capitolo 16- La Turingia -

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Da più di una settimana era giunto l'Agosto siculo.
Bollente ed afoso non lasciava forze per lavorare la terra, le pecore di Bizzini stressate dal caldo non davano latte, anche perché i pascoli erano riarsi e cotti di sole.
Solo il mare poteva alleviare quella calura con la sua "Voria", fresca brezza generata dalle escursioni  termiche giornaliere, molto frequenti all'ombra dell'Etna.
Il mare per le sorelle significava solo una cosa, era tempo di recarsi a Spinasanta per la festa dell'Assunzione e trascorrervi il Ferragosto.
Prima però, affari urgenti imponevano una gita a Montechiaro per depositare i proventi delle generose donazioni avute dai "Falso Mauri", da lí poi le prefiche si sarebbero recate direttamente al "baglio sul mare", ereditato da Nunzia in quanto vedova del capomandamento di Spinasanta.
Sicché come era prevedibile il lunedì successivo, tre giorni prima dell'Assunzione, le sorelle si prepararono per andare in banca.
Ed era talmente scontato il  loro arrivo in quel giorno, che sin dall'apertura degli uffici  "Cravatta" le attendeva con grande irritazione.
Sia perché, il solito versamento non faceva che arricchire le giá ingenti risorse delle prefiche, allontanando sempre più le sue mani dal frantoio dei Pompei.
Sia perché, quella somma in particolare, rappresentava l'affermazione definitiva del controllo delle sorelle sui clan della valle, disturbando la gestione dei proventi di cui lui beneficiava.
Talmente malvolentieri Don Calogero attendeva che Tina e le sue sorelle varcassero la  porta girevole della banca che stavolta, come a voler tardare il più possibile l'incontro, decise di attenderle nel suo ufficio e non sull'uscio come al solito, con l'animo di chi avrebbe preferito dare fuoco al salottino piuttosto che vederci sedute le prefiche con aria trionfante.
Al trillo del campanello della porta girevole, "Cravatta" in preda alla rabbia, decise di sdraiarsi sul divanetto di velluto e occuparne piú spazio possibile, poi si accorse delle poltroncine libere e con i piedi e con tutte le scarpe cercò di occupare pure quelle.
Mentre stava sospeso con mani e piedi sul povero salotto come un ragno in  agguato, qualcuno entrò senza troppi convenevoli:

_È permesso?!! Don Calogero ma che ci fate sospeso in aria comu u quattru di mazze??_
Chiese con autoritaria ironia "Ammuccapopolo" in una delle sue solite entrate improvvise

Preso alla sprovvista e spaventato dai toni,  Don Calogero cadde col culo a terra!
_Ahiai!! Se prima vi parevo u quattru di mazze ora sugnu  a paredda! _
( La padella, soprannome siciliano della carta asso di oro, in questo caso assimilabile alla forma del sedere di Don Calogero dopo la caduta).

_Alzatevi e mettetevi in ordine che ci sono visite importanti!_ ordinò il camerata con i suoi modi spiccioli, poi uscí di nuovo e mentre "Cravatta" si ricomponeva, riapparve annunciando:
_Ho l'onore di introdurvi l'ispettore Audace Fioravanti dell' OVRA, accompagnato dal tenente Santiago Vidal delle forze spagnole che forse già conoscete_
Nel dirlo, scattò in un perfetto saluto militare che Don Calogero ancora indolenzito, tentò maldestramente di imitare.
Poi ricompostosi li fece accomodare nel salottino, intimorito, ma ugualmente ansioso di conoscere il motivo dell'inattesa visita:

_Cosa può volere da un umile banchiere di provincia "la potente polizia del fascio" signori?_
chiese Don Calogero con tono di totale asservimento

_Caro Don Calogero, ciò che ci porta in quest'isola non sono certo gli interessi bellici che ci hanno visto vittoriosi in Abissinia o Eritrea, tuttavia trattasi di ragioni di stato non meno importanti.
I tempi sono maturi perché l'ideologia fascista, fautrice di ordine e prosperità, si diffonda in tutta Europa sotto la guida del nostro amatissimo Duce.
Con tale prospettiva noi auspichiamo che le risorse dei nostri patrioti, vengano impiegate primariamente per questa causa, essendo d'altronde certi che tali investimenti, restituiranno centuplicata la fiducia che i patrioti vorranno accreditarci_ Sciorinò l'ispettore, con il suo ammaliante accento romagnolo e la concisione tipica di un militare.

Sorelle D'onoreWhere stories live. Discover now