A little distraction

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La noia mi stava assalendo. Avevo perso ormai la cognizione del tempo e tutto quello che usciva dalla bocca dell'insegnante erano per me solo parole che sfumavano nel nulla nel giro di pochi secondi. La mia mente non era più in quella piccola aula fredda e buia del mio istituto, ma completante da un'altra parte. La mia insegnante sembrava annoiata tanto quanto me, dato che le sue parole sembravano talmente sconnesse che secondo me nemmeno lei stava capendo quello che stava dicendo. Per quanto la letteratura latina sia essenziale nelle nostre giovani e brevi vite di adolescenti alla ricerca di un posto nel mondo, non vedevo l'ora che queste dannate due ore finissero in modo da poter tornare sotto le coperte del mio letto. Mentre stavo pensando alle migliaia di cose che avrei dovuto fare quel pomeriggio e che sapevo che non avrei fatto, bussarono alla porta. Finalmente questa donna interrompe il suo insensato discorso su quel fossile di Seneca e volgo il mio sguardo alla porta, sperando fosse qualcuno che avrebbe attaccato bottone con la professoressa e avrebbe dato tregua alle mie orecchie almeno per due minuti. Tuttavia non era il bidello e nemmeno nessuna segretaria, ma H/n, il mio ragazzo da un anno. Non andiamo nella stessa classe, ma siamo dello stesso anno e andiamo nello stesso istituto, oltre ad essere vicini di casa. Spalanco gli occhi e non ho nemmeno il tempo di reagire che mi guarda prima di girarsi verso la prof.

"Buongiorno, può uscire la signorina Y/l/n? La cercano in ufficio"

Mi giro velocemente verso la mia amica che mi guarda con curiosità e io non posso far altro che spallucce. Guardo dunque la mia insegnante in segno di approvazione e una volta ottenuto esco dalla classe chiudendo la porta dietro di me. H/n mi abbraccia subito e con un gesto automatico stringo le braccia al suo torso.

"E' successo qualcosa? Stai bene? Devi tornare a casa? E' andata male la verifica di matematica? Ma non è possibile! Hai studiato tanto, mi disp-..." non feci in tempo a finire la frase che venni presa per il braccio e trascinata a lato del corridoio mentre la mia bocca veniva tappata con un bacio.

"No Y/n/n, niente di tutto questo. Mi stava venendo un po' di ansia perché mi mancavi e quindi sono venuto a cercarti." lo guardai con più calma negli occhi e notai che erano ricoperti da uno strato lucido "H/n/n..." lo abbracciai di nuovo forte come se da n momento all'altro potesse piangere. "Andiamo in bagno, vieni...". Il bagno dalla mia classe era un pochino distante, dovevano farci infatti un lungo corridoio e mentre lo raggiungevamo gli stringevo forte la mano per fargli capire che ora ero con lui. Arrivammo velocemente in bagno e lo trascinai nell'ultimo chiudendo la porta in modo da non essere disturbati per qualche minuto.

"Mi dispiace averti dovuto chiamare durante la lezione, ma non riuscivo ad aspettare fino alla ricreazione, avevo bisogno di te subito..."

"H/n/n...non scusarti, hai fatto bene, anzi mi hai salvato da una noiosissima lezione di latino" ridacchiammo insieme, anche se nei suoi occhi vedevo ancora un velo di lacrime.

"E' per caso successo qualcosa? Non stai bene, lo vedo dai tuoi occhi, parlami per favore..." H/n volse il suo sguardo su di me e lo vide così ansioso e mi faceva star male sapere che stava così.

"Mi sento così sopraffatto da tutto quanto Y/n/n, sento che è troppo e non riesco fare nulla".

Questa cosa non mi sorprese per niente, sapevo bene cosa volesse dire avere troppi impegni e troppi pensieri per la testa. H/n in questi ultimi mesi si è impegnato davvero tanto in tutto quello che faceva; aveva quasi il massimo dei voti a scuola, gli esami di maturità, era riuscito a prendere la patente prima di me, perché voleva portarmi lui a scuola ogni mattina. Inoltre studiava come un matto per entrare nell'università che voleva. E sapevo che per lui tutto questo era troppo e ogni sera dovevo trascinarlo a letto perché considera dormire 'uno spreco di tempo'. Era un periodo tosto per entrambi, ma lui era la mia principale preoccupazione. Ho sempre considerato la sua anima troppo buona per questo mondo, è quel tipo di ragazzo che mollerebbe tutto solo dicendogli che senti la sua mancanza.

"H/n/n... capisco che tu ti senta sopraffatto, ma stai andando troppo bene per lasciare andare tutto, sono così fiera di te". Non sono mai stata mai stata brava a consolare nessuno, non ne sono in grado, ma quando sono con lui almeno sono sincera. "Stai facendo davvero un buon lavoro, non abbandonare proprio ora che sei vicino all'obbiettivo". H/n mi guarda e gli scende una piccola lacrimuccia che provvedo subito ad asciugare con la manica della mia felpa

"Grazie Y/n/n, ne avevo bisogno...". Ci abbracciamo di nuovo per un pochino, ma poi realizzo che siamo ancora a scuola, nei bagni, durante l'orario delle lezioni e che forse sarebbe il caso che tornassimo in classe.

"H/n/n, dobbiamo tornare in classe ora, mi dispiace.. ma abbiamo tutto il pomeriggio per parlarne se vuoi"

"Sisi è vero, scusami, meglio andare ora"

"Non scusarti, ci vediamo a ricreazione, va bene?"

"va bene". Ci dirigiamo velocemente alla mia classe dove ci salutiamo con un bacio prima che lui prenda di corsa le scale per il secondo piano, dove si trova la sua classe.

Time skip...

Finalmente suona anche la campanella dell'ultima ora e con le mie amiche ci dirigiamo fuori da scuola dove di solito aspetto H/n per tornare a casa. Infatti lo vedo arrivare con alcuni suoi compagni di classe. Quando mi vede corre ad abbracciarmi, quasi come se non ci fossimo visti solo tre ore fa a ricreazione e suoi amici mi guardano curiosi dato che generalmente non è così. Salutiamo tutti e andiamo verso il parcheggio per prendere la macchina per tornare a casa.

Di solito torniamo a casa insieme pranziamo a casa di uno piuttosto che nella casa dell'altra, ci riprendiamo per un'oretta e poi studiamo insieme. Oggi abbiamo deciso di andare a casa mia dato che i miei genitori sono a lavoro. Preparo un pranzo veloce e poi ci mettiamo a tavola mentre parliamo del più e del meno, poi sparecchiamo e andiamo a metterci sul mio letto per riposarci un po' prima di riiniziare a studiare.

"Non vedo l'ora di poter insegnare" mi dice lui mentre mi cambiavo "Secondo te sarei un buon insegnante?". Io e lui avevamo tante cose in comune e tra queste anche la scelta lavorativa. "Secondo me sì, sei l'unico che è riuscito a farmi piacere la matematica, quindi non ne dubito". "Grazie mille amore, ora però vieni qui" e mi fece il gesto di abbracciarlo, così mi catapultai nelle sue braccia e passammo, per questa volta, gran parte del pomeriggio a parlare di tutto e più mentre di sottofondo ascoltavamo un po' di musica. Alla fine mi addormentai ascoltando i battiti tranquilli del suo cuore mentre mi leggeva un pezzo del suo libro preferito.

𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢Where stories live. Discover now