Cielo in tempesta

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6. CIELO IN TEMPESTA

“C’è un’apertura tra i due mondi: il mondo degli stregoni e quello degli uomini viventi. C’è un luogo dove i due mondi si incontrano.”
(Carlos Castañeda)
 
Erano le due del pomeriggio quando Artemis, Klaus e Marcel atterrarono a New Orleans. Tornarono a palazzo con un taxi e furono accolti da una tavola imbandita per il pranzo.
"Artemis!" strillò Freya.
Artemis fu attaccata dall'abbraccio della bionda, ma non ebbe la forza di ricambiare. Si era risvegliata durante il volo, e per fortuna Klaus aveva soggiogato le hostess perché non si rendessero conto di una ragazza svenuta sull'aereo. Si era addormentata e svegliata più volte, aveva anche vomitato e aveva perso sangue dal naso.
"Sei molto pallida. Stai bene?" chiese Keelin.
Artemis guardò Klaus e lui capì che gli stava chiedendo aiuto.
"Artemis è molto stanca. Ha sopportato l'incantesimo di occultamento per tre giorni, è stremata. Ha bisogno di riposare."
Elijah finse di crederci. Era strano che una persona senza umanità chiedesse aiuto ad un'altra.
"Beh, le camere sono tutte occupate. Abbiamo numerosi ospiti."
"Artemis starà in camera mia. Io starò nello studio." Disse Klaus.
Artemis annuì per ringraziarlo e Freya subito si prodigò per prendere il suo bagaglio.
"Vieni, ti accompagno di sopra."
Elijah si avvicinò al fratello, che intanto seguiva Artemis con lo sguardo preoccupato.
"Che succede, fratello?"
"Artemis ha recuperato l'umanità."
"E come?"
Klaus sospirò e strinse forte il manico della valigia fino a far sbiancare le nocche.
"Sua madre è viva."
 
Due giorni dopo
Artemis aprì gli occhi e la luce la colpì dritto in faccia, obbligandola a ripararsi con il cuscino. Si voltò dall'altro lato e la sveglia segnava le undici del mattino. Si mise seduta, le girava ancora la testa e aveva un leggero sentore di nausea. Andò a farsi la doccia - anche se la vasca idromassaggio di Klaus era invitante per un bagno - e indossò vestiti comodi. Si asciugò alla svelta i capelli e intorno a mezzogiorno scese di sotto.
"Permesso!"
Il cortile era gremito di gente: camerieri che allestivano i tavoli, tecnici delle luci, addetti che sistemavano cavalletti in ogni dove.
"Ehi, Artemis!" La salutò Keelin.
"Ciao...ma che sta succedendo?"
"Il museo di arte contemporanea farà una mostra questa sera e Klaus ha proposto il palazzo come location." 
In quel momento un uomo passò accanto a loro trasportando una statua imballata.
"Oh, eccola! Ben svegliata, mia cara."
Klaus comparve dall'altra parte del cortile, le mani dietro la schiena e un sorriso radioso. La raggiunse e le toccò delicatamente la spalla.
"So che stasera ci sarà una mostra qui. Fai le cose in grande." Disse Artemis.
"Noi Mikaelson non facciamo mai le cose in piccolo. Comunque, sei pronta? Ti porto in un posto."
Artemis salì di sopra per recuperare il cappotto e la sciarpa, tornò giù e si incamminò con Klaus in direzione della chiesa.
"Dove andiamo?"
"A casa è impossibile parlare, perciò ti porto nell'antro stregato di Freya. Lì potremo avere il silenzio che ci serve."
 
