Capitolo tre

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Levi gira il cartello bifacciale di legno -appeso alla porta d'ingresso del locale- da open a closed. Sbircia la figura di Arlène attraverso il vetro: i capelli erano in uno stato disastroso e l'elastico nero era scivolato fino alle punte.

I lampadari a sospensione illuminavano l'ambiente, con una luce calda che donava un senso di pace e offriva un prospettiva più accogliente.

Soo-Min stava sistemando alcune cose dietro il bancone, quando Arlène lo raggiunge e lo aiuta con i bicchieri da lavare. «Posso farti una domanda?» gli chiede alla fine, abbassando il tono della voce.

Soo-Min si gira verso di lei e appoggia il sedere al bordo del lavandino, incrociando le braccia al petto. «Non essere timida.»

«Secondo te gli è successo qualcosa?»

Soo-Min non aveva bisogno di chiedere chi fosse il soggetto della frase. «A Levi non piace parlare della sua vita.»

«E se gli fosse capitato qualcosa di brutto?»

«Perché non glielo chiedi direttamente? Siete venuti a lavoro insieme, oggi» allude Soo-Min.

«Cosa vorresti insinuare?» ride nervosamente Arlène.

In quel momento Levi distoglie lo sguardo dalla vetrata e si allontana dalla porta. Con la testa china, li ignora entrambi ed entra silenzioso nello stanzino.

Soo-Min colpisce scherzosamente la spalla di Arlène e torna a fare quello che stava facendo prima. Lei rimane a fissare l'orologio sulla parete, dove la lancetta più lunga avvisava che mancavano cinque minuti alla mezzanotte.

 Lei rimane a fissare l'orologio sulla parete, dove la lancetta più lunga avvisava che mancavano cinque minuti alla mezzanotte

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Era notte fonda quando Arlène apre gli occhi, percependo un movimento alle sue spalle. Levi era lì, con un braccio infilato sotto la testa e una cuffia nell'orecchio.

Il volume della musica era basso, infatti si avvertiva un suono falsato e meno violento, ma le note di Silence si distinguevano benissimo.

Tutti cercano un amore per iniziare una rivolta
Ma ogni volta che ti guardo negli occhi
Il mondo si calma

«Anche oggi non riesci a dormire?»

«Non ho sonno.»

«Ho notato che ti piace rimanere sveglio di notte. Sei un nictofilo.»

Levi sorride, mantenendo gli occhi chiusi. Aveva un fascino ammaliatore, o forse era il risultato di quella finta apatia nei confronti del prossimo. Li chiamavano tsundere* quelli come lui. Sì, a volte sembrava essere stato scritto da un mangaka*.

«Ho vissuto una cosa che non avevo provato mai, una sensazione di profonda noia esistenziale, continua e costante. Vivere in questo modo mi impedisce di pensare. Non ho bisogno di piangere, non mi sento solo, ma non mi sento nemmeno in compagnia. Che si fa in questi casi?»

Arlène si sistema sul fianco, con un gomito sul cuscino. Gli sposta un ciuffo caduto sulla fronte. «Si va avanti.»

Levi la guarda. «Qualcuno ti ha fatto tanto male, Arlène?»

«In tutta la mia vita ho appreso che le persone cattive che agiscono in modo cattivo, sono migliori di quelle che fingono di essere amiche. Quindi per anni ho giustificato azioni brutte che mi sono state fatte, parole che mi sono state dette. Ogni giorno è un nuovo giorno in cui sono consapevole che esistono persone cattive. È tosta aver capito che le persone possono essere cattive.»

Segue il silenzio, uno piacevole. Fuori dalla finestra, i gatti che miagolano e l'odore di uova marce che c'era ogni volta quando si effettuava la raccolta dei rifiuti.

«Scusa» ammette Levi. «Credo di non sapere più come ci si comporta in queste situazioni. Adesso, cosa dovrei dire per farti sentire meglio?»

Arlène sorride dolcemente. «Niente. Stai andando benissimo.»

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*Tsundere è un termine giapponese, ormai entrato anche nella terminologia coreana, usato per indicare un personaggio inizialmente freddo, che poi si scioglie con il tempo diventando amichevole.

*Il mangaka è un disegnatore di fumetti e/o illustra manga. Al di fuori del Giappone, manga di solito si riferisce a un fumetto giapponese e mangaka si riferisce all'autore del manga, che di solito è giapponese.

So far away (Inspired by the lyrics of SUGA song)Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz