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ANNE's POV

Iniziai ad urlare dalla rabbia e dalla disperazione, con il volto sporcato dalle lacrime. Presi la prima cosa che mi capitò fra le mani e la tirai con forza contro lo specchio facendolo in mille pezzi.

Poco dopo arrivò di corsa mia nonna che indossava l'accappatoio ed era abbastanza preoccupata.

Appena la vidi, manco il tempo di farla parlare che l'abbracciai forte e le mie lacrime accentuarono il colore verde dell'accappatoio. In un secondo momento mi chiese cosa fosse successo, e le raccontai la verità, ma non tutta.

Quando entrambe ci tranquillizzammo, scostai leggermente lo sguardo per vedere se avevo interpretato bene ciò che la nonna aveva sul collo. Purtroppo non mi ero sbagliata: sul collo la nonna aveva quattro lettere che recitavano "JADE". 

Non ci potevo ancora credere, appena pensavo a quella situazione le lacrime risalivano fino a farmi piangere per l'ennesima volta: la nonna era un Horcrux, e prima o poi sarebbe dovuta morire.

Scavai nella mia mente per trovare un'altra interpretazione a quel segno sul collo, ma questa era l'unica plausibile. Avevo capito quale era il compito di quella dannata bambola, era quello di prendere le sembianze di chi doveva morire. E se avesse preso le sembianze di mia madre? O di mio padre? Dovevo fare qualcosa al più presto per distruggerla.

Andai in camera dei miei genitori che stavano dormendo (prima avevo controllato, ma non c'erano) e saltarono dal sonno quando sentirono i miei singhiozzi.

Nel dormiveglia mi chiesero cosa fosse successo e fui obbligata a raccontargli tutta la verità che avevo scoperto. A mia madre per poco non venne un colpo, mentre mio padre rimase completamente paralizzato.

Avevano già perso un figlio, e non volevano perderne un altro; per questo motivo avrebbero fatto di tutto per salvarmi. Anche uccidere la nonna, purtroppo.

Dopo quella terrificante notizia, li riportai alla realtà chiedendo cosa avessimo potuto fare. Sapevamo che la nonna sarebbe dovuta morire, ma in che modo? Non avrei mai avuto il coraggio di bruciarla viva.

Passai l'intera giornata seduta sul divano e periodicamente ogni dieci minuti una lacrima rigava il mio riso, poi due, tre fino a scoppiare in un pianto che non riuscivo a fermare.

Calata la sera, tutti e tre ci riunimmo in sala pranzo e prendemmo una decisione: la notte di quella stessa giornata avremmo ucciso la nonna.

La nonna era già seduta sul divano e barcollava con la testa perché aveva sonno. Mi avvicinai a lei e la guardai negli occhi mentre, puntualmente, le lacrime minacciavano di fuoriuscire; ma stavolta vinsi io. Le sorrisi e passai un po' di tempo con lei, raccontando tutti i miei segreti che fino a quel momento avevano fatto parte della mia vita. Probabilmente, anzi sicuramente, quello sarebbe stato l'ultimo momento che avrei passato con mia nonna.

"Ti voglio un mondo di bene nonna" le dissi con tutta sincerità.

"Anche io Anne, adesso andiamo a dormire che è tardi" rispose con tutta la sua dolcezza. Mi buttai fra le sue braccia e la strinsi forte a me.

Fingemmo di andar a dormire, così ognuno si diresse nella propria camera. Dopo circa un'ora mi occupai personalmente di controllare se la nonna si fosse addormentata o meno. 

Dormiva, così andai ad avvisare i miei genitori.

Mia madre aspettò con me fuori la stanza, mentre mio padre entro con cautela nella camera di nonna per non farla svegliare. Con una coltellata alle spalle la uccise.



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