Otto

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Denunciare quell’uomo è molto più semplice dell’affrontare le facce dei colleghi di suo padre e di Derek che lo guardano con compassione, quasi pena. Stiles esce dalla centrale che ha i brividi, una terribile sensazione addosso.

“Stiles, stai bene?” quasi sobbalza, quando sente la mano di Derek sulla spalla e gli rivolge lo sguardo, solo che quello di Derek diventa ancora più preoccupato.
“Ehi” dice, abbracciandolo stretto e, solo in quel momento, Stiles si rende conto di stai piangendo. Stringe a sua volta Derek, lasciando andare tutta la tensione e tutti i brutti pensieri che gli stanno attraversando la mente.
“Mi manca papà” dice.

“Lo so” gli sussurra Derek. “E mi dispiace che tu sia dovuto venire qui, ma era necessario. Che ne dici se saltiamo la scuola e andiamo a fargli visita in ospedale? Ti va di vederlo prima oggi?”

“Davvero posso?”

“Uno strappo alle regole per una volta non fa nulla. Dai, andiamo e poi ti porto a mangiare un gelato.”

“Non sono un bambino, Der” protesta.

Derek lo spinge verso la macchina, senza rispondere.

Quindici minuti dopo, stanno entrando entrambi nella stanza di Noah che se ne sta lì, collegato con tanti cavi ai macchinari, il cuore che batte regolare. Prendono due sedie, mettendosi al suo fianco e Stiles subito stringe la mano di suo padre tra le sue. “Ciao papà, siamo in due oggi, hai visto?” dice, sorridendo, sentendosi un po’ meglio rispetto a prima. “Derek mi ha fatto saltare la scuola, ha una brutta influenza su di me, vedi? To-torna presto...”

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Derek trattiene a stento le lacrime di fronte al dolore di Stiles. L’ha visto arrabbiato, triste, ma lì è diverso, lì è un ragazzino al capezzale di suo padre in coma da troppo tempo. È così fragile che Derek vorrebbe solo proteggerlo da ogni male. “Ciao, Noah” dice sorridendo. “Tuo figlio è un teppista già di suo, non dargli ascolto” dice e Stiles si volta a guardarlo per fargli una linguaccia.

“Non è vero, papà! Mi sono comportato un po’ male con lui, ma ora è tutto okay, comincia a piacermi. Hai ragione quando dici che è un bravo ragazzo. Derek è davvero meraviglioso.”

Stiles parla a suo padre, ma i suoi occhi sono in quelli di Derek che sente il proprio cuore accelerare i battiti.
“E tuo figlio anche se è un mezzo teppista è un ragazzino a posto, intelligente e maturo” risponde allo stesso modo.

Derek vede Stiles sorridere, poi si rende conto che si è sporto in avanti solo quando le sue labbra hanno già toccato le sue. È un tocco veloce, leggero, dura solo un attimo, ma Derek sa di star guardando il ragazzo che ha di fronte con occhi sbarrati. L’ha sul serio baciato in ospedale?
“Non fare quella faccia, non c’è nessuno” e fa un occhiolino.

“Stiles, non farlo mai più, okay? Potrebbe essere pericoloso” e si volta verso la porta, per fortuna chiusa e nel corridoio sembra non esserci nessuno, da quello che vede dal piccolo vetro su di essa.

“Scusa” è il sussurro di Stiles che, poi, torna a guardare suo padre e a raccontargli della scuola, di Scott e chissà cos’altro. Derek è troppo concentrato sul suo cuore impazzito.

Quando dopo il gelato tornano a casa, Derek decide di dover comunque lavorare per un po’ mentre Stiles si chiude in camera a studiare. Ne esce solo qualche ora dopo e sembra quasi arrabbiato quando si mette in piedi di fronte a Derek con le braccia incrociate. “Non funziona” dice.

Derek inarca un sopracciglio. “Cos’hai rotto?”

“Nulla! Sei stato tu!”

“Io? Ho rotto qualcosa in camera tua stando qui? Col pensiero?”

AffidatiWhere stories live. Discover now