8. Don't know who's in the mirror

Începe de la început
                                    

«E anche se fosse, dove sarebbe il problema?»

«I vent'anni di differenza. Il fatto che tu sia una sua studentessa.»

«Ti sei scopato la moglie di Templeton, ed eri un suo studente. Perché per me dovrebbe essere diverso?»

«Potrebbe avere una relazione con nostra madre.»

«Mia madre? Quella che mi chiama sgualdrina e che vorrebbe vedermi morta? Quella è vostra madre, non la mia.»

«Legalmente è tua madre, che ti piaccia o meno.» Decretò, definitivo. «Ti ha dato un tetto sotto cui vivere e ti arriverà una quota dell'eredità che spetterebbe a lei.»

«Mentre Arden legalmente per me non è nessuno.»

Scosse la testa, come se non mi riconoscesse nelle mie stesse parole e mi considerasse ormai un caso perso.
«Vuoi entrare nel suo studio aprendo le cosce?»

Calai il lenzuolo che mi copriva fino al viso e lo abbassai per tirare fuori le gambe, sotto il quale le avevo aperte sul serio, anche se solo un pochino.
Posai il piede nudo sul suo petto, per tenerlo a distanza, ma l'unico effetto che ottenni fu che lui spinse sulla mia gamba fino a piegarla.

«Sai, Drave.. mi divertirei proprio a vedere dove potresti arrivare tu per non farmi vincere il tirocinio.»

Il sorriso sul suo volto si incrinò in una smorfia assassina, quindi decisi di prendere il suo stesso pugnale e rigirarglielo nel petto.
«Ma se insisterai, mi toccherà passare alle maniere forti.»

«Vuoi che ti faccia vedere le maniere forti?»

Mi venne addosso sibilando e cercando di bloccarmi le braccia, ma io mi divincolai.
Ero veloce e agile, mi avevano insegnato loro a lottare e a difendermi come una piccola guerriera.
Se avessi avuto in mano una spada avrei potuto lasciarlo in mutande, ma a mani nude non c'era storia tra me e lui.
Draven vinceva contro di me e contro Gremory sin da quando eravamo piccoli.

«Avalon, levati di mezzo!»

Lui mi gridò addosso e a quel punto fui io a cercare di bloccarlo e di mettergli le mani addosso, se non fosse che lui parava ogni mio colpo e io presi a diventare molesta.

«Sei il fratello più stronzo che esista.»
«E tu sei una ragazzina perversa.»
«Non sono una ragazzina!»

«Disse quella che è svenuta in una stazione di servizio.»

Sibilò, mentre mi incatenava il braccio dietro la schiena e io mi liberavo rapidamente dalla sua stretta.

«Che cazzo c'entra, razza di idiota!»

Eravamo seri. Serissimi.
Stavo seriamente cercando di colpirlo, nonostante lui mi evitasse con facilità e io mi rendessi conto che dall'esterno quella scenetta potesse sembrare alquanto ridicola.

Era una zuffa patetica, un accapigliarsi quasi bambinesco.
Continuavo a cercare di arrivare a picchiarlo mentre lui parava ogni colpo, e cercava di spingermi per allontanarmi via da lui, senza riuscire a prendermi perché mi divincolavo come una lucertola.

La mia rabbia feroce si scatenò tutta assieme quando io lisciai del tutto un colpo mentre lui rispose con un frontino che non mi fece affatto male, ma mi accanii sul suo corpo a tal punto che dovette usare le maniere forti.
Il mio abitino di tweed sgualcito mi scoprì le mutandine bianche che portavo al di sotto, perché ero in ginocchio sul letto, fino a quando Draven non fece una mosse che quasi non mi stordì di nuovo.

Mi atterrò con la schiena sul materasso, e il suo busto mi schiacciava, disteso sopra il mio. Le gambe erano intrecciate in uno strano e intricato allaccio, i miei piedi nudi sfioravano i suoi.

𝑾𝒀𝑺𝑻𝑬𝑹𝑰𝑨Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum