78.Rimettersi In Careggiata.

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Pov's Ciro.
Arriva un nuovo giorno e Futura sta ancora in ospedale. Non so come sta, non so se si sia risvegliata o se le cose siano peggiorate. Non so niente di lei perché suo padre non mi permette di vederla. Sto malissimo, mi sento tremendamente in colpa e vorrei non averle mai comprato i biglietti per il concerto di Liberato perché così lei adesso starebbe ancora in Veneto al sicuro con il padre. Io non potrei mai assicurarle sicurezza. Mi sono rovinato ma sento che c'è ancora tempo per cambiare. Non è mai troppo tardi, se lo si vuole davvero possiamo raggiungere qualsiasi obiettivo noi vogliamo.
E io voglio ritornare quello di prima, solo che questa volta voglio ignorare mio padre e cercare la felicità. Ho capito che non devo essere un codardo e affrontare chiunque a testa alta senza paura. E se pure a volte c'è paura non c'è bisogno di vergognarsene. La paura fa parte di ognuno di noi e se cerchiamo di eliminare una parte di noi non siamo più gli stessi e va a finire che ci perdiamo, facciamo mille sbagli e diventiamo chi non vorremmo mai essere.

Io sono pronto ad affrontare i miei problemi, le mie paure e le mie insicurezze partendo col parlare con mio padre. Vado a Poggioreale per un colloquio con lui e gli do la sentenza definitiva. Non voglio avere niente a che fare con la malavita. Io l'ho sempre detestata.

"Cià, Cirù. Come vanno le cose là fuori?" mi chiede per prima.

"Bene, non ti preoccupare." gli rispondo teso.

Sono troppo nervoso che non riesco neanche a guardarlo negli occhi.

"Oh, ma che tieni? Mica qualcuno ti ha detto qualcosa?"

"No, pà. Ti devo parlare."

"Se hai fatto qualche guaio, dimmelo che lo risolviamo subito."

"No, non è successo niente. Sono io che non voglio fare più parte di questo circo."

Mi ascolta attentamente poi sogghigna.

"Un'altra volta con questa storia? Ma che c'è... qualcuno ti ha fatto un torto e mo' c'hai paura?"

"Non è per questo, io ho capito che la vita che sto facendo mo' non mi piace."

"Ma stai scherzando, Cirù? Come fanno a non piacerti tutti quei soldi che ci siamo guadagnati? Non li vuoi guadagnare altri soldi? Solo così ti puoi prendere tutta Napoli."

"Ma che dici? A me dei soldi non interessa. Come sempre non mi capisci."

"Va bene, allora parla. Non ti interrompo, vediamo se capisco." si mette con le braccia conserte e mi guarda con uno sguardo serio.

"Tu per me puoi fare quello che vuoi, puoi continuare a stare chiuso qua dentro e continuare a cercare di trovare un piano per prenderti tutta Napoli. A capire come distruggere i Di Salvo, non lo so qualunque stronzata ti passi per il cervello. Però non pensare a me, a me lasciami stare perché questa vita che fai tu non mi piace. Mo' hai capito?"

Scruta gli occhi, ma non mi risponde. In questo momento mi sento talmente potente che non riesce ad intimorirmi.

"Io sono tuo padre, Cirù. Un padre non può che volere la felicità di un figlio, quindi se è questo che vuoi per me va bene. E se come dici tu che i soldi a te non interessano, allora trova un modo per pagare tutti i debiti che ti sei creato da solo mentre pensavi a fare il guappo, hai capito? Perché io da oggi non ti aiuto più!" alza il tono, batte con la mano sul tavolo poi va via dal nostro colloquio.

Faccio un sospiro lungo, annuisco e poi vado via. Non abbiamo più niente da dirci. Per tutto il tragitto penso a come liberarmi anche di Alessandro, il ragazzo che mi ha chiamato e che ha sparato a Futura. Penso insistentemente finché arrivo alla conclusione di dover andare da lui e parlargli. Arrivo in un'officina abbandonata, dove si nasconde per fare le sue cose. Do due colpi molto forti alla serranda per farmi aprire.

Futura Di Salvo. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora