Uno

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Stiles non si è mai sentito così spaesato e spaventato. Si sta guardando intorno, ma in realtà non vede realmente ciò che lo circonda, sta solo cercando di non cadere a pezzi.
Suo padre ha avuto un incidente pochi giorni prima, un tipo gli ha sparato durante una rapina e da qual momento Noah non si è più svegliato. Non ha ben capito quali siano le ragioni mediche, perché sul serio non c’è con la testa, ma sa che è in coma e che non sanno quando e se si risveglierà. Stiles ha passato due giorni a casa di Scott, sdraiato nel letto del suo amico e senza riuscire nemmeno ad aprire bocca, la prima parola che ha detto, due giorni dopo l’incidente è stata “Col cazzo!”, urlata ad un assistente sociale che era andato a fargli alcune domande. Ricorda vagamente di essersi anche messo ad urlare mentre l’uomo, affiancato da Melissa, gli spiegava tutto ciò che sarebbe successo da quel momento in poi. Stiles aveva anche ascoltato, ma gli era quasi venuto da ridere. “Perché non posso semplicemente stare con Scott e Melissa come sto già facendo?” aveva poi chiesto, alterato.

“Perché la signora McCall ha un lavoro poco stabile, con orari diversi ogni giorno e non è quello che si consiglia per un ragazzo che come te ha subito uno shock, Stiles.”

“Ah, sì, certo, meglio mandarmi a casa di un perfetto estraneo!”

L’uomo si era piegato in avanti, cercando forse di prendere le mani di Stiles tra le sue, ma lui si era spostato come scottato. “Lo conosci da almeno dieci anni, non è un estraneo e, per di più, tuo padre l’ha indicato come persona da chiamare per le emergenze. Non è una decisione che abbiamo preso a caso.”

“E lui si occuperebbe di un diciassettenne per... per chissà quanto tempo?”

Stiles urla ancora, ma l’uomo annuisce. “Sì, gliene abbiamo già parlato e dice che se è volontà di tuo padre, glielo deve.”

Ed è per questo che Stiles a poche ore da quella conversazione si ritrova nel loft del consulente della polizia, Derek Hale.

“Stiles, puoi metterti comodo, fare come fossi a casa tua. Poi puoi sistemarti sul soppalco, io prendo il divano.”

“Perché sei così gentile con me?” chiede scazzato. “Perché diavolo hai accettato? Potevi dire di no! Perché non mi hai lasciato da Melissa?!”

Stiles urla, ma Derek sembra impassibile, anzi, ha quasi lo sguardo dolce. E Stiles si infuria ancora di più, non vuole essere compatito.

“So che avresti preferito stare con il tuo amico, ma hai bisogno di un adulto che si prenda cura di te e io posso prendere un po’ di ferie o lavorare da casa, mentre Melissa no. Forse ora sei ancora troppo arrabbiato, ma ti è successa una cosa brutta e prima o poi te ne renderai conto.”

Stiles gli si avvicina, sfidandolo. “E tu sei l’adulto? Tu? Quanti anni hai? Venticinque?”

Derek sembra alzare gli occhi al cielo. “No, Stiles, ne ho quasi vent’otto e non sono sicuramente adulto quanto Melissa, ma più di te di certo e so prendermi cura di t-”

“Io non ho bisogno di te!”

Derek non risponde, ma prende la sua valigia e va al piano di sopra. Stiles, sentendosi ignorato, si infuria, vorrebbe spaccare tutto. Vero che ha diciassette anni, ma chi sono quelli per prendere decisioni al suo posto? Saprà lui cosa è meglio, no? Saprà chi lo fa stare bene? E di sicuro non è un mezzo estraneo! Proprio il mezzo estraneo che sta scendendo di nuovo la scala a chiocciola. “Preparo il pranzo, ricordo che ti piace la pasta al pomodoro” dice, senza aspettare la risposta di Stiles che nemmeno ha voglia di parlargli. Si siede sul divano, il cellulare tra le mani.

(Ore 13:23) Scott, portami via di qui, aiutami a scappare. SS

(Ore 13:23) Va così male? Derek ti tratta male? Quel posto è brutto? SM

AffidatiWhere stories live. Discover now