3. You will be my world

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Si acquietò anche lui all'ultima parola, chiuse il libro, e rimase a osservare fuori dalla finestra, disteso e rilassato.

«Pensi che la mia vita verrà mai sollevata da un'onda potente?»

«Dipende. Ti senti come Jane Eyre?»
Il suo sguardo incuriosito mi raggiunse mentre osservavo il soffitto con la testa abbandonata sul suo cuscino.
«Hai mai conosciuto la gelosia?»

Aveva gentilmente glissato sull'altro sentimento, quello dell'amore, perché sapeva che mi avrebbe messa in difficoltà.

La gelosia.
«Uhm. Credo di no.»

Eppure il volto di Coraline stretta tra le braccia di Draven non lo avevo dimenticato.
A volte mi sembrava di chiedere troppo, quando chiedevo a quelle voci di lasciarmi dormire, quando nei miei sogni più inconfessabili qualcuno faceva la stessa cosa con me.
Qualcuno di inquietante e senza volto.
E mi piaceva e mi terrorizzava al tempo stesso.

«Meglio così. Nella gelosia c'è più amor proprio che altro.»
«Per me non è così. Diventerei gelosa perché non mi sento insostituibile.»

«Sei così insicura, Ava. Sei bella, intelligente, ma non capisci il tuo potenziale. Potresti avere il mondo che pende dalle tue labbra, e invece..»

Mi stesi a petto verso l'alto, la testa stavolta ben sistemata sul cuscino.
Lasciò cadere quel vecchio libro per terra e si voltò verso di me, che sollevai ancora una volta il lenzuolo stavolta fin sopra i capelli.
«E invece ti nascondi.»

«E tu? L'amore? La gelosia? Li hai mai provati?»
Parlai piano, da sotto il lenzuolo, come per paura che qualcuno oltre a noi sentisse quel discorso.

«Lo sai che concezione ho dell'amore. È eccesso, sofferenza, follia. L'ignoto si raggiunge con lo scatenamento dei sensi.»

Rimasi ad attendere qualcosa che fosse una vera risposta, che invece non uscì mai dalle sue labbra.

«Quindi? Li hai provati oppure no?»
«Ho provato tante forme di amore.»

I gemelli avevano portato una marea di ragazze a casa, ma erano sparite una dopo l'altra come in una partita a scacchi, divorate come pedine dai pezzi più forti.

Eccola lì, la mia gelosia che si mescolava all'invidia.
Quella sensazione ineluttabile di quando il tuo sangue non può proprio evitare di ribollire, la testa che scotta, la rabbia che sale furiosa come il turbine di spuma che fa sbattere allo scoglio.
Amavo i miei fratelli, senza dubbio, ma ciò di cui parlava Gremory non lo conoscevo affatto.

Il mio mondo era Wysteria Wood.
Con i gemelli che erano il sole e la luna, il giorno e la notte, il legno bollente e il vetro scheggiato, scandivano il tempo in quel luogo, una stella fredda e una incandescente che però dipendevano l'una dall'altra, come parte della stessa ellissi di orbita.

Ma nelle notti più gelide in cui il singhiozzo mi stritolava la gola, io finivo sempre acquattata nel letto di Gremory, stretta attorno al suo corpo bollente che mi cullava da quando ero una ragazzina sperduta.
Qualcosa mi terrorizzava e Gremory era il mio faro in mezzo al buio, mentre Draven..

Draven mi detestava come se fossi la sua dannazione eterna. Il suo inferno sulla terra, la sua croce intollerabile. 

Da quando avevamo cominciato a crescere e il mio corpo era sviluppato sotto i loro occhi, ogni volta che Draven mi rivolgeva la parola era sempre e comunque un rimprovero teso a farmi sentire sbagliata.

Una battaglia si innescava tra i dardi dei suoi occhi scintillanti e i miei, che diventavano giorno dopo giorno meno remissivi.

«Gremory, non fare il finto tonto. Ti sto chiedendo se ti sei mai innamorato.»

𝑾𝒀𝑺𝑻𝑬𝑹𝑰𝑨Where stories live. Discover now