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Era pomeriggio tardi e fuori si poteva percepire una leggera pioggerella che inumidiva l'aria. Era il mio clima preferito, perfetto per la stagione autunnale, tuttavia avrei preferito stare sotto le coperte e guardare un film piuttosto che stare in aula. 

Guardai un'altra volta l'orario sul mio telefono e con mia gioia notai che mancava davvero poco alla fine della lezione. D'altra parte non avevo nient'altro di emozionante da fare se non- beh, tornare a casa. Era un venerdì pomeriggio e le mie lezioni duravano fino a pomeriggio inoltrato, quando ormai era già calato il buio. Di solito ero più entusiasta di affrontare le lezioni, ma il mio ragazzo, H/n, aveva deciso di tornare nella sua città per stare un po' con la sua famiglia -cosa assolutamente lecita- tuttavia questo non cancellava la sensazione di vuoto che provavo dentro di me. Non tornava spesso dalla sua famiglia, preferiva di gran lunga viversi la sua indipendenza in un'altra città. Tuttavia, una volta ogni tanto, decideva di passare un paio di giorni con la sua famiglia. Questo però non mi faceva star meglio, almeno non in quel momento.

Il professore congedò presto la lezione e con molta calma iniziai a mettere via il materiale nella borsa, poiché avrei dovuto aspettare una mezz'oretta prima di poter prendere il treno per tornare a casa. Di solito il venerdì sera H/n mi veniva a prendere e andavamo a dormire nel suo appartamento, sicuramente più vicino a dove abitavo con i miei genitori; quella situazione, infatti, non mi era per niente familiare e anzi, non mi piaceva per niente. Era comunque qualcosa che dovevo fare e per questo mi diressi pigramente verso la porta d'uscita tenendo lo sguardo incollato allo schermo del mio cellulare alla ricerca di qualche messaggio di H/n, ma non vidi niente da parte sua. Strano. Era solito a mandarmi continui messaggi, anche durante le lezioni.

Il tempo di spegnere lo schermo e alzare lo sguardo che notai subito una moto e una persona familiare...

"H/n!"

Senza sprecare tempo feci una piccola corsa nella sua direzione e avvolsi le braccia sul suo torso e lo strinsi come se non ci vedessimo da secoli. Forse il mio umore un po' giù o l'atmosfera cupa accentuavano la mia mancanza nei suoi confronti, ma la sensazione della sorpresa era davvero meravigliosa, come se avesse portato in quella buia serata una fascio di luce.

"Cosa ci fai qui? Non dovevi tornare a casa?" gli chiesi subito senza staccare mai le braccia dal suo corpo. 

"Ho deciso di restare qui con te, ti dispiace?" rispose tenendo incollate le sue braccia sulle mie spalle.

"No! Assolutamente no! Sono così contenta che tu sia rimasto, mi hai migliorato di mille volte la giornata, grazie H/n/n!" esclamai sgusciando dalla sua presa dimostrando tutto il mio entusiasmo.

"Torniamo a casa?" mi chiese porgendomi il casco, sapendo ovviamente già la risposta - sì - chiaramente.

"Certo, fammi solo chiamare i miei-" 

"Non ce n'è bisogno, ho già fatto io, ne sono già al corrente amore"

Allargai un sorriso e le mie guance si colorirono di un leggero rosato e con le mani cercai di nasconderlo.

"Ahh, sei così carina quando arrossisci!"

E lì le mie guance diventarono completamente rosse.

Salii sulla moto e allacciai bene il casco e strinsi le braccia sul torso, in modo da mantenermi ben salda.

"Tutto ok? Posso partire?" 

Risposi positivamente e ci dirigemmo verso 'casa'.

Per casa intendevamo l'appartamento che H/n aveva preso in affitto per il periodo universitario. Ormai per noi era casa perché oltre all'Università, eravamo sempre lì. E molto spesso anche io. Molto più della mia effettiva casa, dove tornavo praticamente ogni tanto nel fine settimana o quando H/n non c'era, perché effettivamente quella era casa sua. Non avevo infatti le chiavi dell'appartamento e andavo solo quando c'era anche lui. Tuttavia lì ormai avevo le mie cose essenziali come vestiti di ricambio, pigiama, spazzolino, spazzole, detergenti,... insomma le mie cose di necessità.

