capitolo 11- la vestizione prima parte-

Start from the beginning
                                    

- State serena Donna Pippina!- replicò Don Antonio minimizzando, ormai abituato a ben altre confessioni
- in effetti guardare chi sta fornicando è un atto impuro, ma insomma non lo cercaste! Vi è capitato.
Nostro Signore è molto comprensivo , basterà un atto di dolore.
Ego te absolvo...-
mentre recitava l'assoluzione Padre Antonio era già oltre la porta della sagrestia lasciando attonita la perpetua , la cui ingenuità secondo il sacerdote era commovente.

Peppina invece rimase ferma immobile a pensare quale gesto avesse sbagliato, mandando fuori pista il "malpensante" , visto che nella sua versione dei presunti "fatti" la zingara sfilava il portasoldi al mugnaio.

Ma tant'è , ormai era andata.
Le sorelle avevano un'ora buona di vantaggio, qualunque passaggio avrebbe trovato lungo la strada l'arciprete , non l'avrebbe colmato.

Avendo fatto in fretta e considerando che la casa dei Cristaldi si trovava quasi all'inizio del territorio di Montechiaro, poco dopo i terrazzamenti, in un'ora buona prima di mezzogiorno le prefiche accompagnate dalla cieca giunsero a destinazione .
Ad aspettarle seduta su di una panca ombreggiata da un magnifico albero di fichi femmina, ci stava la vedova che lavorava ad uncinetto, in una sorta di surreale apatia e distacco spesso tipici di chi vuol dissociarsi dalla realtà.
La porta era spalancata alla destra di dove la vedova ricamava.

-Margherita-esordí Mariannina- ti portai le Sorelle prefiche come mi dicesti tu

- Vossia entrassero, me maritu sta durmennu 'ndo lettu, arrusbigghiatilu che è quasi  mensa!-
Disse la vedova Cristaldi senza nemmeno alzare gli occhi dal suo lavoro.

Tina non se lo fece ripetere due volte, per quanto inconsueta potesse essere l'atmosfera in quella casa, la sua preoccupazione principale da madre era capire come fosse morto il " Fassomauro" e se per mano di vendetta.
Entrò assieme alle sorelle mentre Mariannina la orba,
rimase a discutere con la vedova del piú e del meno come in una giornata qualunque.

All'interno della modesta casa, simile a quella di "fiscaletto" e a moltissime altre case sparpagliate fra i poderi della valle, ci si entrava direttamente dal salone, a destra del quale posta a levante si apriva la cucina quasi sempre senza porta, mentre a sinistra vi era la camera da letto che invece qui la porta l'aveva, ma era spalancata.
Le sorelle non ebbero necessità di chiedere permesso poiché la tragica scena era chiarissima.
Sul letto di ferro , coperto con lenzuola straordinariamente e presumibilmente ricamate dalla padrona di casa, giaceva riverso con la faccia in giù Don Pinu, come adagiato ad abbracciare l'enorme rosa di sangue che dal centro del suo corpo si spandeva a petali circolari intingendo corredo e materasso.

Fina si portò immediatamente la mano destra alla bocca come per smorzare il suono del risucchio di paura e sgomento che l'aveva colta

-Oh Gesù!-
Sbottò immediatamente Nunzia portandosi le lunghe dita di entrambe le mani al volto per reggersi la faccia e coprirsi lo sguardo atterrito.

Tina invece fredda e consapevole che il tempo fosse tiranno, disse col tono autoritario di chi non ammette esitazioni:
-Furriamulu e vistemulu! ( Voltiamolo e vestiamolo!)-

"Col termine vestizione s'intendono tutti i trattamenti d'igenizzazione e pulizia, toilette mortuaria e tanatoestetica esercitati sulla persona di cui è appena avvenuto il decesso. Nella tradizione questo era l'ultimo atto di pietà ed era compiuto direttamente dai famigliari intimi".(cit.)
Ma in Sicilia, questa operazione veniva spesso effettuata con l'aiuto delle prefiche sin dai tempi antichi, probabilmente un tempo le loro figure erano assimilabili a sacerdotesse officianti i riti preparatori alla sepoltura.
Le prefiche dunque dovevano saper truccare, rammendare, talvolta eviscerare , disinfettare e maneggiare i cadaveri.
Questo le rendeva empiricamente edotte in chimica, anatomia , teologia e soprattutto psicologia applicata , dato che parte fondamentale del loro ruolo constava nella consolazione dei congiunti.
Potremmo dire che il loro ruolo ha rappresentato l'anello di congiunzione tra le antiche corporazioni sacerdotali e le moderne onoranze funebri.
Avendo dunque grande esperienza di cadaveri e modi di morire anche cruenti , non fu certo la vista del sangue ad impressionarle quanto invece il retropensiero sul chi? e il perché? avrebbe causato quella morte.

Sorelle D'onoreWhere stories live. Discover now