13. Does He Know You Call Me When He Sleeps?

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Sott'acqua. In trappola. Con il respiro mozzato. Il fiato corto. L'ansia che sale. Gli occhi che non si aprono. Un grido strozzato.

Sobbalzai dalla sdraio sulla quale avevo dormito la notte precedente. Non era di certo nei piani beccarsi un bel raffreddore. Avevo Bill accanto, che mi incitava a riprendere sonno. Erano le sei del mattino e l'alba stava abbracciando calorosamente il paesino nuvoloso di Lipsia.

-Ronny, torna a dormire-
Mugugnò il moro tra il sonno e la veglia, tirandomi accanto a lui, fin troppo vicino. Il mio naso sfiorava il suo, le sue mani sul mio busto quasi come fossi il suo cuscino, la mia gamba attorno al suo bacino.

Quella situazione non era sgradevole, ma non riuscii a riprendere sonno almeno fino alle sette e mezzo, per pensare che se ci fosse stato suo fratello, a quel punto, il cuore sarebbe andato ai tremila e avrei preso a tremare.

Il secondo risveglio fu meno traumatico, sotto certi punti di vista. Fu Bill ad accarezzarmi le guance per dirmi che ormai erano le due del pomeriggio, e che potevo finalmente svegliarmi.
-Sorgi e splendi fiorellino!-
Aveva canticchiato al mio orecchio, mentre annusavo le note di vaniglia del suo profumo lungo la pelle calda del collo.

Schiusi le labbra guardando le sue, quando lui si alzò di scatto per stiracchiarsi. Mi rannicchiai su me stessa per poi seguirlo a ruota verso gli interni, dove regnava incontrastato il fetore dell'alcol consumato la notte prima.

Come già detto, le feste a casa di Georg, erano sempre un totale putiferio, questo perché toccava a noi sei anime buone rimettere in ordine la villetta lasciata a soqquadro dagli ospiti.

Bottiglie di alcolici in ogni dove, fazzoletti, bicchieri di plastica e cannucce sparse sul pavimento e chiazze di bevante non meglio identificate super appiccicose. Qualche macchia al parato dai motivi geometrici e qualcuna sul divano di pelle, dove Gustav era beatamente appisolato con un sombrero sulla testa e degli occhiali da sole stravaganti.

-Ci hanno dato dentro eh?-
Dissi guardandomi intorno, andando a vegliare il biondino che ronfava.
-Buongiorno Gustav, vedo che ti sei divertito la scorsa notte-
Sorrisi al ragazzo che imbarazzato si grattò la testa, chissà che aveva combinato.

Salii le scale, per cercare gli altri tre componenti del nostro piccolo gruppo e in me si fece largo forse una piccola consapevolezza. Se Tom era al piano di sopra, evidentemente non era solo. Ingoiai un groppo di saliva sonoramente poggiando la mano sul pomello della porta di camera di Georg, dove trovai Arlene ancora coricata a letto, e lui che s'infilava le scarpe. Sorrisi a quella vista tanto tenera, che in fin dei conti nascondeva una notte passata tra gemiti e ansimi, repressi anche quel pensiero.
-Giorno Ge-
Sorrisi al ragazzo che poi mi venne incontro.

-Ho un favore da chiederti-
-Dimmi tutto Ronny-
Presi un profondo sospiro, ormai anche il rasta aveva capito dei miei sentimenti, perché continuare a nasconderli anche agli altri, ero già abbastanza ridicola, non avrebbe fatto la differenza.
-Puoi vedere se Tom è nella camera dei tuoi... Insomma, con qualcuna?-
Fortunatamente Georg è un tipo tranquillo, che non fa domande scomode.

-Certo, tutto quello che vuoi, ma sappi che se è lì, sarà molto probabilmente in compagnia-
Pregai mentalmente che fosse lì soltanto perché il divano era troppo impiastricciato di bevande per dormirci. Pregai che fosse lì perché Gustav russava. Pregai che fosse lì perché voleva riflettere su cosa era successo quella sera con me. Ma poi realizzai che lui non rifletteva, mai, e tutte le mie speranze crollarono.

Spiai dalla fessura che Georg aveva aperto per vedere se Tom fosse lì. Mi pietrificai. Mio Dio se avrei preferito non vedere quella scena. Sarei rimasta traumatizzata a vita? Probabilmente si.

𝑰'𝒍𝒍 𝑲𝒏𝒐𝒘 [𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora