9. Snap Out Of It

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In bianco. Avevo passato la notte in bianco. Senza chiudere occhio. A pensare.

I minuti scorrevano lenti sulla sveglia che alle sette aveva preso a suonare, mentre io ancora guardavo il baldacchino del mio letto.

Mi alzai esausta, infilando i primi vestiti che mi capitarono a tiro, dirigendomi verso il bagno e facendo una doccia veloce.

Misi le mie Air Force bianche al di sotto le mio jeans forse un po' troppo largo per la mia vita stretta, e scesi le scale inciampando all'ultimo scalino.

-Ronnette! Tutto bene?!-
Chiese mia madre correndomi in contro, già operativa. Tra poco meno di mezz'ora si sarebbe dovuta presentare in ufficio.
-Ti lascio le chiavi all'uscio, chiudi bene la porta e mettile nello zaino, credo di tornare per pranzo-
Disse prima di baciarmi la testa e augurarmi un buon primo giorno di scuola. Si era forse dimenticata che a scuola c'era la mensa. Come biasimarla, aveva fin troppo per la testa, mi chiedevo come facesse ancora a sopportarmi.

Terminata la colazione misi la cartella sulle spalle e uscii di casa, chiudendo la porta a chiave come promesso.

Alla fermata dell'autobus, intenti in un'animata conversazione, c'erano i gemelli con i loro vestiti nuovi già indosso.

-Buongiorno Ronny!-
Mi salutò con un gran sorrisone Bill, entusiasta del rientro a scuola.
-Giorno ragazzi-
Dissi io appoggiandomi con la spalla al cartellone. Presi una sigaretta e l'accesi, sperando che il bus passasse il più in fretta possibile.
-Passa lo stesso, il tempo-
Disse Bill, ricordando delle mie parole, ma in verità sembravano passare ore, e del pullman non si vedeva nemmeno l'ombra.

Fu solo alle otto meno dieci, che lo vedemmo arrivare dalla discesa, finalmente avrei aggiunto.
Salimmo svelti sperando che ci mettesse meno di cinque minuti ad arrivare alla nostra fermata, ma il punto era che eravamo già destinati a fare ritardo il primo giorno di scuola.

Arrivammo all'edificio alle otto e cinque minuti, dovetti prendere Bill sottobraccio per farlo correre più velocemente, era noto quanto fosse negato negli sport, o semplicemente nella coordinazione.

-Che sfiga, sto al terzo piano!-
Disse il moro avviandosi per le scale, mentre io e il rasta cercavamo ancora i nostri nomi sulle tabelle come di studenti smistati forse per simpatia.

-Andiamo forza!-
Il rasta mi prese per un polso trascinandomi con sé su per la scalinata ripida che ci attendeva. Dedussi fossimo in classe insieme, altrimenti non si sarebbe mai preso la briga di cercare tra gli altri anche il mio di nome, lo conoscevo fin troppo bene.

La mia supposizione era infatti giusta, tant'è vero che fu lui il primo ad entrare in classe, scusandosi con il professor Gerke, di storia e geografia, per il nostro ritardo.

Ci sedemmo l'uno accanto all'altra, e fu lì che capii che quello sarebbe stato l'anno scolastico più lungo e tormentato di tutta la mia vita.

Già di mio odiavo la scuola, vedere Tom anche lì forse non era proprio il massimo. Ma la vita ha i denti, e ti morde quando meno te lo aspetti. Non che non fossi abituata ad avercelo sotto al naso tutto il giorno, tutti i giorni, o che mi sembrasse un'agonia, ma tenergli il broncio sarebbe stato ancora più difficile.

Soltanto a mensa, quando vidi il messaggio di Arlene che aveva detto di trovarsi in classe con Bill, decidemmo di mangiare tutti insieme.

-Il professor Kirke è una fottuta noia! Parla a manetta e sputacchia qua e là!-
Si lamentò il moro addentando un boccone del suo pranzo.

La mensa scolastica non era certo un granché e mi limitavo quindi a mangiare sempre una mela. D'altronde, come si dice, una mela al giorno toglie il medico di torno.

𝑰'𝒍𝒍 𝑲𝒏𝒐𝒘 [𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛]Where stories live. Discover now