Teo

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Parole generate: PIOGGIA, TELEVISIONE, BUCCHIERE, AUTOMOBILE, TULIPANO, DORMIRE, ECCELLENTE, CHATTARE, VELOCITÀ, NIKE

Veloce.
Più veloce.
Ancora di più.
In quelle strade di periferia non c'era traffico nè rumore, ma c'era sempre Teo. Correva perchè amava farlo. Per spronarsi e per riuscire sempre a migliorarsi, si ripeteva in mente: 'Veloce!'. Se invece capitava di incontrare qualche automobile, rimaneva sul marciapiede a contemplare quella velocità. Sognava di battere il record mondiale. Ma, soprattutto, sognava di correre per sempre e diventare il migliore.

Quella mattina doveva allenarsi con i suoi compagni di atletica leggera.
«Teo, sei in ritardo» gli disse l'allenatore non appena lo vide. «Scommetto che hai perso tempo a chattare o a guardare qualche programma in televisione come al tuo solito.»
«Niente del genere, questa volta» rispose lui. «Ho preso un bicchiere di energy drink in più, e ho fatto qualche esercizio come riscaldamento prima di arrivare qui.»
«Finalmente hai capito che devi fare riscaldamento; eccellente!» Si avvicinò a Teo e agli altri ragazzi. Li divise in piccoli gruppi per farli gareggiare tra loro.
I ragazzi subito si prepararono e, sentito il fischietto dell'allenatore, scattarono. Correvano e dimenticavano la fatica, i muscoli dolenti. No. Non facevano male se correvano. Non facevano male se amavano quello sport.
Così, uno dopo l'altro, i gruppi terminarono. Nel suo, Teo arrivò primo. «Forza» disse col fiato corto. «Facciamo un'altra corsa.»
Ma i suoi compagni non si mossero. L'allenatore aveva fatto loro gesto di rimanere fermi dov'erano. «Per oggi va bene così. Possiamo terminare l'allenamento.»
«Cosa? E perchè mai?»
«Perché strafare non ti porterà a nulla.»
«D'accordo. Che l'allenamento finisca pure qui, allora. lo continuerò per conto mio.»
Teo stava per andare via, ma l'allenatore lo bloccò afferrandogli un braccio. «Torna a casa,» gli disse «e riposati. La tua passione e la tua voglia di fare non ti porteranno al successo. Serve anche riguardo, Teo. Sennò ti distruggerai con le tue stesse mani.»
Teo mosse il braccio per fargli staccare la mano. «Ma se perdo tempo a riposarmi, come faccio a diventare il migliore?»
Osservò l'altro rimanere zitto - ma con gli occhi severi - e poi andò via.
Ritornò tra le strade in cui era solito allenarsi. Fece un paio di giri e poi vide un'auto avvicinarsi. Teo si fece dunque da parte e lasciò che questa passasse. Dopo, però, iniziò a seguire quella macchina non più con lo sguardo solamente, ma col tentativo di raggiungerla.
Era stanco di esercitarsi con i suoi compagni, e con l'allenatore che non capiva il suo sogno. Se voleva essere il migliore, avrebbe dovuto cambiare allenamento.
Più veloce.
Non poteva certo continuare a correre solo
contro quegli altri. No. Voleva di più. Correva per arrivare a raggiungere quella macchina.
«Veloce» si disse per incoraggiarsi. «Veloce! Veloce! Più velo...»
Sentì una gamba cedere, all'improvviso. Cadde e rotolò su un campo pieno di erbacce e qualche fiore appena sbocciato. Forse aveva messo male un piede o forse non aveva visto un dislivello della strada. Forse aveva avuto un crampo, o forse le sue gambe erano esauste e chiedevano riposo.
«Riposo...» sussurrò a sè stesso con un filo di voce. Distese le braccia su quel prato bagnato dalla pioggia della sera precedente.
Era rinfrescante. Era delicato. C'era pace.
Un tulipano gli solleticava la fronte, muovendosi assieme ad un venticello piacevole. Teo alzò poi il collo, guardando il resto del suo corpo. Lo sentiva dolorante, ma lo vedeva pulito. Nemmeno le sue Nike bianche si erano sporcate di terra e fango.
Il suo allenatore aveva ragione. Teo non sarebbe mai riuscito a diventare il migliore facendo di testa sua. Perlomeno, l'aveva capito, adesso. E, soprattutto, aveva capito che ormai non gli importava più essere il migliore. Gli importava fare ciò che amava al meglio. Senza più trascurarsi.
Rimase lì disteso, intenzionato a dormire e riposarsi, finalmente.
Sognava di correre veloce ed essere felice.

10 parole 1 storiaWhere stories live. Discover now