3- Ricordo

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"Anche i dolori sono, dopo lungo tempo, una gioia, per chi ricorda tutto ciò che ha passato e sopportato."
OMERO

~ 𝓛𝓲𝓵𝓲𝓽𝓱 ~

Inizio a cercare il cellulare nella mia borsa ma vengo interrotta da una voce.
"Quindi sei la nipote di Bill. E chi se lo aspettava. Insomma sapevo che saresti arrivata ma...ti aspettavo più sexy o...meno sfacciata".
Gli lancio uno sguardo abbastanza annoiato. Ma chi si crede di essere? Nemmeno mi conosce e già si permette di dirmi queste cose.
Sto per riprendere a camminare facendo la cosa che mi riesce meglio fare con chiunque. Ignorare.

Con la coda dell'occhio ho potuto intravedere quanto questo atteggiamento lo stia infastidito.
"Quello è un brutto quartiere per tornare a casa da sola".
Non gli do ascolto e continuo per la mia direzione. Sono le due di notte e tira un lieve venticello.  Nonostante sia leggero sento dei brividi percorrermi lungo la spina dorsale.

Continuo a camminare fino a quando non vedo un gruppo di ragazzi. Due di loro si stanno scolando una bottiglia di vodka mentre gli altri tre ridono e si danno delle spinte.

Mi strofino le braccia con le mani e con il cuore che batte come un tamburo cerco di non farmi notare. Odio ammetterlo, ma per per quanto avessi voluto mostrarmi forte e di sbattermene di quello che mi aveva detto Chris fino a dieci minuti fa, io me ne stavo già pentendo di non averlo ascoltato.
"Hey ragazzi...guardate che bel bocconcino." sussurra uno di loro nel frattempo che tira qualche leggera gomitata a un altro che non aspetta ad ammiccare.
"Già...dai andiamo."

A quel 'dai andiamo' comincio ad aumentare il passo ma per mia sfortuna proprio quando sto per svoltare l'angolo sento di essere presa dai fianchi.

"Lasciami!" sbraito nel frattempo che mi dimeno con tutta la forza che ho.
"Hey! Hey! Calmati! Calmati sono io." mi volto lentamente e i miei occhi incontrano quelli di Luke.
Sospiro rilassandomi e dopo essermi passata una mano sul viso, mi guardo indietro e intravedo quei ragazzi proseguire per la loro strada.
"Va tutto bene?" chiede quest'ultimo preoccupato inclinando di poco la testa.
"Sì certo...grazie mille." sussurro con il respiro affannato.

"Non dovresti tornare da sola a casa. Soprattutto la sera". Per quanto odio doverlo dire ha ragione, ma il fatto è che non volevo dargliela vinta a quel rompiscatole.
"Sì hai ragione..." ammetto incurvando leggermente il lato destro delle mie labbra.
"Dai ti accompagno io." risponde dopo essersi messo le mani in tasca e ripreso a camminare.
Dopo qualche secondo titubante lo raggiungo camminando al suo fianco.

"Allora Lilith, come lo hai passato il capodanno?" chiede con un sorriso un po' curioso.
"Be' sono...stata a New York con il mio migliore amico. Abbiamo mangiato la pizza e bevuto qualche birra, niente di che...e tu?".
Luke alza le sopracciglia mostrandomi lo sguardo di uno che a differenza mia, il capodanno non sia stato uno dei migliori.

"Io...l'ho passato al bar...da solo." afferma abbassando lo sguardo.
"Oh...come mai? Sempre se posso saperlo..."
"Be'...la mia ragazza mi ha lasciato." sibila quasi come se si stesse vergognando.
"Mi...mi dispiace Luke." rispondo sentendomi un po' in colpa per averglielo chiesto.

"Nah...è tutto ok. Voleva dire che non eravamo fatti stare insieme." risponde alzando lo sguardo da terra e tornare a guardare dritto la strada.
Arrivata a casa saluto Luke.
Mi dirigo in camera e dopo essermi spogliata riempio la mia vasca. Una volta entrata mi lascio andare stando attenta a non bagnarmi i capelli che precedentemente ho legato in uno chignon spettinato.

