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ANNE's POV

Pensavo tipo succedesse un terremoto, una scossa, delle voci maligne. Invece no, non successe assolutamente nulla. Riflettei un attimo: quando distrussi l'anello una nuvola di fumo uscì da quest'ultimo e sentii una ragazza gridare.

Pensavo che qualcosa avrebbe dovuto succedere, invece nulla. Era normale? Forse quando si distrugge un Horcrux umano non succede nulla? E se avessi ucciso la nonna invano?

Per tutta quella notte non facevo altro che pensare al perché non fosse successo nulla. Non riuscivo a prendere sonno, mi giravo nel letto per trovare la posizione ma nulla. Guardavo quella bambola sul letto di Tommy che aveva ancora le sembianze di nonna. Perché non aveva cambiato aspetto? La nonna era morta.

Dalla mia stanza riuscii ad udire dei passi. Passi che non erano di mia madre, e nemmeno di mio padre. Sembravano passi così pesanti e macchinosi. La curiosità di vedere chi era non prevalse sulla stanchezza e la disperazione di quella giornata, così chiusi gli occhi e mi addormentai pensando a qualcosa di bello: Tommy.

Il mattino seguente sembrava avere atmosfera pesante. Mi guardai allo specchio della mia camera ed avevo un aspetto terribile se non terrificante, soprattutto gli occhi che erano rossastri e gonfi. Decisi di affrontare quella giornata dandomi una sistemata, così entrai in bagno, ma a quanto pare qualcuno stava già facendo la doccia perché sentivo l'acqua scendere, il che era strano visto che di mattina nessuno la faceva.

Mi trovavo davanti alla porta del bagno e prima di aprirla esitai un po'. Non so dove trovai il coraggio ma riuscii ad aprire la porta velocemente, prima che avrei cambiato idea.

Le mie pupille si dilatarono, un tremolio iniziò ad impossessarsi delle mie gambe e l'ansia iniziò a fare la sua parte in me. Dalle tendine della doccia vidi un' ombra che ricordava tanto quella di mia nonna.

Una volta chiusa l'acqua, il mio respiro si fece ancor più profondo fino a diventare unica fonte di udito nel bagno. Pensavo che avesse chiuso l'acqua perché si fosse accorto della mia presenza.

Quando vidi la mano sinistra fare il movimento per scostare le tendine, diedi un urlo per liberare la mia tensione e stavo per scappare a gambe elevate, quando una mano possente mi ferma impedendo di andarmene.

Il mio respiro iniziò a calmarsi, la tensione andò svanendo e le mie labbra assunsero una forma simile a quella del sorriso. Non potevo non riconoscere quel tocco: era la nonna.

"Anne cos'hai? Perché urli?" domandò mentre io ero ancora di spalle.

"Perché urlo nonna? Forse perché ieri ti abbiamo uccisa e tu sei ancora viva?" avrei voluto dirle.

Mi voltai verso di lei, incrociando il suo sguardo e non era cambiato nulla in lei, il nome marchiato sul collo era ancora al suo posto.

"Nulla nonna, ho visto un piccolo ragno che però ora è scappato" dissi, trovando lì per lì una soluzione al mio urlo. È sembra buona questa scusa.

Non potevo non essere contenta, mia nonna era viva e vegeta. Era troppo contenta che lei non se ne fosse andata, però mi chiedevo ancora come era stato possibile?

Lasciai per un po' i dubbi e le domande che oramai erano come il pane e la pasta per me, e l'abbracciai, l'abbracciai forte perché avevo rischiato di perderla. Ma ero consapevole che l'avrei persa, e quel tempo non era lontano.

Finito l'abbraccio, mi accorsi che il mio dito perdeva sangue, ma non avevo toccato nulla tale da ferirmi il dito. Quando però mia nonna si voltò verso lo specchio, scoprii il perché: aveva ancora il coltello ficcato nella schiena.

Un piccolo gemito fece rivoltare la nonna verso di me. "Sicura di star bene Anne?"

"Si nonna, tranquilla va tutto bene."

Non sentiva dolore? E nemmeno si accorse di avere un coltello nella schiena? Con un rapido movimento lo tolsi, e magicamente il coltello non era sporco di sangue e la nonna non aveva accusato alcun dolore. 

Pazzesco! "Sicuro non sia un sogno?" mi domandai. Era assurdo ciò che accadeva in quella casa.

Ancora stordita dalla "magia", mi recai verso la stanza della nonna il cui letto era fatto e pulito, non c'era una goccia di sangue.

Scossi la testa, incredula. Mentre raggiungevo la cucina per fare colazione, arrivai ad una conclusione: non bastava ucciderla, ma la dovevamo bruciare.



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