15. You Didn't Deserve Me At All

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La cena di Natale era sempre la solita, da almeno sei anni: mia madre e Simone che si davano da fare per preparare un polpettone che sarebbe bastato come scorta di cibo per almeno un mese, mentre io mi davo da fare per trovare i regali perfetti per tutti.

Quell'anno mi ero davvero superata: per mia madre un profumo, che qualche tempo fa aveva adocchiato ad un negozio, decisi di accontentarla. A Simone un nuovo servizio di piatti, che le sarebbe sicuramente tornato utile. Per Gordon, che amava la musica, comprai un vinile dei Nirvana. Per Tom un paio di pantaloni Disel, larghi come li portava lui e infine, per Bill, al quale piacevano le giacche di pelle, una nuova di pelle vera, color testa di moro.

Ero più che soddisfatta dei miei regali, non contando quelli per Georg, Gustav e Arlene, sui quali avevo dovuto riflettere a lungo.

Ero a casa mia, con una felpa e un pantalone di pile di Hello Kitty, che mi fungeva da pigiama. Era la mattina della vigilia di natale e io stavo smanettando con il computer, quando sentii suonare al campanello.
-Arrivo!-
Urlai dalle scale correndo al piano di sotto, scivolando sul corrimano delle scale con il sedere e cadendo rovinosamente in terra.

Nota a punto: non farlo mai più. Il rumore della botta spaventò addirittura chi si trovava dall'altro lato della porta.
-Tutto okay Ronnie?!-
Era Tom, e iniziai a chiedermi perché fosse fuori casa mia con questo freddo.

Mi massaggiai la testa aprendo la porta, e guardandolo con un occhio chiuso.
-Sei davvero caduta per le scale?-
Chiese con il suo solito tono sarcastico, non potei fare a meno di sorridergli allo stesso modo.
-Cosa vuoi?-
-Mamma chiede se avete del pepe, Marlene ha detto che è nel mobile della cucina, mi servo da solo-
Disse avviandosi con falcate spedite.

Lo feci passare, raccattando il mio pacchetto di Winston e l'accendino per il gas del piano cottura, il mio lo avevo perso alla festa a casa di Georg.

-Fumare fa male-
Disse richiudendo il mobile il rasta, mentre uscivo sul balcone per non far puzzare la casa di tabacco.
-Anche parlare troppo-
Dissi aspirando un tiro, vedendolo poggiare il dosatore del pepe sul tavolo in legno per raggiungermi.

Si appoggiò con le mani alla ringhiera, la sua felpa bianca e larga gli cadeva morbida sulle braccia, con il suo immancabile cappellino New Era e i jeans più che larghi.
-Hai presente quando ti ho detto di aver baciato mille ragazze... Beh era una bugia-

In quel momento non connessi, nel senso, lui si stava giustificando con me e ancora non ne avevo capito il perché. Mi bastò parlargli, con tranquillità e sincerità, non capitava spesso con lui dato che eravamo troppo impegnati con i nostri soliti battibecchi.

-Lo sospettavo-
Sorrisi sbuffando un altro tiro.
-Ne avrò baciate due o trecento-
Iniziò a girarsi i pollici e torturare il suo piercing, mentre guardava dritto di fronte a sé.
-Ora dimmi, quanti ragazzi hai baciato tu?-
Quella domanda arrivò inaspettata, che sapesse qualcosa su Bill? Impossibile, avevamo giurato di non dirlo a nessuno.

-Davvero pochi-
Si girò verso di me, con i suoi occhi da cerbiatto indifeso, che facevano quasi a botte con la sua mentalità ben più avanti dei suoi anni di età. Gettai il mozzicone della sigaretta giù dal balconcino.
-Ma tu... Mi hai offerto un bacio, perché?-
Non credevo fosse curioso di saperlo, ma se gli avessi detto la verità probabilmente quel Natale sarebbe stato rovinato.

-Una ragione così sciocca, ero fatta e... Volevo solo, baciarti-
Bugiarda. Mentivo, mentivo spesso e mentivo bene, ma riuscii a capire da come mi guardava negli occhi che anche lui sapeva stessi mentendo.