Penso a come sia stata questa mia prima serata al locale e direi che mi sono trovata molto a mio agio.
A parte l'essermi scontrata con quella ragazza e soprattutto l'aver incontrato Chris, ma per il resto sento che sia andato tutto bene.

Uscita dalla vasca mi vesto mettendo un pigiama morbido e comodo. Nel mentre mi asciugo i capelli sblocco il cellulare. Controllo le mie notifiche e leggo che mi è arrivato un messaggio da parte di Mattew che dice: "Hey, ho saputo da tuo zio che hai iniziato a lavorare nel suo locale. Com'è andata?". Mi sdraio sul letto e rispondo: "Direi che me la sono cavata. Mio zio mi ha mostrato il locale e indovina?".

"Cosa?" chiede curioso.
"C'è anche una band musicale e ho pensato, che potresti venire ogni tanto a farci visita." dico per poi posare l'asciugamano che stavo utilizzando.
"Be' vedrò di trovare qualche oretta per venire al locale."
"Bene allora, ci vedremo presto." lo saluto sorridendo lievemente e quest'ultimo fa lo stesso.

Chiusa la chiamata vado in cucina.
Apro il frigorifero e prendo solamente una bottiglietta d'acqua naturale.
Comincio a bere. Infine prima di andare a letto chiudo tutte le finestre. Torno in camera mia, mi infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi.

***

Sento dei rumori.
Stringo forte a me il mio peluche e con le gambe tremolanti scendo al piano di sotto.
"Allora?! Dove sono i soldi?! Rispondi lurida puttana!" le grida addosso un uomo nel mentre le stringe il collo.
"Dovete avere un po' di pazienza!!" risponde mia madre cercando di liberarsi dalla sua presa invano.
"Vuoi vedere la mia pazienza?!" domanda l'uomo prendendola di peso e sbattendola con violenza contro il tavolo da cucina.

"No! No! Lasciami! Non mi toccare!" urla con la voce un po' strozzata.
Le strappa via con violenza i vestiti e in men che non si dica inizia violentarla.
"Mamma!" la chiamo con il cuore a mille e il respiro affannato con le lacrime agli occhi.

A quel punto l'uomo si volta di scatto con la testa verso di me. Si stacca da mia madre spingendola. Si tira sù i pantaloni e accovacciandosi mi guarda.
"Vieni qui piccola. Non ti farò niente." Sorride.
Mia madre nel frattempo che si regge al bordo del tavolo sconvolta, umiliata e violata alzando il tono di voce esausto mi ordina di andare in camera.

Ma le mie gambe sono paralizzate e i miei piedi sembrano essersi incollati al pavimento.
"Vieni qui!" urla l'uomo vedendo che non ho eseguito il suo ordine.
Un brivido percorre tutto il corpo a causa del modo in cui me l'ha detto.
Il suo tono di voce é freddo come il suo sguardo.

"Non toccarla! Ha solamente undici anni! Non c'entra niente!" lo implora mia madre disperata.
Non so come ma indietreggio piano piano.
Lo nota e dal camminare lentamente verso la mia direzione quest'ultimo batte con forza un pugno sul tavolo per poi iniziare a rincorrermi.
Scappo con il cuore il gola e neanche il tempo di salire le scale che lui mi afferra da dietro e...

Mi sveglio di colpo.
Guardo fuori dalla finestra ed è ancora notte.
Ho il respiro affannato e il cuore che batte all'impazzata. Più che un sogno era un ricordo, un ricordo che volevo dimenticare.
Che avevo sotterrato nella parte più remota del mio cervello. Le mie mani tremano e una fila di brividi cominciano ad attraversare ogni singolo centimetro del mio corpo.

Cerco di non dare troppo peso a questo sogno e dopo aver fatto un respiro profondo provo a rilassarmi.
Per distrarmi prendo il cellulare e una volta sbloccato noto che mi è arrivato un messaggio.

continua...

Stairway to HeavenWhere stories live. Discover now