Artemis non ne poteva più di quella stretta scala a chiocciola che si riduceva man mano che si saliva. Klaus davanti a lei procedeva spedito, abituato a frequentare quel luogo. L'odore di incenso che proveniva dalla chiesa si diradava mentre arrivavano in cima.
"Perché tua sorella ha scelto come ufficio streghe il campanile?"
"Perché la chiesa è sconsacrata."
Infatti Artemis ora notava le candele che costeggiavano gli scalini, i piattini di bronzo in cui bruciava la salvia, cerchi di sale nelle nicchie delle pareti.
"Suggestivo." Mormorò.
Klaus si fermò davanti ad una porta di legno traballante. Abbassò la maniglia e Artemis fu investita da un odore di erbe miste, fra cui anche la verbena.
"Ehilà!" Disse Freya, contenta.
Artemis rimase sulla soglia con espressione accigliata. Seduti attorno al tavolo da lavoro c'erano Mabel e Brenda.
Elijah se ne stava in un angolino senza dare fastidio.
"Una riunione di famiglia." borbottò Artemis.
Klaus chiuse la porta dietro di loro e le indicò una sedia dove prendere posto.
"Siamo qui perché dobbiamo capire cosa sta succedendo." Spiegò Freya.
Artemis si guardò attorno e si sentì a disagio con sua zia e sua nonna sedute accanto come se prendessero il tè delle cinque.
"Ho dormito per due giorni, non so molto."
"Freya, esponile le novità." Disse Elijah.
Freya le raccontò che lei ed Elijah erano andati a ispezionare la cripta dei Cooper, le raccontò del libro di magia nera e della bambola Vudù di Bella. Omise la questione del sangue di Mikael, erano troppe informazioni da digerire in una volta sola.
"Oscar pratica una magia oscura da anni?" domandò Artemis.
"Si chiama Ancien Vudù, ed è una delle magie oscure più pericolose al mondo insieme all'Espressione." Disse Brenda.
"E l'Ancien Vudù gli ha dato il potere di controllare le persone." Aggiunse Mabel.
Artemis si massaggiò le tempie, sentiva la testa pulsare ed era difficile pensare.
"Ma come? Oscar non ha più i poteri dopo che ha rubato lo specchio mesoamericano. Ecco perché vuole rubare i miei poteri."
Brenda si alzò in piedi e si affacciò alla finestra, da lì poteva vedere la cripta di famiglia dove suo fratello per anni aveva nascosto i suoi gingilli magici.
"Oscar usa l'Ancien Vudù sin da ragazzo, quando ancora aveva la magia. È così che ha soggiogato tua madre. Faceva sacrifici e controllava le persone con le bambole, come nel caso di Bella. Quando ha perso i poteri a causa dello specchio, ha pensato che l'unico modo per riaverli fosse rubarli a te."
"E adesso come può invocare centinaia di spiriti? Ci vuole un potere immenso, migliaia di sacrifici." Disse Elijah.
"Non è stato compiuto nessun sacrificio, ho controllato già." Disse Freya.
Artemis con la coda dell'occhio guardò Klaus che si rigirava fra le mani un rametto di salvia. Le venne in mente di quando le aveva stretto la mano per aiutarla a mantenere l'occultamento.
"E se Oscar avesse una fonte magica inesauribile? Potrebbe attingere potere all'infinito."
"E come?" Chiese Brenda, confusa.
"Con un vampiro." Confermò Mabel.
Artemis annuì, contenta che lei e sua nonna si fossero capite al volo.
"Pensateci: Oscar non ha poteri, non può compiere sacrifici altrimenti viene scoperto, ma comunque si è impadronito di un incantesimo potente."
"Può farlo solo perché ha una fonte incredibile da cui prendere potere." Disse Freya.
"I vampiri sono immortali, sono una fonte di energia continua e infinita." Aggiunse Brenda.
"Non è scomparso nessun vampiro dal Quartiere, altrimenti lo avrei saputo." Disse Elijah.
Klaus sospirò, quella faccenda si era appena complicata più del necessario.
"C'è un solo posto fuori dal Quartiere Francese dove si riuniscono i vampiri solitari."
"Lakewood." disse Elijah con voce tetra.
 
