capitolo7 -La Banca-

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Vista in lontananza, la banca monte di Santa Reparata pareva ancora l'antico convento delle suore benedettine che era stato fino a qualche anno prima .
Uno di quei conventi a pianta quadrata con corte interna, avente nella facciata principale l'ingresso della chiesetta, la quale era uno dei due bracci del plesso aperto ai fedeli ai tempi del convento .
Chiesa che a seguito della trasformazione divenne zona uffici e sportelli aperti al pubblico.
Piccola era l' originaria congrega di 4 suore più la madre priora, modesta era la banca con 5 impiegati oltre a Don Calogero che ne era direttore e padrone.
In effetti la nuova destinazione s'avvantagiava di una unità, segno che la vocazione a Nostro Signore necessitava di qualità e non della quantità, funzionale invece alla vocazione per i piccioli.
Il braccio opposto a quello con la chiesetta , un tempo refettorio e appartamento della madre superiora, era stato trasformato nella residenza di Don Calogero a uso "casa e putia "( casa e bottega), negli altri due bracci ci stavano rispettivamente gli alloggi delle sorelle di cui ne erano rimasti usati solo quattro negli ultimi tempi e all'opposto , l'antico frantoio che era in disuso da quando le suore avevano dovuto cedere la proprietà del convento a Don Calogero per i debiti accumulati.
In verità " cravatta" avrebbe preferito lasciarlo in uso alle sorelle , non certo per bontà d'animo , ma per mero calcolo di convenienza, dato che a seguito degli incendi dolosi scoppiati a Montechiaro, l'unico frantoio funzionante era quello dei Pompei , proprietà di Donna Alfina Di Dio.
Ed avendo tolto alle suore decine di ettari di ulivi, pur avendo chi malvolentieri le raccogliesse, non poteva fare l'olio senza sottostare ai turni imposti da quella famiglia.
Nè poteva riavviare il frantoio per conto suo, essendo la licenza legata ad antica concessione fatta all'ordine di San Benedetto dai passati sovrani.
Le integre benedettine inoltre , avevano rifiutato la sua offerta di restare a vivere a Santa Reparata, accettando invece e di buon grado quella fatta loro da Donna Fina che , rimasta vedova , sappiamo volle tornare a vivere a Bizzini.
Cosí la magnificente masseria dei Pompei , completa di chiesetta , frantoio e molte più di 5 stanze da letto , veniva curata alla perfezione dalle suore che la gestivano come solo le benedettine sanno fare.
Il frantoio, lavorato dalle suore, generava un olio extravergine di santitá che per convenzione tra le suore e le sorelle , dopo aver spremuto le olive dei pochi contadini produttori e superstiti all' oppressione di cravatta, lavorava le olive dei centinaia di ettari che Don Nando Pompei un tempo socio occulto di cravatta, ottenne da quel sodalizio criminale.
Alla fine di tutti toccava alle olive di Cravatta, che però andavano a mercato tardi e leggermente inacidito, venduto a prezzi più che dimezzati.
Quei piccoli produttori cosí traevano vantaggio da questa nuova situazione, riuscendo a campare le famiglie grazie alle sorelle, tutte le sorelle.
Per questi motivi Don Calogero non esultava di gioia, come avrebbe invece fatto qualunque banchiere , all'arrivo di tutto il denaro che le sorelle periodicamente versavano.
Tuttavia i piccioli servono alle banche come il sangue ai vampiri, ecco perché, riverente e fintamente premuroso, Don Calogero accolse le ritardatarie millantando apprensione sull'uscio della banca.

-Alla buon'ora signore mie, m'ava preoccupato!- Esordí mentre ruotava a loro favore l'inutile nuova porta girevole posta oltre la soglia

- Chi porta streusa (impropriamente strana)che ci metteste in questa banca Don Calogero!- Osservò Nunzia entrando per prima mentre sventolava un ventaglio con fare altezzoso

- Non vi aggrada?- Disse lui rivolgendosi a tutto il gruppo in fila indiana- è la novità d'America!- aggiunse compiaciuto

- Pari uno di quei libri che non hanno né testa né coda e uno non sa come leggere-osservò Fina entrando

- Sono compiaciuto di sapere che la vedovanza vi diede tempo per leggere Donna Pompei !- ribattè acidamente il direttore

- E Certo che siete contento! Ci diede pure il tempo di venire a portarvi i piccioli !-
concluse entrando Donna Tina mentre faceva un gesto a Tano di aspettare fuori nel carretto.
Al quale, quello rispose con il suo solito funcio (espressione delle labbra)che significava: nacqui pronto!

