Capitolo quattro

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Arlène era cresciuta venerando i sogni, desiderando trovare la chiave di una porta magica che l'avrebbe portata in un'altra dimensione, come Coraline.

Sognare era la sua unica via fuga per continuare a fissare degli obiettivi nella sua esistenza. Quella chiave la userebbe per aprire quella porta magica e l'abbandonerebbe alle sue spalle, senza più avere la possibilità - una volta catapultata nell'altra dimensione - di tornare indietro.

Alla fine di tutto, fuggiva sempre per giungere nelle parati scure della sua fantasia, rifiutando la realtà, spesso confondendo il confine tra di esse e prevedendo situazioni nelle quali non si sarebbe mai potuta trovare, ma avrebbe voluto. In fin dei conti, la realtà non ti permetterebbe mai di volare dove sarebbe impossibile farlo materialmente.


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Il cielo era orfano di stelle, ma una luna radiosa riposava alta nel cielo e i suoi raggi baciavano il mare.

La luna non era mai sempre la stessa. Ad Arlène piaceva pensare di lei come una compagna fedele, sempre di guardia, che se ne andava e tornava sempre con una nuova versione di se stessa. In un'altra vita, Arlène sarebbe voluta nascere Luna, capace di risplendere al buio, invece si sentiva come il Sole, in grado di brillare solo quando c'era la luce.

Per Leopardi, la luna rappresentava lo spazio infinito, che mette in moto il ricordo del tempo passato, il quale - seppur caratterizzato da eventi tristi e malinconici- appariva sfumato e attenuava l'intensità del dolore rendendo ogni cosa vaga e indefinita, quasi piacevole.

Dalla cassa continuava a diffondersi la musica, mescolandosi al suono delle onde che si infrangono alla riva.

Quando una storia finisce è dura
Quando finisce per tradimento è peggio
Fiducia spezzata e cuori spezzati

Arlène accoglie fra le labbra il sapore arguto delle lacrime, che scendevano rapide dagli occhi rintanandosi nella sua bocca. Erano calde, mentre il suo corpo era freddo.

Si alza, allontanandosi dal bagnasciuga e avvicinandosi alla riva. Entra nel mare e si ferma quando l'acqua arriva alle ginocchia. I sassi tintinnavano nelle tasche, ogni passo che faceva. Infine chiude gli occhi.

All'improvviso, un gatto miagola in lontananza. Arlène geme sorpresa e riapre gli occhi velocemente. Il gatto miagola di nuovo: il suo pianto era stridulo, profondo e prolungato. Arlène sorride sentendo le lacrime tornare a pungerle dietro gli occhi, minacciando di uscire.

C'è una possibilità, pensa. C'è ancora una possibilità.

Arlène torna indietro verso il bagnasciuga, verso il gatto. Era uno siamese. Si perde nei suoi occhi a mandorla, chiarissimi come il ghiaccio e luminosi come un cielo senza nuvole.

«Lo sai quello che hai appena fatto?» gli chiede Arlène e il gatto fa le fusa. «E lo sai che per questo io non posso permettere che tu sparisca dalla mia vita? Stasera ho avuto bisogno di te, ma avrò ancora più bisogno di te d'ora in poi.»

Il contrasto fra il colore del pelo -che andava dal bianco al beige- e i points*, lo rendevano così affascinante. Questi assumevano una tonalità più scura, simile a quella del cioccolato, sulle zampe, le orecchie e la coda.

Il campanellino che aveva al collo suona, mentre sgambetta verso di lei. Timido si lascia accarezzare. Arlène decide di non voler abbandonare quella posizione per nulla al mondo, avrebbero fatto ritorno a casa presto o tardi. Prima dovevano fare conoscenza, ma Chingu, sì ti chiamerò così, tu verrai a casa con me.


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*I points sono le aree più scure dello siamese. Le aree del corpo di un gatto siamese che sono più fredde consentono agli enzimi di funzionare e diventano più pigmentate o più scure. Questo è ciò che crea i punti di un siamese, su piedi, gambe, coda e viso.

So far away (Inspired by the lyrics of SUGA song)Where stories live. Discover now