Capitolo dodici

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Soo-Min non solo non era venuto a lavoro.

Soo-Min non sarebbe più venuto.

Soo-Min non c'era più.

Levi aveva passato gli ultimi due giorni a cercare di capire come un evento del genere potesse essere reale. Aveva camminato tutto il giorno avanti e indietro per la casa, aprendo e chiudendo tutti i cassetti.

Chissà quante cose aveva fatto senza prenderne coscienza. Forse si era alzato, di notte, e aveva fumato tutte le sigarette del pacchetto che Soo-Min aveva dimenticato sul tavolino, l'ultima sera.

L'orologio segnava le quattro del mattino quando Levi si siede fuori in balcone.

L'orologio segnava le quattro del mattino quando Levi si siede fuori in balcone

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Un lieve soffio di vento entra clandestino dalla finestra aperta.
Gli occhi di Arlène si aprono di scatto e si guardano intorno.

Erano le quattro e un quarto del mattino quando striscia fuori dal letto e si chiude in bagno per soddisfare i suoi bisogni. Chiude l'acqua del rubinetto e asciuga le mani nel panno ricurvo sul ripiano fissato al muro. Esce dal bagno per entrare nella cucina, dove si prepara un po' di latte caldo. 

Nel frattempo aveva riconosciuto la figura di Levi seduta fuori in balcone. Successivamente lo aveva raggiunto e si era seduta accanto a lui, con una tazza fumante fra le mani.

«Cosa fai sveglia a quest'ora?»

«E tu?»

«Ho chiesto prima io.»

«Ho aperto gli occhi e non c'eri.»

In silenzio, avevano guardato insieme il paesaggio notturno: le strade viste da lontano apparivano contornate da puntini luminosi.

«Inizio a pensare che Dio non esiste» aveva detto Levi a bassa voce. «Se esiste è un Dio crudele. Perché ci ha fatti nascere se poi ci lascia scegliere liberamente di morire?»

«Una volta qualcuno mi ha detto che bisogna fare scelte coraggiose per avere una vita diversa.»

«Pensi che quella di Soo-Min sia stata una scelta coraggiosa?»

«Soo-Min non era disturbato mentalmente, ma aveva un disturbo mentale. Accettare di capire di avere un problema e non essere il problema è un percorso lunghissimo. Non hai provato a pensare che forse... era solo stanco, Levi?»

La voce di Arlène si era rotta verso la fine. Levi aveva fatto uno sforzo enorme per non scoppiare a piangere davanti a lei. Così aveva continuato a parlare.

«Sono stato al funerale. Ho trovato assurda l'ignoranza diffusa sulle malattie mentali e comportamentali. La retorica del "vediamo che lavora sempre con il sorriso sulle labbra, quindi non era così grave" mi ha infastidito non poco.»

«Purtroppo sembra che bisogna rispettare uno standard di malessere per avere un reale disagio.»

«Aaaaisssh!» ringhia Levi alzando la voce inaspettatamente. «Mi manca già più di quanto lui non saprà mai.»

Arlène sorride appena. «Invece sì. Ti sta ascoltando da lassù», poi si allunga per accarezzarlo fra i capelli. «Sono cresciuti tanto. Sai, colorarli non è stata una brutta idea.»

Levi la guarda: le ultime parole di Soo-Min erano tornate brutalmente ad occupare la sua testa, e non poteva essere un caso che avessero scelto quel momento per farlo.

"La vita è troppo breve per non dire alla gente come ci sentiamo."

"Non c'è niente di cui aver paura."

«Arlène.»

Lei ricambia lo sguardo e ritira la mano. «Mh?»

Levi la guarda intensamente. Era troppo tardi per tornare indietro. «Ti amo.» Subito dopo gli era sembrato che stesse per avere un attacco di panico. «Respira Arlène. In fondo, non ho detto niente che non ti aspettavi.»

«È proprio quello il problema» sbotta lei allontanandosi di scatto.

«Allora rispondi alla mia domanda. Provi qualcosa per me, Arlène?»

«Non voglio.»

«Lo prendo come un sì.»

«N-no, io non voglio... niente. Non voglio una storia.»

Levi sospira. «Suvvia Arlène, sappiamo entrambi cosa volevi dire.»

Arlène sbatte le palpebre, disorientata, lasciando più tardi che lui l'abbracciasse. Gli circonda distrattamente la vita con un braccio, mentre Levi le appoggia il mento sulla spalla.

«Dimmi una cosa, Arlène» aveva detto lui con un filo di voce.

Arlène non apre bocca e si aggrappa alla sua schiena. Levi respira a pieni polmoni: era come se il suo corpo stesse realizzando prematuramente ciò che la sua mente si rifiutava anche solo di pensare.

«Sto finendo le carte da giocare. Continuerai a reprimere i tuoi sentimenti e nasconderti dietro ciò che ti spaventa, o andrai avanti una buona volta?»

Poco a poco Arlène aveva compromesso la sua pazienza e il suo stato mentale, già alterato. E aveva messo a dura prova le basi del loro rapporto. Fino al punto di non ritorno. 

Levi non avrebbe mai voluto innamorarsi di Arlène. 

So far away (Inspired by the lyrics of SUGA song)Where stories live. Discover now