1 - RECLUTA DELLA BHC

44 6 2
                                    

La strada era bagnata dalla pioggia e si vedevano le stelle riflesse nelle pozzanghere. Premetti aggressivamente il piede contro l'acceleratore senza motivo e in men che non si dica mi ritrovai volando insieme alla macchina fuori dalla curva del tornante.

Aprii gli occhi spaventata e alzai di scatto la parte superiore del mio corpo. Avevo il respiro pesante e il cuore mi batteva all'impazzata. Misi una mano sul petto e con l'altra spostai una ciocca dei miei capelli ramati dietro l'orecchio. Feci un profondo respiro e con calma mi alzai dal letto.

Stropicciai gli occhi assonnata e mi diressi verso il bagno. Sospirai osservando con gli occhi ancora gonfi la stanza dalle pareti e gli arredi di marmo nero con rifiniture bianche e dorate, pensando al fatto che sarebbe stato un altro giorno durante il quale avrei dovuto interagire con la mia famiglia.

Non mi andavano molto a genio i miei genitori: da quando ero piccola, mi avevano trattato con disprezzo e vergogna, mentre mio fratello più grande, Isaac, per loro, era un principe, un dio sceso in terra da venerare. Insomma, non provavano nemmeno a nascondere le loro preferenze. Alla fine, però, io e mio fratello ci volevamo bene: mi difendeva sempre, c'era sempre stato per me e mi sosteneva per qualsiasi cosa.

Non ho mai capito il vero motivo del loro atteggiamento; forse si comportavano così perché Isaac era più sveglio, più agile, più adatto al nostro mestiere di famiglia: cacciatori di taglie. Può sembrare un mestiere antico, ormai dimenticato, ma non è così.

I miei ormai non facevano più il lavoro sporco: lo facevano fare a noi. O meglio, ad Isaac. Io non ero mai stata mandata ad uccidere qualcuno, ma non ci tenevo molto: volevo solo una vita normale che può vivere una ventenne piena di energie e vogliosa di scoprire il mondo.

Per scacciare i numerosi pensieri che mi riempivano la mente mi sciacquai la faccia con acqua gelida. Riempii la vasca e aggiunsi una bomba da bagno, così da ottenere la schiuma. Una volta piena la vasca, mi spazzolai i capelli, mi tolsi i vestiti e mi immersi nell'acqua.

Una ventina di minuti dopo uscii, mi misi addosso un accappatoio e avvolsi i capelli in un asciugamano. Andai a sedermi alla postazione per il trucco e mi misi all'opera. Solo un pizzico di correttore, cipria, blush, burro cacao, mascara e una matita nera per esaltare il colore verdastro chiaro dei miei occhi. Spazzolai i capelli e li lasciai sciolti, leggermente mossi, al naturale. Indossai una tutina elegante bordeaux, il mio colore preferito, e scesi per fare colazione.

Mi sedetti a tavola, mentre Carl, il nostro cameriere, mi portava un vassoio pieno di croissant e pain au chocolat appena sfornati. Amavo con tutta me stessa le colazioni francesi.

"Ecco a Lei signorina - disse Carl, con un bel sorriso in faccia mentre appoggiava una tazza di cappuccino sul tavolo - i Suoi genitori La aspettano in salotto... hanno una comunicazione per Lei."
Lo ringraziai con un sorriso, anche se mi preoccupavo per la comunicazione che dovevano darmi i miei.

Una volta finita la colazione, salii per lavarmi i denti e scesi di nuovo per andarmi a sedere su una delle poltrone dorate del salotto. Mi accomodai e mia madre iniziò a parlare: "Mia cara Isabelle... io e tuo padre siamo giunti a una conclusione: ti reclutiamo per uccidere la nuova grande taglia."

Il mio sangue smise di circolare.

"Come?!" chiesi incredula e confusa. "Hai sentito bene, Isabelle. Ti mandiamo per uccidere una persona" rispose a sua volta mio padre. Non sembravano molto convinti della scelta, così indagai sul perché mi avessero scelto proprio per questa nuova grande taglia.

"E Isaac? Non mandate lui?" I miei si guardarono e sospirarono. "La Bounty Hunt Company di New York, per la quale lavoriamo e ci fidiamo ciecamente, ti ha reclutato e ha chiesto a noi di darti la notizia" affermò mia madre.

Ovviamente. Non l'hanno fatto perché mi considerano matura e pronta, ma perché lo ha detto la BHC... Era prevedibile, no?

Calò il silenzio in quella sala enorme, finché non intervenni per scoprire altro: "e chi dovrei uccidere?" Mio padre aggrottò le sopracciglia e diventò più serio che mai: "Alexander Murphy"

Alexander Murphy...

"Il figlio dei famosi e pericolosi coniugi Murphy. Sono la famiglia mafiosa più potente di tutta New York e l'eredità ora passerà proprio ad Alexander, il figlio maggiore. Il figlio minore, Andrew, ha dichiarato pubblicamente di non voler far parte di quel mondo e in più si è trasferito con la moglie in Giappone, perciò rimane solo il grande" spiegò sempre mio padre.

Bene. A quanto pare dovrò uccidere un mafioso di cui nessuno conosce il volto, sperando che le sue guardie armate fino ai denti non mi trovino... Davvero semplice come prima taglia.

"Non dovrei essere ben addestrata?" chiesi sperando in un sì. "Beh, la BHC ha esplicitamente richiesto una prova sul campo" disse esitando leggermente mia madre alzando le sopracciglia. Sembrava preoccupata per me.

"In ogni caso, partirai domani, senza se e senza ma. Ti vogliamo vedere tornare trionfante" dichiarò mio padre. Non mi ero del tutto ripresa, così continuai con le domande: "quanto tempo ho?" Rispose ancora una volta mia madre: "un mese".

Stavo per avere un attacco di panico, ma riuscii a reprimerlo e tranquillizzarmi. Sorrisi falsamente ai miei genitori e mi alzai. Sentii le mani tremare, così decisi di andare a rilassarmi in camera mia. Salii lentamente le scale tenendomi al corrimano e guardando un punto nel vuoto.

Mi stavo immaginando la scena: io che, con un coltello, trafiggevo il petto del futuro boss mafioso più potente di New York. Sarebbe stata sicuramente un'esperienza da segnare in un diario - che non avevo - ma non ero tipo da scriversi tutto ciò che succede.

Salii le scale e mi ritirai nella mia stanza. Mi sedetti sul letto frustrata, passandomi le mani tra i capelli, per poi spostarmi sul balcone e sentire quel venticello autunnale che sorvolava Central Park, ormai tinto di sfumature arancioni.

The First Hunt Where stories live. Discover now