capitolo14 -La cerimonia -

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All'alba il corteo funebre si incamminò verso Bizzini, bisognava raggiungere la chiesa della vigne entro la mezza mattinata.
All'inizio del tragitto il gruppo era composto dai soli membri della famiglia e dalle prefiche, oltre all' impareggiabile Don Tano che conduceva il carretto bardato a lutto.
La vedova e i tre figli seguivano il carro da vicino, ogni tanto i più piccoli venivano seduti sulla sponda posteriore per riposare , le tre sorelle invece seguivano dietro a qualche metro di distanza .
Mano a mano che si approssimavano al territorio di Bizzini, i vicini apparivano sul ciglio della strada col cappello in mano in senso di rispetto, non tanto per l'anima di Don Pinu che in vita non godeva di grandi simpatie, quanto per la morte di per sé , che passava a bordo di quel carretto, lenta ed inesorabile, calcando le loro strade e diffondendo un monito di avvertimento che rammentava a tutti il destino universale.
Alcuni attendevano solo che il carro passasse, altri compostamente si accodavano dietro le sorelle, non prima di avere ossequiato i congiunti e le tre prefiche.
Cosí che, quando giunsero a poche centinaia di metri dalla chiesa, il corteo ormai nutrito e corposo, assunse non poche similitudini con una marcia trionfale in cui, le vittoriose prefiche conducevano le spoglie di chi in vita era stato un loro ostico avversario, il tutto in pegno di una pace da suggellare tramite quel funerale.

Tutto andò esattamente secondo le disposizioni di Tina, i "Falso Mauri" c'erano tutti!
D'altra parte era inevitabile che fossero presenti alla dipartita di un loro affiliato, ma ciò che fece l'evidente differenza fu il loro ossequiare le prefiche al termine della messa funebre.
Virando come di consueto alla destra di Padre Antonio per porgere loro le condoglianze, ad uno ad uno ciascun "uomo d'onore dei Falso Mauri" omaggiava le sorelle come da copione.

Il primo di tutti fu"U babbaleccu", il cui abbondante profumo di gelsomino sovrastava persino gli incensi della basilica, gratificando le altezzose narici delle prefiche e sancendo definitivamente la sottomissione di quel clan al triumvirato delle leonesse.

Quella pace era da tempo nell'aria sin dalla morte dei tre mariti, ma fino a prima di quel funerale, veniva considerata una sorta di tregua armata, vigilata dalle autorità fasciste che ritenevano la malavita un semplice fenomeno di disordine pubblico e dunque rettificabile.

Certamente i connotati culturali di tale fenomeno, legati alla tradizione ribelle di un antichissimo popolo come quello siciliano, sfuggivano all'ideologia fascista che vedeva l'isola solo come un possedimento al confine dell'impero, al pari dell'Eritrea, della Libia etc.
Tuttavia le conseguenze dell' ordine imposto da tale politica colonialista, giocavano a favore del ruolo assunto dalle tre sorelle che astutamente sapevano trarne vantaggio.

Non tutti però erano soddisfatti da questa nuova situazione, Don Calogero ad esempio, mal digeriva l'attuale gerarchia, difatti fu l'unico quel giorno, a non porgere le condoglianze alle prefiche.
Tina ovviamente ci fece caso, ma in quel momento decise di non darci troppo peso, d'altronde sapeva bene che le ventimila lire versate alla questua cadevano dal portafogli del "cravatta", come costui sapeva che, la coincidenza fra la notevole somma pretesa da Donna Tina per le onoranze di quel giorno, con quella versata dalle stesse sorelle il lunedì di banca, non era casuale, ma piuttosto un avvertimento esplicito per l'usuraio.

Altri due episodi furono degni di nota durante quella cerimonia.
Il primo riguardò Reparata Santamaria, l'incantevole figlia ventenne di Tina , presente a quel funerale per volontà irremovibile delle prefiche.
Zie e madre infatti, colsero l'occasione per mettere a tacere definitivamente le malelingue che il solito Don Pinu, aveva diffuso quando era in vita riguardo la loro principessa, vantandosi di averne colto il fiore della verginità.

Erano mesi che la dolce "Ata" era stata costretta in casa per precauzione, secondo la volontà delle prefiche.
Neppure a messa le era stato concesso di recarsi.
Quel giorno dunque sarebbe servito a fare la differenza agli occhi della gente.
La presenza serena e rilassata di Reparata a quel funerale, discreta e aggraziata, per nulla scossa o addolorata, avrebbe posto fine a quei pettegolezzi.

Sorelle D'onoreWhere stories live. Discover now