Come al solito , quando visitavano la banca, le tre sorelle non siedevano nelle sedie di fronte alla scrivania del direttore, ma si accomodavano nel salottino privato all'interno dell'ufficio di Don Calogero con la consuetudine di chi esprime sicurezza per la propria posizione.

-Cosa vi porta oggi a Montechiaro signore mie?-
Chiese Don Calogero

- Senza dubbio vostre signore - ribattè acida Tina
- vossia ( la vostra signoria) a sapi ( la sa) la ragione...i piccioli!

- Non virennu (non vedendo
o) a solita borsa  mi chiedevo se portaste piccioli , ma forse le signore i piccioli sono venuti a chiedermeli-
disse con mal celata speranza il cravatta

-Attenzione a cosa desiderate Don Calogero, certi sogni uno se li porta nella tomba, ed il tabuto per un sogno così grande vi costerebbe quanto tutta questa banca ! -
rispose Tina con tono allusivo

- Allora a sognare in grande siamo in due adesso Donna Di Dio- rispose prontamente il cravatta

-Vedova Santamaria pure! Non scordatelo Don Calogero, i titoli tutti li dovete usare, non siete forse banchiere? Vi intenderete bene di titoli-
Rimarcò lei con tono intimidatorio

-Avaia Donna Tina!- (Avanti Donna Tina!) esclamò cravatta con tono conciliante
-Non fatemi la guerra, facciamoci la pace ! Nella pace io vi posso promettere protezione e bella vita! -
poi rivolgendosi a Fina aggiunse:
-Le vostre gemelle per esempio Donna Fina , quanti anni portano adesso? Na chinnicina? ( una quindicina?) Quasi età da marito! Ci potreste comprare una dote coi fiocchi con i vostri averi , per tutti i nobili di Catania , presentandole in società, ma invece preferite farle studiare con quelle mischine delle benedettine.
Io conosco baroni e marchesi e pure qualche principe, vi conviene essere amica mia più che delle suore-
così dicendo toccò Fina nel cuore di madre , la "nica" stentava a rispondere ma intervenne Nunzia:

-Come sarebbe esservi amici non possiamo saperlo!-
Osservò la sorella maggiore
- poiché non ci risulta che avete avuto mai amici Don Calogero -

-Noi tre vedove invece amici ne abbiamo assai, amici che non capirebbero questa vostra amicizia- concluse Tina

-Come volete! La mia porta resta sempre aperta se cambiaste idee-

- Siamo vedove convinte Don Calogero, un marito ciascuna ebbimo e non ne vogliamo altri, non cambiano marito perché non cambiano mai idea!-
Sancí Fina incoraggiata dalle sorelle.

-Passiamo agli affari!-
tagliò corto il cravatta per non tradire la delusione

In quell'istante entrò Don Tano, senza parlare guardò fisso Tina che ricambiando notò che stringeva fra le manone la borsa rubata.
Tina si alzò dal divanetto e si diresse verso il fido mezzadro, prese la borsa ringraziandolo per la prontezza e disse lui di tornare al carretto, lui obbedí lentamente ma prima di girarsi fece cenno con la mano a mezza altezza. Sapeva bene Tina il significato di quel gesto, voleva dire " u nicu" , come Don Tano segnalava ogni cosa riguardasse Nitto sin da quando era bambino.
Tina capí perfettamente ed altrettanto perfettamente non si scompose ma chiese di andare alla toletta

- certamente, sapete la strada- disse il cravatta con forzata cortesia

Appena entrata in bagno Tina si guardò un attimo allo specchio, e vi vide la Madonna disperata sul monte calvario, da chi? E come,  era riuscito a prendere la borsa Nitto? Questo pensò mentre dal seno uscí il malloppo di piccioli che rapidamente infilò nella borsetta, velocemente si sistemò la faccia per tenerla imperturbabile e subito uscí dirigendosi verso Don Calogero.

-Ecco Don Calogero queste sono 20.000 lire , dieci mettetele al solito fondo e dieci sul conto di mia sorella Fina, prepariamo la dote delle sue figlie-
poi aggiunse: Verrà Don Gaetano domani a prendere le ricevute, siamo venute tardi, dobbiamo andarcene presto!

Manco il tempo di finire le parole che prese la strada per la porta girevole, seguita dalle sorelle che, considerato ciò che aveva portato in mano Don Tano , già conoscevano i mali pensieri di madre che affliggevano Tina e vi aggiunsero quelli di premurose zie!

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