Sono cento gli odori della morte. Mi avvolgono mentre assisto alle ultime ore terrene di I Gede Mastera. Proprietario terriero, viaggiatore, conosciuto funzionario pubblico di alto livello. Caro amico e mentore di cari amici.
È il momento della lavanda corporale e mi rendo conto che a Bali la morte ha cento odori.
L'esalazione soffocante del fumo di braci di cocco, usato per purificare l'aria attorno al catafalco.
Il sentore fragrante di nuovo che hanno i sarong e gli asciugamani che avvolgono il corpo.
L'effluvio pungente delle erbe e spezie sparse sopra la salma e le sue vesti.
Il tanfo greve delle sigarette ai chiodi di garofano, accese per calmare il nervosismo e darsi un contegno.
La puzza acre del formolo che preserva le carni durante l'esposizione al saluto e al pianto.
Il lezzo di sudore degli uomini che, vocianti e con una fretta studiata, spostano la salma dal letto e la tengono sollevata durante la vestizione.
Il tenue profumo del fiore di cempaka, agitato dal pemangku nel gesto lieve che benedice.
L'umido sentore della nebbia che accompagna la sera giù dalle pendici del vulcano Batukaru e avvolge con lembi di pioggia il dolore dei parenti e la presenza attonita degli amici.
A Bali la morte ha l'odore delle foglie bagnate dal monsone.
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Giorni Balinesi dieci anni a Bali e oltre
General FictionIn queste pagine troverete raccontato un aspetto, dei tanti, di un progetto di vita concretizzato nel 2010 ma in realtà vagheggiato e inseguito per decenni, da quando arrivammo a Bali nel 1986 e realizzato a pezzetti nel corso degli anni. Il 2020, g...