8 - AUDREY ROBINSON'S MANSION

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L'Audrey Robinson's Mansion era una villa lussuosa situata nei pressi di Washington. Apparteneva agli eredi di Audrey Robinson, una donna che si fece strada nel mondo delle imprese - chissà se anche nel mondo dell'illegalità - diventando miliardaria, permettendosi un'abitazione del genere. Molti eventi si svolgevano all'interno dell'immensa casa, ma nessuno - oltre agli invitati - sapeva della Dark Auction, l'asta di mercato nero che ci interessava, la quale avveniva una volta ogni due anni. Si teneva sempre lo stesso giorno: il 12 novembre.

Io e la squadra partimmo all'alba del giorno stesso. Lasciai a Brian la scelta dei veicoli, ritrovandomi poi con due macchine sportive, una Lotus bluastra e una Ferrari rossa, e un camioncino. In quest'ultimo caricammo l'attrezzatura tecnologica di Brian e tutti i nostri effetti personali da portare appresso. Salimmo nei vari veicoli: io e Brian nella Ferrari, Liam e Abby nella Lotus e Chad scelse di guidare il furgone. Ci aspettava un viaggio di quasi cinque ore, così mi misi comoda e, non appena fuori città, mi addormentai.

A risvegliarmi fu un profumo buonissimo proveniente dall'esterno. Mi ricordava molto un prodotto che utilizzavo da bambina, per questo catturò la mia attenzione, tanto da interrompere il mio sonno. Dal momento che ormai ero sveglia, decisi di parlare con Brian, tanto per passare il tempo.

"Quanto manca?" domandai con la voce ancora impastata dal sonno.
"Hey, Cappuccetto Rosso, ti sei svegliata! - sorrise vedendomi cosciente - In ogni caso, manca poco più di un'ora.." disse per poi guardarmi intenerito dall'espressione che avevo sul volto, ovvero quella di una ancora tra le nuvole. Gli sorrisi e mi raddrizzai facendo in modo che il mio corpo aderisse al sedile.

Mi schiarii la voce e parlai: "allora.."
"Allora.." disse lui in risposta.
"Perché hai scelto proprio questa Ferrari e la Lotus? Attireremo molta attenzione, lo sai, vero?" chiesi un po' preoccupata.
"Sì, voglio dire: una Lotus e una Ferrari non passano inosservate... ma girare con una macchina del genere è come camminare con una bella donna al fianco: l'attenzione va sulla bella donna, non su chi le cammina di fianco.." mi spiegò lui, non togliendo gli occhi dalla strada. Lo guardai colpita da ciò che disse e poi tornai anch'io a guardare avanti.

"Certo che se fossi io a camminare di fianco a una bella donna-" disse lui ad un tratto, non perdendo l'occasione di fare una battuta. Scoppiammo a ridere e gli diedi un colpetto sulla spalla. "Ma smettila! Se fossi io la bella donna affianco alla quale camminassi, nessuno ti guarderebbe!" neanch'io persi l'occasione di scherzare.
"Hai ragione.." disse lui, con un tono quasi serio.

Riprese a guardare oltre il volante, mentre io lo guardai stupita per un attimo. Non potei far altro che sorridere. Poco dopo mi girai e iniziai a guardare fuori dal finestrino, appoggiando la testa sul sedile inclinandola all'indietro.

Brian per me è un carissimo amico, anche se certe volte ho la sensazione che ci sia una particolare chimica tra noi. Ma, onestamente, non mi sento attratta da lui in modo esagerato. Voglio dire: è un bel ragazzo, ma quel Lukas Presley dell'altra sera al club, in qualche modo, mi impedisce di innamorarmi di altri...

Come detto prima da Brian, in un'oretta abbondante arrivammo nella periferia di Washington, dalla quale si arrivava facilmente all'Audrey Robinson Mansion. Avremmo alloggiato a casa di una coppia di agenti alleati della BHC. Ci accolsero calorosamente all'entrata della loro villetta e ci offrirono un pranzo, molto leggero, ma delizioso.

Subito dopo mangiato, iniziammo ad organizzare l'operazione di quella sera. Liam e Brian riuscirono ad inserire me, Abby e Chad sotto i rispettivi nomi di Ilenya McFly, Adele Cooper e Thomas Gonzales nella lista degli invitati. La missione sarebbe stata simile alla precedente: tutti in campo tranne i due cervelloni; il piano: trovare Alexander Murphy, attirarlo in disparte, stordirlo, portarlo a New York e ucciderlo al quartier generale della BHC.

Facile, no?

Decisi di rimanere in tema quella sera, così indossai un lungo abito nero di seta, che formava una siluette divina. Abbinai una pelliccia del medesimo colore e qualche gioiello. Lasciai i capelli sciolti e mossi, aggiungendo due fermagli, uno da ogni lato della testa, coordinati con il resto degli accessori.

Era sera, ormai mancava poco all'inizio dell'evento, così entrai nella Ferrari insieme a Chad, mentre Abby ci avrebbe raggiunto da sola con la Lotus. Dopo una ventina di minuti vidi in lontananza un'enorme villa. Alcuni fasci di luce la illuminavano dall'esterno; c'era un viavai di macchine lussuose di tutti i colori e tipi: rosse, blu, nere, SUV, sportive, persino elettriche; davanti a noi apparve un cancello di ferro ornato da dettagli in semioro, e oltre ad esso si trovava un lungo viale illuminato da lampioni ed affiancato da una fila di alberi da ciascun lato; alla fine di esso, davanti all'entrata della dimora, vidi una fontana completamente illuminata da luci che cambiavano colore, ma non squilibravano l'atmosfera così elegante.

Prima del cancello, una guardia ci fermò e ci chiese i documenti. Glieli mostrammo tranquillamente, controllò se i nomi fossero sulla lista degli invitati e, con un cenno, ordinò al suo compagno di lasciarci passare, aprendo la cancellata. Il viale era più lungo di quanto pensassi, ma non fu per nulla noioso: rimasi davvero affascinata dell'edificio che avevamo davanti, il quale si avvicinava sempre di più, diventando sempre più imponente.

Arrivammo alla fine della strada, Chad girò attorno alla fontana per poi fermarsi parallelamente alla facciata della villa. Scendemmo entrambi dall'auto e lui diede le chiavi della macchina all'autista, il quale la parcheggiò più in là, insieme alle altre. Successivamente, il mio accompagnatore si girò verso di me e mi tese il braccio, in modo tale da appoggiarmi a lui elegantemente.

È proprio calato nella parte...

Salimmo insieme quei tre gradini che portavano all'entrata vera e propria e aspettammo qualche attimo che Abby lasciasse la macchina all'addetto. Poi, entrammo tutti insieme. All'interno c'era ancora un altro controllo, così mostrammo di nuovo i documenti e la sicurezza ci fece passare.

Davanti a noi, una sala che brillava.

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