Klaus guardava fuori dal finestrino e passava in rassegna ogni indicazione stradale in cerca di Lakewood.
"Gira a sinistra."
Artemis inserì la freccia e svoltò lentamente, sebbene non ci fosse nessuno per strada.
"È deserto questo quartiere."
"Perché è abitato solo da vampiri. Gli umani sono stati cacciati una decina di anni fa. Qui si riuniscono i vampiri ribelli e solitari, quelli che non hanno un gruppo."
Artemis schivò un cadavere in mezzo alla via, il sangue rendeva le ruote scivolose.
"Macabro divertimento."
"Sono dei selvaggi, senza regole e senza remore. Non vogliono fare accordi con l fazione umana, vogliono nutrirsi senza pagare le conseguenze. E ci riescono."
"Fantastico. In pasto ai lupi." disse Artemis.
Klaus ridacchiò e le lanciò un'occhiata, era tesa anche se riusciva a mascherarlo bene.
"Sei tu che ti sei voluta unire a me. Potevo cavarmela da solo."
"Lo sai perché sono qui, Klaus."
Artemis imboccò una strada piena di buche, lì lo sviluppo urbano non arrivava da anni.
"Perché?"
"Perché sento che non mi state dicendo tutto. Freya mi guardava in maniera strana, evitava di incrociare il mio sguardo."
Klaus abbassò gli occhi, non poteva mentirle. 
"Ci sono un paio di cose che non ti ho detto solo perché non volevo caricarti. Sei appena tornata umana, i sentimenti hanno un peso difficile."
"Piantala con queste stronzate. Dimmi che cosa succede davvero."
Klaus stava per parlare quando Artemis inchiodò di colpo. Un vampiro era saltato sul cofano e gli fissava attraverso il parabrezza.
"Lui è un cattivone, vero?" disse Artemis.
"Della specie peggiore."
Klaus scese dall'auto e incrociò le braccia al petto.
"Niklaus Mikaelson." Salutò il vampiro.
"Sean, scendi dalla macchina. È costosa."
Sean balzò giù e diede un pugno al cofano, bucando la carrozzeria.
"Che cosa ci fai qui? Non è la tua zona."
"Siamo venuti ad indagare. E non fare niente di sciocco, la mia accompagnatrice è una strega."
Artemis affiancò Klaus e si infilò le mani in tasca, la mente già pronta a recitare un incantesimo.
"Su cosa state indagando?"
"Vogliamo sapere se alcuni vampiri di Lakewood sono scomparsi."
"Tu c'entri qualcosa?"
Sean sguainò i canini e si avvicinò a Klaus. Artemis accese una sfera di fuoco sulla mano e la puntò contro di lui.
"Stai calmo. Non vogliamo problemi. Rispondi alla domanda."
Sean alzò le mani e indietreggiò, adesso si era fatto serio.
"Nell'ultimo mese sono scomparsi due vampiri di Lakewood, Jake e Vanessa. Una sera sono andati nel Quartiere Francese e non sono tornati."
Klaus corrugò la fronte, era strano che i vampiri di Lakewood si ritrovassero a Bourbon Street.
"Perché sono andati nel Quartiere Francese?" 
"Una strega li voleva incontrare per un lavoro."
"Ricordi il nome della strega?" chiese Artemis.
"No, ma l'ho vista quando è venuta qui per parlare con loro. Aveva i capelli biondi ed era vestita di rosa."
"Ti ringrazio, Sean. Adesso ce ne andiamo."
Artemis raggiunse lo sportello e trovò un vampiro seduto al posto del guidatore. Sentì un rumore metallico e vide che Sean aveva sbattuto Klaus contro la macchina.
"È colpa vostra se i miei sono scomparsi." Disse Sean.
"Noi non c'entriamo niente." Obiettò Klaus.
"Billy, diamo una lezione a questi due."
Artemis cercò di scappare ma Billy l'afferrò e le conficcò i denti nel collo. Lei gridò, il dolore era tremendo e la pelle bruciava mentre il sangue veniva risucchiato.
"Non avresti dovuto." Mormorò Klaus.
In un secondo bucò il petto di Sean con la mano e gli strappò il cuore. Lo vide cadere a terra e gli diede un calcio per sfondargli il cranio.
Artemis intanto sentiva la carotide pulsare sotto i canini del vampiro. Con la poca forza che le restava gli diede una testata e gli mise una mano sulla fronte.
"Phasmatos ossox!"
Il vampiro gridò mentre tutte le ossa del suo corpo si spaccavano una dopo l'altra fino a lasciarlo piegato in due dal dolore. 
Klaus gli fu subito addosso e gli mozzò la testa, lasciando sull'asfalto una chiazza di sangue rosso lucente.
"Stai bene?"
Artemis si premette la mano sul collo ancora sanguinante, ma per fortuna la vista stava tornando lucida.
"Non sto bene. Ho due buchi nel collo."
Klaus si morse il polso e lei bevve poche gocce di sangue. La ferita si rimarginò in pochi secondi e lei si sentì subito meglio.
"Dobbiamo andarcene prima che ne arrivino altri." Disse Klaus.
Artemis salì in macchina e accese il motore, felice di lasciare quel quartiere.
"Sono stranamente d'accordo con te." 
 
