Capitolo19

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La cena passò orribilmente per Daisy, sentendo l'assenza della compagnia di Cedric. Parlava per lo più con Susan Bones, una sua compagna di dormitorio, cercando di distrarla leggermente. Quell'estate sua zia venne uccisa da alcuni seguaci di Voldemort e la ragazza era terribilmente preoccupata di essere la prossima sulla lista. Magari le avrebbe lasciato qualche dolcetto sul letto, prima di lasciare la stanza. Non le avrebbe fatto dimenticare il dolore che provava ma la cioccolata l'avrebbe fatta sentire meglio, anche se momentaneamente.

Dopo aver afferrato il mantello dell'invisibilità, si affrettò verso i sotterranei dove Theo era appoggiato contro il muro con una sigaretta in mano. Si avvicinò a lui e aspettò che terminasse, afferrandogli la mano così da fargli sapere della sua presenza. Rimasero con le dita intrecciate strettamente, non volendo interrompere il contatto data l'assenza di persone nel corridoio.

Dopo essersi sbarazzato della sigaretta, le fece segno di seguirlo all'interno. Osservò come l'aspetto del ragazzo cambiò nuovamente, diventando quasi aristocratico nel modo impeccabile e freddo in cui di muoveva. Sembrava intoccabile, pensò la ragazza mentre osservava la sala grande. L'aveva sempre vista vuota e doveva ammettere che sembrava più viva con tutte quelle persone che si aggiravano, parlando tra loro.

<< Theo, stai già andando a letto? >> chiese Daphne, abbattuta. << Speravamo potessimo passare un po' di tempo tutti insieme. >>

<< Sono stanco. >> rispose lui, guardando Blaise così che capisse il messaggio. Il ragazzo, alzò gli occhi al cielo e prese la Daphne tra le sue braccia, distraendola abbastanza da farli allontanare.

Una volta nella stanza, Theo non perse tempo e bloccò la porta. Entrare sarebbe stato impossibile dato che serviva una password ma il ragazzo preferiva non rischiare che qualcuno li scoprisse. Mentre lui si occupava di incrementare la sicurezza del suo dormitorio in modo quasi maniacale, Daisy si guardò intorno cercando di non pensare a quanto l'allarmismo del ragazzo fosse peggiorato da quando aveva passato le vacanze con suo padre.

La stanza, sebbene sembrasse spoglia agli occhi di chi non conosceva Theo, in realtà era tutt'altro. Se sapevi guardare bene, potevi scorgere piccoli pezzetti del ragazzo sparsi in giro.

Le sigarette sparpagliate in ogni punto della camera la fecero sorridere perché lo immaginava benissimo mentre si aggirava mezzo addormentato alla ricerca di uno dei pacchetti di prima mattina, afferrando quello più vicino a lui. I libri che gli aveva regalato l'anno scorso erano ben nascosti tra tutti quelli che ricoprivano la libreria, le foto dei suoi amici più cari erano appese al muro dietro la porta così da nasconderle a chiunque ritenesse indegno di quella parte di se. C'erano attaccati tra loro vari scarabocchi, frasi sarcastiche ed irriverenti scritte su parecchie pergamene in modo disordinato. La divertiva il modo in cui quasi tutte contenessero qualche imprecazione.

Era un murales di tutto quello che era Theo e voleva assorbire ogni centimetro di esso nella sua mente, non dimenticandolo mai.

I suo occhi trovarono uno dei nastri neri che aveva usato per legare i capelli al loro primo appuntamento fissato lì in mezzo insieme ad altre piccole cose che era riuscito a sfilarle e che gli ricordavano lei. C'erano milioni di frasi che gli aveva detto ma la cosa che le fece spuntare un sorriso era un piccolo foglio con appuntato "odia il giallo" contrassegnato con una faccina sorridente. Accarezzò distrattamente il foglietto e continuò a scrutare la miriadi di fogli, trovando altri piccoli appunti su di lei scritti ovunque.

Nascosta sotto un mucchio di loro, appesa con cura, c'era una loro foto che Theo aveva scattato di nascosto. Lo si poteva notare dallo sguardo sorpreso che appariva sul suo volto quando il flash la colpiva per poi trasformarsi in un sorriso affettuoso quando il ragazzo le baciò la guancia. Ricordava ancora la drammaticità che mise in quel singolo bacio, rendendolo più sciatto e rumoroso possibile così da infastidirla.

Cosa avrebbe potuto essere | Theodore NottDove le storie prendono vita. Scoprilo ora