(PP) - Capitolo 32

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Cammino avanti e indietro nel soggiorno di casa della mia migliore amica, le pantofole strusciano sul pavimento creando un suono fastidioso che sono determinata ad ignorare

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Cammino avanti e indietro nel soggiorno di casa della mia migliore amica, le pantofole strusciano sul pavimento creando un suono fastidioso che sono determinata ad ignorare.

"Lo cerco io", sentenzio, afferrando il cellulare dal tavolinetto davanti al divano.

Daphne si alza, strappandomelo dalle mani. "Non esiste", dice posandolo di nuovo davanti a se, prima di rimettersi seduta, "non puoi essere tu a cercarlo".

Sbuffo, fermandomi davanti a lei, incrociando le braccia davanti al petto. "Questa è un'ideologia retrograda, posso cercare Harry anche se sono una donna".

"Ha ragione" borbotta Viktor da dietro la sua tazza di Winnie The Pooh, "perché deve essere sempre l'uomo a fare la prima mossa?"

Daphne si copre il viso con entrambe le mani, emettendo un verso esasperato. "Salazar, quanto siete stupidi! Non è per quello", urla soffocando la voce nel palmo delle mani, "è solo che a te Harry piace davvero e forse per lui è stata solo un'avventura", il tono con cui parla si abbassa notevolmente, arrivando quasi a sussurrare. "Non voglio tu ti faccia male, tutto qui".

Quasi mi precipito al suo fianco, afferro le sue mani nelle mie, sorridendole. "Amore mio, sei così premurosa", dico stringendo il suo palmo, "so che non vorresti mai vedermi stare male".

Daphne muove la testa su e giù, guardandomi direttamente negli occhi, cadendo nella mia trappola. Allungo una mano velocemente in direzione del mio telefono, riuscendo a prenderlo cogliendola alla sprovvista. "Ma Pansy Parkinson non si è mai tirata indietro davanti a nulla", mi allontano di corsa mentre lei mi insegue, tenendo il telefono sopra la testa.

"Pansy Parkinson si prende sempre quello che vuole, e adesso voglio Harry Potter".

Salgo in piedi sul bancone della cucina mentre lei cerca di raggiungermi senza sporcare la sua preziosa isola di marmo bianco. "Scendi subito da lì o, giuro su Salazar, che ti crucio", urla provando ad afferrarmi i piedi.

Seleziono il suo contatto, iniziando a digitare velocemente sulla tastiera.

Quanto ti fermi?

Inviato, senza un ciao, senza convenevoli, andando dritta al punto. Ecco come sono fatta realmente.

Lascio cadere il telefono a terra, confidando nei riflessi della mia migliore amica. È Krum a prenderlo prima che si schianti, porgendolo poi a Daphne che mi fissa scendere a braccia conserte dal ripiano.

"Ora devo rilucidare tutto", borbotta esasperata fissando i punti dove sono passata, "quelle ciabatte sono sporche".

Me ne tolgo una, dandole una piccola botta sul braccio. "Sei melodrammatica", sbuffo andandomene sdraiata sul divano, "in casa tua non c'è nemmeno un granello di polvere, come fanno ad essere sporche?"

Sta per riniziare a parlare, spiegandomi perché è sporco comunque, il solito discorso che fa tutte le volte quando qualcuno sfiora con le ciabatte ogni singola parte di casa sua che non sia il pavimento, quando lo schermo del telefono si illumina, interrompendo sul nascere la sua ramanzina. Scatto sull'attenti, sporgendomi in avanti, anche Daphne si distrae, distogliendo lo sguardo da me per portarlo sulla notifica.

Without bad thoughtsWhere stories live. Discover now