Artemis si versò da bere non appena tornarono a palazzo. L'alcol era una sensazione piacevole dopo l'attacco del vampiro.
"Ah, vedo che Lakewood ha fatto dimostrazione della propria indole selvaggia."
Elijah le riempì un secondo bicchiere e questo lei lo bevve a piccoli sorsi.
"Sono stata meglio. Però almeno abbiamo delle informazioni che confermano la mia ipotesi."
Klaus e Freya si unirono alla conversazione mentre la salvia bruciava affinché nessuno al di fuori della stanza potesse ascoltare.
"Oscar usa dei vampiri?" chiese Freya.
"Sì. Da Lakewood sono scomparsi due vampiri nelle settimane passate. È stata Bella che con uno stratagemma li ha attirati a Bourbon Street e poi li ha consegnati a Oscar."
"Quella ragazza era malefica." Costatò Elijah.
"E recitava così bene da ingannarci tutti." Disse Klaus.
Artemis ne approfittò del momento di silenzio per sganciare la bomba.
"Avete dato un'occhiata alle carte che ha lasciato mia madre?"
I tre Mikaelson spalancarono gli occhi si guardarono fra di loro con sospetto.
"Non abbiamo avuto ancora modo." Disse Elijah.
"C'è tempo, tranquilla." Aggiunse Klaus.
Freya guardava su e giù per evitare Artemis, il che fu una risposta esaustiva.
"Certo. Beh, io vado a prepararmi per la serata. Questo sangue sul collo non si toglie da solo."
 
Le tende chiuse la oscuravano la stanza tanto da sembrare che fosse notte.
Artemis disegno col gesso un cerchio e dispose tutto intorno una serie di candele accese. Si pulì il collo con un fazzoletto di cotone e lo sistemò al centro del cerchio. Si sedette a terra a gambe incrociate e chiuse gli occhi dopo aver fatto un profondo respiro.
"Maltuscanum anium par vas."
Le fiamme delle candele brillarono come stelle e il calore si diffuse in tutta la stanza.
"Adesso ti dai alle sedute spiritiche?"
Miriam comparve al centro del cerchio, le mani sui fianchi e l'espressione infastidita.
"È l'unico modo per invocare un defunto. Ho un favore da chiederti."
"E quale sarebbe?"
Artemis allungò le gambe e col la testa fece cenno al corridoio esterno.
"Devi origliare la conversazione che si sta tenendo adesso nello studio di Klaus. Mi stanno nascondendo qualcosa e io devo sapere cosa."
"È per via di tua madre? L'ho vista lasciare un plico di carte e poi scappare. Non vince di sicuro il premio come genitore dell'anno."
"Nessuno dei nostri genitori lo vince. Comunque, lo farai?"
"In cambio cosa ottengo?" 
Artemis scosse la testa, quei giochetti non la divertivano.
"Sei morta. Cosa puoi mai volere in cambio?"
"Che risposta sagace, sei proprio mia sorella. Non voglio niente, lo farò e basta."
"Grazie, Miriam. Davvero." 
Miriam annuì e attraversò la parete per andare a spiare la riunione di famiglia. Nel frattempo Artemis si fece una doccia e cercò qualcosa di decente da mettersi per la mostra.
Un'ora dopo scese in cortile. Le prime persone stavano già arrivando, per cui il bar era aperto e lei andò a prendersi un drink analcolico.
Le opere d'arte erano state esposte lungo i lati del cortile, ciascun dipinto era illuminato da un faretto e protetto da un vetro sottile. Artemis si fermò ad ammirare un dipinto che raffigurava una macchia al centro di un vortice rosso.
"Ti interessa?"
Klaus era sbucato dal nulla. Sorrideva, elegante nel suo completo blu che gli faceva risaltare gli occhi.
"Stavo cercando di interpretarlo."
"L'artista ha voluto raffigurare un pensiero fisso che non si perde neanche nel vortice di altri pensieri."
"Che brutti i pensieri fissi."
Klaus agguantò al volo un Martini dal vassoio di un cameriere e si mise a giocare facendo roteare il liquido trasparente.
"Non tutti i pensieri fissi sono brutti. Ad esempio, l'amore è bello."
Artemis fece spallucce, era una visione fin troppo romantica per lei.
"Se lo dici tu."
"La vita è fatta anche di cose belle, Artemis. Di cose che ti rendono felice."
"Come no."
Klaus proseguì verso un’altra opera che rappresentava un uomo e una donna avvolti dalle ali di un corvo nero.
"Paolo e Francesca, innamorati e dannati per l'eternità. Romantico, no?"
"Tragico." Ribatté Artemis.
"Non penso che la dannazione eterna per amore valga la pena?"
Ora Klaus la guardava come se fosse l'unica persona al mondo. Quando la guardava, e lo faceva sempre, aveva lo sguardo carico di passione e speranza, di struggimento e amore immenso. Artemis rabbrividì e si strinse le braccia al corpo.
"Sono già fin troppo dannata. Vorrei un amore che mi faccia sentire beata per una volta."
Klaus rimase senza parole. Artemis aveva sofferto e lui era stato così idiota da offrirle un amore doloroso. No, lei meritava un amore pieno di gioia e serenità.
"Artemis..."
"Buonasera!" li salutò Rebekah.
Insieme a lei c'era Marcel, che guardava altrove fingendo disinteresse.
"Hai portato anche il fidanzato imbecille." Disse Artemis.
"Ma è grazie al mio fidanzato che il, tua zia e tuo fratello siamo vivi."
Klaus alzò gli occhi al cielo, sua sorella alle volte sapeva essere così teatrale.
"Sorella, eravate semplicemente addormentati. Non eravate morti."
"Ovviamente stai dalla parte della tua principessina."
Rebekah sbuffò come un toro inferocito e andò a salutare Freya per impedirsi di uccidere il fratello maggiore.
 
