Leila V

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Parole generate: CIRCONDATO, LEGGENDA, ARTE, VETRINA, FRAMMENTO, CIRCOLARE, SENAPE, PERPENDICOLARE, GELATINE, ZONA

Tutti e quattro rimasero a lungo nella camera da letto di Leila, parlando del piano d'attacco che avrebbe portato la principessa alla conquista del regno dei suoi genitori.
«Questo piano d'attacco,» disse Leila tra uno sbadiglio e l'altro «è una vera opera d'arte. Adesso, però, dobbiamo riposare.» Chiese al guardiano di accompagnare lo stregone Filippo e Miao nelle camere degli ospiti.
Il guardiano, dopo, tornò nella camera di Leila, per accertarsi che stesse bene.
«Non preoccuparti» gli disse lei. «Sono stanca poichè abbiamo lavorato a questo piano per tutta la notte. Tuttavia lo rifarei. Sono certa che funzionerà.»
«Mia principessa...» esitò prima di continuare. Sapeva quanto Leila fosse stanca, perciò voleva che riposasse senza ascoltare le lamentele del suo guardiano. Però lui doveva dirle quello che pensava, e doveva farlo in quel momento. «Principessa, so che siete stanca e avete bisogno di riposarvi. Ma io devo mettervi in guardia: quello stregone e quel gatto parlante... io non mi fido di loro.»
Leila accennò un sorriso, quasi a rassicurare il suo guardiano. «Ricordi quella vecchia leggenda che veniva raccontataci quando eravamo bambini? Si narrava di una signora anziana e paziente che raccoglieva tutti i frammenti di vetro che trovava vagando tra i paesi. Li conservava e ne aveva cura, poichè credeva che ogni minimo frammento avesse un enorme valore. Ed era così: da quei piccoli cocci, lei riusciva a creare talvolta una maestosa scultura, talvolta una capiente vetrina
«Sì, mia principessa; questa leggenda la ricordo bene. Ma cosa c'entra?»
«Vedi, noi siamo come quei cocci: soli, deboli e inutili. Ma insieme possiamo fare grandi cose. Abbiamo bisogno dell'aiuto dello stregone e del gattino, nonostante arrivino da terre lontane. Voglio fidarmi di loro, perchè voglio ammirare quello che possiamo formare unendo le nostre forze. Andrà tutto per il meglio, ne sono sicura.»

Il giorno seguente, Leila presentò a tutto il suo regno Filippo e Miao, i quali garantirono la riuscita del nuovo piano d'attacco. Dunque, tutti i soldati iniziarano a marciare verso il regno di Solmuş Gül, appartenente al re e alle regina.
Le varie truppe riuscirono a circondare l'intera zona, disposte in modo circolare o perpendicolare alle vaste mure difensive. All'interno di queste, molti soldati notarono l'imminente pericolo e chiamarono i sovrani perché cercassero di negoziare.
Il re afferrò un potente megafono, e disse: «Leila, figlia ribelle e disobbediente. Cosa credi di fare con i tuoi uomini fuori dalle mura del regno mio e di tua madre?»
Lei rivolse lo sguardo a Filippo, il quale fece subito apparire tra le sue mani un megafono ancora più potente. «Padre, madre: ascoltatemi bene. Sono giunta qui per conquistare il vostro regno, a farlo risorgere e fiorire sotto il mio comando poiché, voi, non siete in grado di amare la vostra gente e le vostre terre.»
La regina sospirò sbigottita; il re si accigliò, poi riprese a parlare. «Come osi macchiare l'onore dei tuoi genitori pronunciando queste sporche e vili parole davanti a tutti?»
«Tuttavia è la verità» ribatté Leila, lasciando sbalordito il re, questa volta. «Abbiamo circondato l'intero regno, e faremo di tutto per conquistarlo!» Si voltò nuovamente verso Filippo: era il momento di cominciare l'attacco.
Lo stregone estrasse una bacchetta e la puntò verso il cielo, facendolo scurire all'istante.
«Cosa credete di fare?» intervenne la regina. «Non ci spaventa mica la pioggia, nè i maghi da quattro soldi come voi. Tornate da dove...» si interruppe sentendo un rumore continuo di qualcosa di molle cadere per terra.
«Sono gelatine» rivelò Filippo ai soldati accanto a lui che glielo domandavano. «Viscide e colorate: una vera tortura da pulire su pavimenti come quelli all'interno delle mura.»
«Leila!» la chiamò adirato suo padre. «Smettila con questi giochetti! Ritiratevi adesso e non subirete alcuna punizione.»
Leila rise di gusto. «Andrò via solo dopo aver conquistato il vostro regno.»
Dunque, prima di una possibile risposta, Filippo interruppe quella magia e ne iniziò un'altra. «È mortale, questa» annunciò.
All'interno delle mura solamente, iniziarono a cadere dal cielo strane gocce di una sostanza densa di colore giallo.
Il guardiano le osservò e, tenendo Miao tra le mani per accarezzarlo, chiese: «Che sostanza è? E perché è mortale?»
«È senape» rispose Miao mentre faceva le fusa. «Per me è mortale perché ne sono allergico, ma so che ha un gusto orribile.»
Infatti, si udivano lamenti disgustati provocati da quella salsa che sporcava il regno e i cittadini.
Il re prese parola per l'ultima volta, annunciando: «Va bene, Leila: hai vinto tu. Il regno è tuo. Io e tua madre andremo a vivere altrove, ma non perseguitarci più.»
Tra le urla dei soldati che acclamavano Leila, la principessa pensava già a tutte le riforme che avrebbe emanato da quel momento. Prima, però, c'era ancora una questione in sospeso.

Fine...?

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