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Con il liceo artistico cominciò l'adolescenza, un pezzo del velo da dietro il quale osservavo il mondo si squarciò e attraverso quello squarcio era più dura osservare la mia realtà e quella altrui. Quest'ultima intrudeva così pesantemente nella mia quotidianità da rendermi difficile non pensare costantemente ai miei problemi. È questo il periodo che ricordo con meno piacere, ma anche una fase cruciale in cui tante delle cose che avrebbero dato bellezza alla mia vita ebbero origine.

C'è sempre un mondo parallelo e difforme da quello che ci incatena. Il nostro essere si suddivide e vive in numerose dimensioni e dobbiamo sempre difendere quella che può salvarci senza permettere che venga soffocata dal resto. C'è sempre, Mattia, una dimensione... naturale, istintiva, spontanea del nostro io che sa renderci felici. Prima o poi una porta si apre e il cuore ci si tuffa.

Scoprii l'amicizia, quella forte e sincera che dura nel tempo. Due compagne di classe mi scelsero come amica e penso sia stata la mia più grande fortuna. Mi offrirono la possibilità di affrancarmi da un contesto negativo per entrare con un piede in un altro, fatto di confidenze, uscite, distrazioni, di cose normali di cui io avevo tanto bisogno.

Non c'è niente di più bello che essere ricercati e considerati per ciò che realmente ci caratterizza, per ciò che siamo e cioè per ciò che conta per noi. Non so come Stella e Claudia ebbero il coraggio di far entrare nella loro vita la ragazza meno trendy e più timida della scuola, loro che erano spigliate e socievoli, ma ce l'ebbero. Apprezzavano probabilmente il mio saper ascoltare, la riservatezza, la saggezza, non cercarono di trasformarmi in qualcuno che non avrei mai potuto essere, soprattutto allora, con i miei scarsi mezzi. Non ero capace di prendere iniziative con gli altri, furono loro a farsi prossime a me. Io accettai la mano che mi fu tesa, ma non pensare che lo avrei permesso a chiunque, da dietro il mio muro di apparente indifferenza ero molto esigente e non avrei mai acconsentito ad una frequentazione così intensa se non fossero state ragazze dalle grandi qualità umane, di rara intelligenza e sensibilità.

Si delineò così la possibilità di distaccarmi dalla situazione di casa. Cominciai ad uscire da sola prendendo i mezzi pubblici che collegavano la campagna alla città. Trascorrevo i pomeriggi a casa di Claudia, lei non si sentiva ferrata in matematica e forse esagerava le mie doti, invitandomi da lei per darle una mano, dopo ci davamo anima e cuore alle discipline grafiche, con i dischi dei nostri cantautori preferiti in sottofondo. Spesso trascrivevamo i testi delle canzoni, le cantavamo a squarciagola. Le sorelle e i genitori di Claudia mi accoglievano come facessi parte della famiglia e penso di avere a lungo invidiato a sua mamma l'arte della crostata al cioccolato. Mi ha sempre coinvolta con grande naturalezza nella sua vita, l'accompagnavo ovunque, parrucchiera, supermercato, casa dei suoi nonni, mi faceva piacere conoscere quella realtà semplice e trasparente, senza ombre, almeno a mio parere... Ogni famiglia ha un problema mi disse un giorno Claudia, sgranando i suoi enormi occhi nocciola, mentre raccoglieva una confidenza sulla mia situazione familiare.

Negli anni sia Stella che Claudia vennero a sapere tutto, non so quanti racconti abbiano ascoltato senza mai sottrarsi al peso delle mie ripetitive lamentazioni. Espressioni estreme della pazienza di cui è dotata una persona amica! Loro di quella pazienza ne conservano sacchi pieni. Arrivarono le prime estati da ragazzine, a quattordici anni smisi di andare al mare con papà e cominciai ad andarci con Claudia. Io con il mio costumino intero, lei con un due pezzi castigato che, nonostante le intenzioni, non riusciva a nascondere un seno generoso rispetto alla corporatura minuta. Con il pallone sotto braccio -Claudia riteneva che fosse un metodo infallibile per fare nuove conoscenze- venivamo qui in spiaggia. Negli anni la striscia di sabbia e ciottoli si è notevolmente assottigliata, ma ancora si riempie di carovane di ragazzi che giocano in acqua. Ogni volta che ne vedo sorrido, ripensando a quelle mattinate spensierate e a come lei non abbia mai smesso di investire tanto del suo cuore nella ricerca di vere amicizie.

Con Stella, andai al cinema per la prima volta in vita mia, aveva organizzato un bel gruppetto femminile e invitò anche me. Credo che lei, carina, alta e bionda, mi avesse descritto a sua madre con gli occhi del cuore, dimenticando cioè di parlare del mio aspetto, se la signora, gentilissima, rimase perplessa per alcuni istanti chiedendosi se fossi io la Lara tanto decantata da sua figlia.

Avevamo letto gli stessi fantasy per ragazzi e trascorrevamo ore nei banchi a discutere delle vicende più avventurose, dei personaggi coraggiosi e intrepidi che più ci piacevano. Era una ragazza dalle grandi passioni e su quel terreno ci incontravamo spesso. Amava la mitologia e adorava il mistero, pur non comprendendone granché, sfogliavo con interesse l'agenda colma di appunti e minuziose ricerche di storia antica. Entrambe studentesse esigenti nei confronti dei nostri insegnanti, avevamo un debole per lo stesso professore di arte con il carisma della cultura. Avendo una mentalità simile, cercavamo in qualche modo le stesse cose, spesso non trovandole nel mondo circostante.

Bravissime nel disegno, le mie amiche videro il nascere delle mie prime fantasie artistiche. Stella, analitica e attenta, mi dava consigli tecnici, Claudia si appassionava e mi spronava a completare in fretta il bozzetto per poter vederne realizzata l'elaborazione finale.

È solo grazie a loro se posso dire di aver goduto in parte di un'adolescenza normale.


NON GUARDARE I PESCECANIWhere stories live. Discover now