1. Il Vuoto e La Stanza

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Esisteva un tempo in cui vivevano quegli eroi che, con il loro coraggio, combattevano i mostri che minacciavano il loro regno e i suoi abitanti indifesi; che lottavano il male e le bestie che volevano distruggere tutto il bene seminato nel mondo, radendo al suolo ogni cosa con la loro avidità e pura cattiveria, guidati dal male e dal desiderio di vendetta e conquista.

Esisteva, però, un altro tempo, che non era quello delle favole.

Si trattava di un tempo in cui i mostri non erano più delle creature fantastiche, degli stregoni o dei re malvagi, ma erano mostri veri in carne e ossa, che vivevano nel suo mondo e che nessun eroe era in grado di sconfiggere.

I mostri dei suoi incubi erano diventati reali e gli indifesi non avevano alcuna speranza: nessuna spada o magia avrebbe potuto annientarli, né tantomeno gli eroi.

Perché gli eroi, in quel tempo e in quel mondo, semplicemente non esistevano, proprio come i poteri magici e le armi incantate.

Eppure, in un'anonima casetta di una piccola cittadina, viveva un bambino che sognava di diventare un eroe.

Sapeva, però, che questo suo desiderio non si sarebbe mai realizzato e che non avrebbe mai potuto salvare né ottenere il suo regno, la sua dama, la sua famiglia, i suoi amici e i suoi fidati cittadini.

Il giovane aspirante eroe, più che credere nel lieto fine, sperava che ce ne potesse essere uno per lui ma, purtroppo, quello non era un mondo di favole e di speranze, ma di dolore e di bugie, dove i cattivi vincevano sempre ad ogni costo, qualsiasi fossero le circostanze.

Le storie mentivano. Sempre. E le detestava per questo.

Lui credeva nei sogni, ma esse glieli strappavano via e li frantumavano proprio dinanzi i suoi occhi,trasformandoli in un mucchio di cenere ai suoi piedi.

Lui credeva nella felicità, ma quella che gli veniva presentata non corrispondeva alla realtà e non sarebbe mai stato capace di raggiungerla proprio per colpa di quei mostri che lo tormentavano ogni istante delle sue giornate.

Lui credeva nella magia e nei piccoli miracoli, ma capiva bene che si trattava soltanto di frottole e che, nella vita vera, non c'era e non ci sarebbe mai stato spazio per niente di tutto questo.

Lui credeva nell'avventura, eppure ogni cosa gli urlava di nascondersi e di non farsi avanti e combattere perché, altrimenti, il mostro lo avrebbe catturato e poi fatto del male, sarebbe stata la sua fine e non avrebbe raggiunto il suo obiettivo e, quindi, il suo presunto lieto fine.

Lui credeva nell'essere unici e speciali ma, da come constatava tutti i giorni, erano qualità che lo avrebbero costretto ad essere triste ed isolato per sempre. Per le persone buone, gentili e speciali lì non ci sarebbe mai stato posto. Essere unici, più che salvezza, era una vera e propria condanna.

Così il piccolo cavaliere Jules se ne stava rintanato all'interno della sua fortezza, al buio, cercando di nascondersi dal mostro che, da un momento all'altro, avrebbe potuto attaccarlo.

Thump.

Thump.

Bum.

Passi svelti e decisi si muovevano avanti e indietro senza sosta, ad un ritmo scostante. Era una camminata intensa, così carica di rabbia a tal punto da far tremare il pavimento, che quasi ne risentì.

Il mostro stava scatenando la sua furia sottoforma di terremoto?

Thump.

Thump.

Le Stelle Di JulesWo Geschichten leben. Entdecke jetzt