Presto arrivammo e di fretta andammo di sopra. Non era troppo tardi, ma il peso della giornata si faceva sentire ormai e per quanto mi sarebbe piaciuto passare del tempo di qualità con H/n, ero troppo stanca per uscire e fare altre cose oltre allo stare nel letto.

"Ti vedo stanca, tutto bene oggi?" mi chiese con il suo solito tono calmo e rilassato.

"Sì, solo un po' pesante oggi, domani stiamo tutto il giorno a casa, vero?"

"Certo, tutto quello che vuole la principessa" rise mentre poggiava le sue labbra leggermente e delicatamente sulle mie.

Mi prese in braccio - cosa che faceva spesso, nonostante le mie proteste - e mi fece sedere sul mobile del bagno per poi struccarmi il viso; anche questa era una cosa che faceva spesso e per me è sempre stato un gesto di grande affetto nei miei confronti. Mi riportò sul letto e mi rimboccò le coperte, infilandosi subito dopo di me. Ci mettemmo uno di fronte all'altra per parlare.

"Penso che la tua famiglia mi odi ormai" dissi all'improvviso con una mezza risata ironica.

"Y/n/n... come ma dici questo? Lo sai che non è così" rispose un po' stranito.

"Beh, non torni mai a casa e probabilmente i tuoi genitori danno la colpa a me. Passi tutto il tuo tempo con me..."

Era una questione di cui non avevamo mai parlato. Erano ormai quasi due anni che stavamo insieme e la sua famiglia l'avevo vista solo un paio di volte, per relativamente poco tempo. Ero molto preoccupata del loro giudizio nei miei confronti e non potevo fare a meno di pensarci. H/n è stato il mio primo vero ragazzo e la mia prima relazione seria, non volevo rovinare stupidamente le cose tra noi.

"Y/n/n, ascoltami, tu hai idea di quante belle cose dico di te alla mia famiglia? Sono così felici di sapere che ho trovato una ragazza come te. E poi per me questa -disse indicando la stanza con il braccio- è casa. Questo appartamento è casa, questa città è casa, tu sei casa, Y/n. Sì, loro sono la mia famiglia, ma io con te voglio una mia famiglia, una tutta nostra, con dei figli. Con te. Quindi no, non ti odiano, anzi, ti adorano per aver reso loro figlio una persona migliore" concluse accarezzandomi una guancia per conforto.

"Grazie H/n, non voglio sottrarti alla tua famiglia, ma anche io ti voglio qui con me. Voglio stare con te e avere una famiglia. E un gatto. No, un cane. Anzi, entrambi!" dissi ridendo leggermente, ancora presa dalle emozioni di prima.

"Vedremo, anche perché dovremo gestire prima i nostri quattro figli..."

"QUATTRO, seriamente H/n?"

"Certo, saremo una bellissima famiglia numerosa" disse lui cercando di coprire la sua risata, fallendo.

"Ma prima..." lo vidi alzarsi dal letto per dirigersi verso l'armadio di fronte "ho una sorpresa per te..."

Alzai il busto per sedermi dritta e poggiai la schiena sulla tastiera del letto. Mi tese un pacchettino del mio colore preferito con un bel fiocchetto sopra. Lo guardai con una sguardo confuso misto sorpreso e cercai di ricordare una qualsiasi nostra data; il nostro anniversario? No. Il mio compleanno? Non credo. San Valentino? Decisamente no. Mi fece gesto di aprire.

Alzai il contenuto con una mano e coprii la bocca dallo stupore.

"La nostra piccola prima casa" disse con un sorriso orgoglioso "non devi necessariamente venire a vivere permanentemente qui, ma sappi che da oggi questa è anche casa tua, puoi venire quando vuoi, adesso hai le chiavi"

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"La nostra piccola prima casa" disse con un sorriso orgoglioso "non devi necessariamente venire a vivere permanentemente qui, ma sappi che da oggi questa è anche casa tua, puoi venire quando vuoi, adesso hai le chiavi"

"H/n/n... grazie, non so che dire-" iniziai lacrimando già

"non dire niente allora"

Aprii le braccia per stringerlo e farlo cadere nuovamente sul letto. Ci addormentammo abbracciati quella notte con nuovi sogni, nuovi piani, nuovi progetti.

𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢Where stories live. Discover now