Leila II

101 55 5
                                    

Parole generate: DISPREZZO, COSTUME, ROBOT, FENICE, CUORE, TESTATA, MANDOLINO, FERITA, RETE, MEGAFONO

Leila chiuse la porta della sua camera. Si accasciò per terra, stringendo le ginocchia tra le braccia. Aveva lavorato a quel piano d'attacco per anni. Voleva conquistare il regno dei suoi genitori non solo per la sua fame di conquista, ma anche per dare più opportunità alla sua gente. Da secoli, ormai, era in vigore una legge troppo opprimente: la legge ROBOT (Restare Obbedienti e Buoni, Oppure Trasferirsi). I cittadini dei due regni dovevano seguire quella legge rimasta invariata per tanto, troppo tempo. Leila, nonostante avesse un regno personale, doveva comunque attenersi a quella regola senza poterla cambiare (il suo regno era pur sempre una piccola parte del regno dei suoi genitori, e loro possedevano un titolo nobiliare superiore). Conquistare il loro regno, dunque, era l'unica cosa da fare.
Ma quell'incidente della parola... Quel misero sbaglio aveva rovinato tutto, persino la principessa stessa. Ormai lei provava disprezzo verso sè stessa, perchè avrebbe potuto calcolare ogni errore che sarebbe potuto capitare già prima dell'assalto al regno. E invece...

In quei giorni la tristezza e la malinconia risiedevano in ogni cittadino. Tuttavia, alle 18:00 di ogni giorno, qualcuno saliva sulla torre in cima alla collina e, con un megafono, parlava a tutta la popolazione.
«Ci sentiamo intrappolati come pesci in una rete» diceva talvolta. «Ma noi siamo più forti e tenaci! Questa ferita rimarrà aperta e continuerà a provocare dolore se noi decidiamo di non medicarla. Dunque dobbiamo farci forza a vicenda, sempre.
«La nostra principessa ha sempre pensato al nostro bene prima di qualsiasi altra cosa. Vedendoci così demoralizzati si rattristerà anche lei. Perciò facciamole vedere che possiamo andare avanti e superare qualsiasi imprevisto! Facciamole vedere che il suo popolo è come una fenice: incantevole, ardente di voglia di riscatto e che, soprattutto, risorgerà dopo questa maledetta ed imprevista morte!»
Generalmente seguivano minuti interi di applausi, com'era successo quella stessa sera. Alcuni scendevano pure in piazza con un costume tradizionale; altri portavano dolci e bevande da condividere. C'era poi sempre qualcuno con un tamburello o un mandolino che intonava qualche canto antico.
Leila si sentiva infinitamente grata per il supporto che i cittadini le davano sempre. Le si scaldava il cuore. Si promise che anche lei sarebbe riuscita a superare quel maledetto giorno, prima o poi. Intanto, affondò il capo tra le ginocchia, dando una testata a queste, e si addormentò sul pavimento.

Fine...?

10 parole 1 storiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora