(HG) - Capitolo 23

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È un'abitudine che abbiamo preso nel tempo, senza esserci mai messi d'accordo

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È un'abitudine che abbiamo preso nel tempo, senza esserci mai messi d'accordo. Ogni volta che abbiamo il turno di mattina arriviamo sempre mezz'ora prima, ci incontriamo davanti al bar dell'ospedale e facciamo colazione insieme.

Riesco a percepirla anche prima del suo aroma, anche senza vederlo arrivare, la soddisfazione che sta provando Theo, ne sento l'odore pungente nelle narici. Prendo un profondo respiro prima di girarmi verso il mio amico che arriva saltellante nella mia direzione.

"Agente Granger" saluta, non appena è abbastanza vicino da farsi sentire. Ieri sera, durante la cena, era troppo tranquillo, troppo silenzioso. Non ha accennato minimamente alla mia uscita con Draco, dovevo aspettarmi che, in realtà, sapesse tutto.

"Finiscila, Nott" borbotto andando dritta verso la fila chilometrica del bar a quest'ora, ignorando volutamente il suo sguardo divertito che mi buca la schiena, "aveva bisogno di una mano e l'ho aiutato" dico cercando di minimizzare la questione e come mi sono sentita in quel momento.

"Ohhh, dolce e piccola Hermione" dice saltellando fino al mio fianco, "che aroma avevi detto che aveva?" chiede a sé stesso arrotolandosi un ciuffo scappato dal mio chignon tra le dita, "margherita? No, quello era Lumus..." continua a stuzzicarmi, srotolando di nuovo la ciocca.
"Ah, ma certo", mormora entusiasta come se avesse avuto un'improvvisa realizzazione, "non era melograno, Granger? La passione? La hai sentita?" domanda con voce melense.

"Un giorno dovrò ucciderti Nott, sai troppe cose di me" borbotto alzando gli occhi al cielo, riesco a intravedere il muffin rimasto al mirtillo, ho sei persone davanti. Cazzo. Oggi dovrò mangiare altro.

Un bacio schiocca sonoro sulla mia guancia mentre sforza il sorriso così tanto da avere quelle sue piccole fossette ai lati della bocca, schiaccia così tanto le labbra che gli si gonfia la parte superiore delle guance facendolo sembrare un criceto.

"So che mi adori", dice con voce melense sporgendo anche il labbro all'ingiù, "ma.." continua infilando le mani in tasca e dondolandosi avanti e indietro sui piedi, "appena ci sediamo, devo chiederti un grosso favore" mormora, non riuscendo a nascondere il suo nervosismo.

" continua infilando le mani in tasca e dondolandosi avanti e indietro sui piedi, "appena ci sediamo, devo chiederti un grosso favore" mormora, non riuscendo a nascondere il suo nervosismo

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