capitolo 78

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Così... allora è così essere morti. Vedi tutto bianco, il paradiso.

-papà- sussurrai cercandolo. Lo vidi, finalmente lo vidi.

Dov' ero? Ero sdraiata su un prato, un prato bianco, era tutto bianco, sembravano delle nuvolette.

Difronte a me c'era un enorme salice piangente, il tronco era argento e le foglie ricadevano in morbidi fiocchi di cotone.

Sotto al salice c'era un uomo.

Era bello come il sole, potevo sentire il suo profumo da qua.

-papà- chiamai ancora...

L'uomo si alzò, aveva un sorriso enorme, indossava una lunga veste bianca e un velo trasparente sul volto.

-sono qua amore mio- la voce era ovattata, quasi lontana. Si avvicinò e mi allungò una mano. Non esitai ad afferrarla, era liscia, senza rughe.

Provai ad alzarmi ma ricaddi violentemente a terra. Non mi feci male però, era soffice la superficie.

Riprovai e mi ritrovai difronte all'uomo della mia vita. Era ancora più bello di quello che ricordavo. -papà, sei tu- sorrisi. -certo, chi dovrei essere- mi condusse verso il salice. -dove sono?- chiesi ingenua. -sei in paradiso Gaia- allora davvero...

-come mai sei qua amore?- mi domandò -Ares, colpa di Ares, mi ha sparato- dissi con voce tremante sperando di dimenticare quelle immagini. 

-Ares, quel ragazzo... ha avuto problemi sin da bambino, i suoi lo obbligavano a sparare, ha dovuto sparare a suo fratello- l'uomo mi raccontava la storia del moro. -per vendicare il fratello ha ucciso i suoi genitori, è stato accolto per miracolo da un clan... da lì ha sempre odiato tutti

Ecco perché è così. Ha paura...

Ci sedemmo ai piedi del salice, pensai ad Ares, a come poteva essere stato ferito, pensai a tutta la mia vita. Ho mollato davvero così? Ho mollato per sempre, non posso più tornare indietro adesso...

Ma perché allora sento strane sensazioni? Come se sapessi che potrei ritornare indietro, ritornare dai miei amici, dalla mia famiglia.

-non puoi- come se mi avesse letto nella mente. -in che senso non posso?- l'uomo assunse un espressione dura. -non puoi ritornare nel mondo dei mortali, ormai sei qua con me- mi afferrò il braccio.

Poi, per un istante, mi resi conto che non volevo questo. Si, ok, avevo mio padre. Ma non avevo Riccardo, Francesco, la mamma, Roby, Ciro... ne tanto meno Edoardo.

Strappai dalla sua presa il mio avanbraccio. -non voglio stare qua- esclamai decisa. -Come amore? Non vuoi stare con tuo papà?- mi guardò deluso. -papà, siamo solo noi due. Io ho bisogno di tutti gli altri- mi dispiaceva dirgli questo, ma era vero.

Ma come potevo ritornare alla vita reale? Ormai ero morta, non potevo ritornare...

Mi sedetti ai piedi del salice portandomi le ginocchia al petto e sospirai. Il paradiso è noioso.

-va bene- alzai lo sguardo. L'uomo era in piedi difronte a me. -cosa?- chiesi non capendo, mi asciugai quella lacrima che era scivolata giù dal mio viso.

-hai ragione, hai bisogno di mamma e i tuoi fratelli- mi sorrise. Io mi alzai e mi misi davanti. -mi mancherai, ti proteggerò da quassù- mi abbracciò.

Un abbraccio di cui avevo bisogno da anni. Mi sembrava quasi surreale. Un sogno. Avevo bisogno di un abbraccio da lui dalla sua morte, avevo bisogno di salutarlo un ultima volta, ma non mi era stato permesso.

Mentre stringenvo il possente corpo di mio padre sentì la sabbia sulle mani.

Lo strinsi ancora di più, si stava sgretolando sulle mie mani fino a diventare una fine polverina trasportava via dal vento.

Ero sola... completamente da sola

Improvvisamente il terreno sotto ai  miei piedi cedette, sembrava di cadere in un burrone infinito. Non so dove stavo andando. Era tutto così... così strano.

Chiusi gli occhi mentre cadevo nel vuoto più totale. I capelli mi volavano davanti al viso, non osai nemmeno aprire gli occhi per vedere dove stavo cadendo. 

Poi, come se fossi un pesciolino, venni inghiottita da un buco nero, non sapevo dove mi avrebbe portata.

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Where stories live. Discover now