7 - Marshmallow

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-È tutto chiaro?-

Daniel annuì, facendo passare lo sguardo dalla ragazza con le braccia incrociate e il sopracciglio inarcato all'uomo che lo guardava corrucciato qualche passo dietro di lei, vicino alla porta del retro. 

Bart Bennett era un uomo di campagna vecchio stampo. Amava coltivare l'orto, giocare a carte con i suoi amici al circolo (era un vero asso a bridge, ma se la cavava anche con il poker), guardare i notiziari ed era un vero patito dei quiz televisivi a premi. Era nato e cresciuto a Templewood ma aveva girato parecchio per il Paese nei suoi anni da ferroviere, e quando era bambina Katherine spesso si addormentava ascoltando il nonno raccontare storie appassionanti di angoli remoti che, al sicuro nel suo nido, le sembravano così esotici e lontani.

Bart aveva chiesto la mano di Mary prima di partire per il militare: lei era la ragazza più bella del paese e, per quanto lo riguardava, era ancora così. Si erano sposati al suo ritorno e da allora non si erano mai più separati. 

Mary Bennett conservava con amore in un cassetto del comò tutte le lettere che Bart le aveva scritto per ogni settimana che aveva dovuto trascorrere lontano da lei, prima per l'esercito, poi per lavoro. Era andato in pensione a 46 anni, e anche se da allora diceva sempre che "l'emporio lo consumava", in verità era più che altro una battuta tra compaesani: quello era il regno di Mary, lo sapevano tutti; il suo, era l'orto dietro la casa e il circolo con gli amici. Però si occupava delle consegne a domicilio, degli ordini più pesanti, e dei lavoretti dentro casa. 

Avevano un equilibrio perfetto, i Bennett, che li aveva aiutati a superare ogni momento difficile. Quando l'unico figlio di Bart e Mary, Paulie, era morto, gli amorevoli nonni non avevano esitato a prendere con loro la nipotina. All'epoca, Katherine aveva solo tre anni. Non erano stati anni facili, ma li avevano superati insieme, mano nella mano, nell'unico modo in cui Bart Bennett riusciva a prendere in considerazione l'idea di vivere quel che restava della sua vita: con le dita intrecciate a quelle di sua moglie e lo sguardo sulla schiena della nipotina intenta a scoprire il mondo. 

Alla luce di tutto questo, era chiaro il motivo per cui guardava con così tanto astio il ragazzo che quel giorno aveva l'ardire di stare in piedi dietro il bancone dell'emporio. A suo modo di vedere era colpa di Daniel Cooper se la sua Mary era sdraiata a letto al piano di sopra, a mangiare uova strapazzate e bacon tra le lenzuola guardando una puntata vecchissima di Walker Texas Ranger. 

-Tutto chiaro.- Ripetè Daniel per la seconda volta, tornando a osservare Katherine. 

Era arrivato all'alba, aveva parcheggiato di fronte all'emporio e quando la giovane Bennett era scesa al pianterreno lo aveva trovato già lì, appoggiato al cofano dell'auto metallizzata, gli occhiali da sole sugli occhi e lo smartphone tra le mani. Le aveva sorriso, ma Trix non aveva ricambiato. Ne veniva da una nottata difficile, tormentata dagli incubi; i suoi nonni non erano stati felici di sapere cosa avesse contrattato con Cooper, e non volevano accettare i soldi della sua famiglia. Ma Katherine, molto più pragmatica, sapeva che avevano poche altre scelte. Soprattutto se non avesse ottenuto la borsa di studio. E alla fine del mese le bollette sarebbero state da pagare, così come le tasse, e i suoi risparmi non sarebbero bastati per più di un trimestre, a voler essere ottimisti. I soldi gli servivano, i Bennett non erano mai stati ricchi. La discussione si era protratta per ore e si era conclusa con un compromesso momentaneo: Daniel avrebbe iniziato a lavorare lì, perché almeno questo glielo doveva, e poi avrebbero parlato di soldi solo in un secondo momento, alla presenza di Bart e Mary. 

-D'accordo, io devo andare a scuola. Mio nonno rimane al piano di sopra, dovrai solo chiamarlo se qualcosa non va. I giornali li ho già sistemati io, ma domani mattina dovrai occupartene tu quindi guarda come li ho messi oggi.-

Trattenne uno sbadiglio e andò a riempirsi un sacchettino di marshmallow. Dan sorrise, divertito. 

-La sua colazione?-

-Prego? Oh, per l'amor di dio. Dammi del tu.-

Sbottò Trix. Era sempre di malumore, notò Daniel trattenendo una risata. Anche quando quello più agitato avrebbe dovuto essere lui. -D'accordo. La tua colazione, Katherine?-

Trix avvertì un piccolo brivido da qualche parte tra lo stomaco e la gola. Aveva un modo curioso di pronunciare il suo nome, era come se la "r" gli rotolasse sulla lingua. -Lo spuntino.- Replicò. Poi alzò lo sguardo di scatto sentendo passare un bus e imprecò sottovoce. 

-Katherine!- La riprese suo nonno. 

-Scusa nonno. Ho perso l'autobus, dovrò correre. Ci vediamo più tardi.- Si alzò sulle punte per baciare Bart su una guancia ispida e poi lanciò un'occhiataccia a Daniel. Quest'ultimo tuttavia stava uscendo da dietro il bancone dove era stato, nel complesso, ancora molto poco. 

-Dai ti do un passaggio io.-

-Tu stai lavorando.-

-L'emporio apre tra 20 minuti, secondo l'orario che mi hai dato. Ed è tutto in ordine, no? Ci vogliono cinque minuti ad arrivare alla scuola.-

-Non è necessario.-

-Lo è.-

Replicò lui, rivolgendole un ampio sorriso che ebbe il merito di colorarle un poco le guance. Almeno così gli parve. 
In effetti, era tentata. Aveva bisogno di rileggere la tesina che doveva consegnare quel giorno a letteratura e se fosse arrivata troppo a ridosso della campanella non ce l'avrebbe fatta. 

-E va bene.- Sbuffò, infilando la giacca e prendendo lo zaino. 

Bart non disse nulla, non era un uomo che parlasse un granché. Ma si schiarì la voce guardando Daniel e si picchiettò con l'indice sul polso a indicargli l'ora. Il ragazzo annuì, tenne la porta aperta per Katherine e fece scattare la sicura della Volvo. 

Shadow on UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora