29. I miss the sex, the way you kiss

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Il sogno è l'ultima notizia che possiedo di te

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Il sogno è l'ultima notizia che possiedo di te.



🌓🌕🌗



Il battito del cuore, la lancetta che timidamente riprende a scandire un'esistenza

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Il battito del cuore, la lancetta che timidamente riprende a scandire un'esistenza.
Il rumore crepitante dell'apertura degli alveoli, un diaframma che si scardina e si colma di ossigeno.
Il mio.

Profumo di pesca.

Pesca matura, in un paese soleggiato, con l'albero da frutto esposto ai raggi di mezzogiorno.
Il mio petto si tese all'infinito nell'inspirare quell'aria, e poi si rilassò nell'abbandonarla.

C'era una sola persona che possedeva quel profumo in tutto il mondo, e a meno che non avessi iniziato anche con le allucinazioni olfattive, quella persona doveva trovarsi proprio di fronte a me.

Avalon Mariposa Wingrave.

Nonostante quella fragranza incantevole colmasse la stanza, la luce del meriggio mi sembrò per un istante solo un lontano ricordo.

Afferrai il telefono sul comodino, che ricordavo fosse alla mia destra, in quel luogo.
Chiesi all'assistenza virtuale del mio telefono che ore fossero, sperando che fosse notte: mi rispose una voce meccanica e quello strano accento monocorde che mi ricordava che il mattino stava per volgere a termine.
E io non vedevo nemmeno uno spiraglio di luce.

Non mi illudevo più di tanto che c'entrassero quelle bende di garza bianca che mi erano state posizionate attorno agli occhi dal personale dell'ospedale: il medico era stato molto chiaro, con me.
C'erano poche speranze che io tornassi a vedere qualcosa. Se nulla fosse cambiato di lì alle prossime settimane, avrei potuto anche ammazzarmi.

«Avalon?»
Mi sollevai, mettendomi seduto sul materasso. 
«Sì. Sono io.»

E poi, debolmente, aggiunse qualcosa con un innocentissimo eppure fin troppo pericoloso tono di voce.
«Mi vuoi?»

Sospirai.
Il demone della rabbia si era preso tutto di me, mi aveva consumato fino all'ultima vena, non so se avesse lasciato ancora una cellula intatta.
Quando avevo avuto la notizia della mia corteccia danneggiata, del mio danno con poche o inesistenti possibilità di ritorno dall'oblio, avevo pensato di preferire la morte.
Ero rimasto tre giorni e tre notti a ragionare sulla distinzione tra potere e impotenza.
Mi ci erano voluti tre giorni e tre notti per fare a botte con l'idea che non avrei più avuto una vita normale, sempre ammesso e non concesso che fino a quel momento ne avessi avuta una.

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