stregoni in paradiso

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Andiamo spesso da Guerrino, nel suo negozio d'antiquario Kharisma. Per il caffè, s'intende, ma anche per ammirare le belle statue che ha in casa. L'altro giorno, dopo il rito dell'espresso, addolcito con fette di torta alla carota, lo sguardo s'è posato su una piccola statua di Rangda. Il legno, rovinato dagli anni e dalle intemperie, lasciava trasparire il pallore cadaverico, il seno cadente e la posa a metà tra il lascivo e il sostenuto.

Mi ha colpito il tocco dello scultore che ha reso perfettamente le movenze tipiche del carattere, come viene rappresentato nelle danze cerimoniali a Bali.

Un gesto della mano destra sul capo, la testa leggermente piegata, le gambe divaricate da un traballante passo di danza e, su tutto, il ghigno beffardo del predatore, l'ululato roco che spaventa ogni fanciullo balinese.

La storia della statua è presto detta, proviene da un "tempio dei morti", un pura dalem, dalle parti di Singaraja, lungo la costa Nord di Bali. Terra di misteri, a poche decine di chilometri dal sud brulicante di turisti, ma lontana anni luce. Terra di leggende e di stregoni.

Rangda, appunto, è la strega par excellence. La perfetta incarnazione della malvagità, con il suo alter ego Calonarang.

Entrambe sono una sorta di reincarnazione di Durga, il braccio armato degli dei, nella sua funzione di potenza femminile distruttrice. A Rangda/Durga sono consacrati, a Bali, i pura Dalem, i luoghi dei morti. La sua potenza è tale che non può essere sconfitta nemmeno dalle benefiche forze della luce. Come ogni lato oscuro, essa risorge dalle proprie ceneri e ridà il via ad una lotta è senza fine.

Da qui, dal dualismo alla base dell'universo indigeno, nascono i miti

e le leggende che a Bali danno vita ai servitori del lato oscuro della forza, come direbbe Obi Wan Kenobi. Ma qui, sulle verdi risaie, tra i vulcani azzurrini, tra i marosi che si frangono sulle spiagge coralline, non c'è lieto fine e il male non si fa schiacciare dal bene senza ribattere colpo su colpo. L'eternità della lotta fa immaginare all'uomo l'esistenza di esseri ambigui, i leak come sono chiamati qui. In essi si incarnano forze benigne e maligne, sono dispensatori di azioni benefiche e di altrettanti dispetti o, peggio, omicidi.

Il tratto sfuggente e impenetrabile, l'incertezza dell'approccio, causano la diffidenza, il fastidio, il tabù che li accompagna. Somigliano ai nostri maghi che, se cedono alla magia nera, diventano potenti e insidiosi, capaci delle malefatte più bieche e dediti ai riti cannibali più rivoltanti.

Di loro si raccontano soprattutto le storie truci che non le azioni benevole e sono i risvolti più sanguinosi e corrotti quelli che maggiormente stuzzicano la superstiziosa e terrificata attenzione del popolo.  

Giorni Balinesi  dieci anni a Bali e oltreWhere stories live. Discover now