-E ora... Vorresti ancora baciarmi?-
Il mio sguardo passava dal suo labret ai suoi occhi castani ed ero in un limbo di pensieri dai quali dovevo estrarre in fretta una risposta.

Se avessi detto di sì, per lui sarei stata come le altre? Un gioco? No, io non volevo questo.
Se avessi detto di no, Tom si sarebbe arreso e mi avrebbe lasciata andare? Saremmo tornati ai nostri soli litigi colmi di sarcasmo e saccenza? No, io non volevo nemmeno questo.

Cosa volevo io, nel profondo?
Io volevo soltanto il suo amore, che era raro è difficile da ottenere, dato come scaricava velocemente le ragazze. E non volevo nemmeno farci l'amore. Io volevo che lui scegliesse me, come io avevo già fatto da tempo con lui.

-Si o no?-
La sua voce mi riportò con i piedi per terra, mentre un vortice di supposizioni mi frullava per la testa.
-Non... Non lo so, io...-
Ringraziai il cielo che qualcuno fosse venuto a bussare alla porta, così mi divincolai da quell'ambigua situazione.

Nascosi le sigarette e presi dal tavolo il pepe, indicando a Tom di seguirmi, facendogli cenno con il capo.
-Da dove doveva arrivare questo pepe?! Mio Dio ci stiamo davvero dando da fare-
-Tom non lo trovava e quindi l'ho dovuto cercare io, ma era poco e ne ho messo dell'altro dentro, un po' è caduto e ci siamo messi a pulire-
Eccolo, uno dei tanti esempi di bugia su due piedi, che mia madre puntualmente si beveva.

Tirai un sospiro di sollievo quando ci disse anche di seguirla, per dare una mano ad apparecchiare, erano ormai le sei e l'ora di cena era sempre più vicina.

Arrivando in casa Kaulitz, un buon odore di carne al forno e patate lesse ci sorprese, inalai a pieni polmoni, tossendo subito dopo. L'odore del rosmarino mi pizzicava le narici.
Salii in camera di Bill, quando la mano fredda di Tom mi prese per il polso, bloccandolo sulla maniglia.
-Concluderemo il nostro discorso in altra volta, Ron-
Mi disse il rasta prima di sparire dietro la porta di camera sua.

Confusa, entrai nella stanza del moro, che era appisolato sul letto con il cellulare tra le mani.
Mi gettai su di lui a peso morto, facendogli il solletico.
-Smettila Ronny-
Diceva tra le risate, ma purtroppo ero molto più debole fisicamente di Bill, come di Tom, così non appena lui finì per ribaltare la situazione, implorai anch'io della fine di quello strazio. Odiavo il solletico.

-La prossima volta impari, brutta bastarda-
Mi sbattè un cuscino in viso e ridemmo insieme, ci comportavamo spesso come due bambini.
-Con chi messaggiavi?-
Chiesi incuriosita.
-Georg e Gustav, capodanno lo passiamo con loro!-
Spiegò sorridente, e io fui davvero felice di poter fare qualcosa di diverso dal gettare dei piccoli petardi sul parquet di casa loro, mentre Simone sgridava Tom che faceva andare i fuochi d'artificio nel giardino della vicina.

Era uno scenario divertente in fin dei conti, anche se parecchio ripetitivo. Quell'anno invece, quell'anno sarebbe stato l'anno. Il mio anno, me lo sentivo. E in effetti lo fu: l'anno di quasi tutte le prime esperienze, l'anno dei miei sedici anni, l'anno dell'amore, l'anno delle delusioni, l'anno del sesso, l'anno della droga... L'anno di molte, moltissime cose, il mio anno.











[Pranzo di natale ormai terminato e festa di capodanno alla porte... Che cosa accadrà?
Un forte abbraccio,
Arabelladoove❤️]

𝑰'𝒍𝒍 𝑲𝒏𝒐𝒘 [𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora