, approfittando del vantaggio che Daniel le aveva dato. La sua presenza nell'emporio la infastidiva ogni giorno sempre meno: si stava abituando a lui, e anche se ancora non avevano parlato di soldi, aveva cominciato a fidarsi quantomeno dell'aiuto che poteva dare al negozio. 

-In verità stavo pensando di fare un salto da Maira.- Ammise Dan, guardandola con attenzione. 

Era una pessima idea. Riusciva a pensare ad almeno cinque buoni motivi per cui non sarebbe dovuto andare; ma era passato così tanto tempo dall'ultima volta che aveva avuto davvero voglia di fare qualcosa. Trix si voltò a guardarlo sorpresa. 

-Sul serio? Ti ha invitato?-

Dan rise. -C'è qualcuno a Templewood e dintorni che non abbia ricevuto un invito?-

Il viso di Katherine si ammorbidì in un sorriso, e scosse la testa. -Suppongo di no. Beh, allora immagino che ci vedremo lì. Se deciderai di venire, insomma.-

***

I Thompson erano una delle famiglie storiche di Templewood, come i Bennett e i Rollins. Avevano una casa elegante in cima alla collina che dominava la città, un grande giardino con una piccola ma comoda piscina e un lungo portico che correva intorno alla villetta, collegando l'entrata principale con quella sul retro. Alle spalle dell'abitazione una radura separava il centro abitato dai primi filari di alberi che conducevano al bosco da cui la città prendeva il nome. 

Quella sera, la musica risuonava così alta che si sentiva fino in fondo al vialetto, dove le prime macchine avevano cominciato a parcheggiare rendendo ancora più stretta una strada già poco agibile.

Osservando dalla finestra della camera di Maira al secondo piano, una Katherine Bennett fasciata in un vestito da strega molto corto ridacchiò all'indirizzo dell'amica. -Adam Parker ha appena parcheggiato praticamente in casa della signora Woods. Domani avrai una bella gatta da pelare se le ha toccato i gerani.- 

Maira rise. Indossava un costume da fata: aveva un corpetto di un rosa molto delicato pieno di lustrini scintillanti, un tutù di una tonalità appena più accesa dello stesso colore, due grandi ali perlacee sulla schiena e un paio di ballerine ai piedi, perché proprio mal tollerava i tacchi alti. Era seduta alla toeletta e si stava passando una generosa dose di lipgloss sulle labbra piene. 

Katherine aveva lisciato i lunghi capelli scuri e aveva permesso a Maira di giocare con il suo trucco: aveva un elegante sfumato nero sulle palpebre e un rossetto nero intenso sulle labbra. Il suo abito aveva le maniche lunghe in pizzo, una profonda scollatura a cuore e un corpetto allacciato stretto sul ventre. La gonna terminava a metà coscia e il colore virava dal nero al violaceo sui veli applicati in vita che cadevano scompostamente sulle sue gambe, fino ai tacchi scuri che aveva accettato di portare. 

-Sei pronta?- Le domandò May raggiungendola alla finestra e sbirciando sulla strada ormai scura. -Chi cerchi?-

-Nessuno.- Rispose Trix troppo in fretta, lasciando ricadere la tenda e sorridendo all'amica. -Sei bellissima.-

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