Tre mesi, nove giorni e sette ore prima

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"Hecate".

Ogni volta che Ade pronuncia il mio nome un brivido mi percorre la schiena, la sensazione di non capire mai se sia un'avvertimento, una minaccia o entrambe le cose insieme.

Mi volto verso di lui, nascosta dall'oscurità della notte, la panchina su cui sono seduta sapientemente nascosta dalla magia.

L'oscurità di cui sono signora si piega a me ogni volta che glielo richiedo, duttile come argilla.

"Sai che è sconsigliato per noi mescolarci con i mortali" commenta prendendo posto accanto a me e osservando la scena che ci si propone davanti.

Quattro ragazzini sono impegnati a giocare a calcio davanti a noi ma è uno soltanto ad emergere tra gli altri, i capelli del colore del sole in piena estate.

"Se ci è sconsigliato perché quello davanti a noi è uno dei figli di Zeus?" Domando con la punta di polemica che mi contraddistingue, ottenendo un'occhiata divertita da parte di Ade.

"Un giorno quella boccaccia ti caccerà nei guai".

"È già successo e lo sai benissimo".

"Certo che lo so, sono io a tirarti fuori dai pasticci. Per questo penso che dovresti fare attenzione" mi riprende lui con la stessa rassegnazione con cui un padre riprenderebbe la figlia, "Zeus non è la persona giusta da avere contro e fidati di me, ne so qualcosa".

Ade non ama parlare di ciò che lo riguarda e soprattutto del passato, in particolare della parte antecedente al suo matrimonio con Persefone, ma le leggende che circolano confermano le sue parole e se effettivamente Ade ha subìto le angherie del fratello in passato, non posso che credergli.

Una parte di me, però, scalpita per venire a galla, per far arrabbiare il dio sul piedistallo più alto dell'Olimpo e per quanto sia riuscita a controllarla fino ad ora, è come se da qualche giorno un nuovo fuoco mi divorasse da dentro.

"Perché siamo qui?" Domando piano accavallando le gambe, "pensavo che all'udienza di Nemesi ci fossimo già detti tutto".

Quando una divinità chiede udienza al dio dell'Oltretomba questo avviene in grande stile, con Ade e Persefone seduti sui loro troni e il resto del Tribunale Mortale a circondarli in una specie di ferro di cavallo.

Tribunale Mortale di cui, su esplicita richiesta di Ade, faccio parte.

Lui mi osserva qualche secondo come se mi stesse dando l'occasione di dirgli qualcosa che sto omettendo, ma davanti al mio silenzio sospira.

"Minosse mi ha raccontato un episodio singolare".

"Minosse non può uscire da Brooklyn".

"Minosse no, ma Pasiphae sì e sai quanto è bravo a manipolarla nei suoi episodi di follia".

La mia mano trema in preda alla rabbia perché a quell'essere spregevole non è bastato essere meschino con la moglie e con le figlie vita natural durante, deve manipolarla anche ora che è un'abitante dell'Oltretomba.

"Incredibile" mi lascio sfuggire in preda allo sdegno, "e a che episodio avrebbe assistito Pasiphae?".

Ade si passa la lingua sulle labbra prima di parlare: "ti ha vista con Nemesi mentre parlavi con Apollo in presenza di Hermes".

Chiudo gli occhi davanti a quelle parole perché il mio sospetto è appena diventato concreto.

"Il punto, Hecate" continua Ade con gentilezza, "non è tanto che tu abbia parlato con Apollo. È strano, lo ammetto, e da te non me lo aspettavo, ma è Hermes a lasciarmi perplesso".

"Non ho parlato con Hermes" almeno, non questa volta. Non esattamente una bugia, non esattamente la verità.

"La sua sola presenza è problematica".

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