Erano all'incirca le undici di sera quando Artemis intravide Miriam al cancello del palazzo. Senza farsi vedere sgattaiolò fuori e si allontanò dall'edificio.
"Hai scoperto qualcosa?"
Miriam stava tentennando, il che era insolito per lei, e questa significava che aveva scoperto qualcosa di importante.
"Sei sicura di voler sapere?"
"Miriam, parla. Per favore."
"So che le carte lasciate da tua madre sono state spedite a Kol e Davina per essere studiate. Freya tiene una copia in chiesa. Pare che siano incantesimi dal grimorio di nostro padre."
"E poi?"
Miriam si morse le labbra, e fu allora che Artemis si preoccupò. 
"Artemis, quello che sto per dirti potrebbe cambiare molte cose per te. Te lo dico perché me lo hai chiesto, ma non fare stupidaggini."
"Avanti, dimmi."
"Il tuo potere di manipolare le emozioni è così forte perché nostro padre somministrava a tua madre incinta il sangue di Mikael."
"Mikael...intendi..."
"Il padre degli originali. Il vampiro cacciatore di vampiri."
Artemis sentì il cuore schizzarle in gola. Dovette reggersi al cancello per non crollare.
"Tu discendi da due potenti congreghe, eri destinata ad essere straordinaria."
"Devo vedere quelle carte." Disse Artemis.
Miriam ghignò e con la testa le indicò la chiesa che svettava nel cielo notturno.
"Andiamo al campanile, sono sicura che saprai scassinare una porta."
Artemis seguì la sorellastra, lasciando la mostra senza avvisare nessuno. 
Il Quartiere quella sera era chiuso al pubblico per lavori su Bourbon Street, il manto dell'asfalto si era spaccato e andava riassestato.
Miriam superò il cantiere e diede una sbirciata alla strada scavata.
"Il nuovo sindaco è un buono a nulla. Se fossi ancora io a capo della città, questa strada sarebbe già in funzione."
"Anche da morta non conosci l'umiltà."
"Perché essere umile quando sono Miriam Cooper?" Ribatté lo spirito.
Una ventina di minuti dopo si ritrovarono davanti al portone del campanile. Era sigillato da un incantesimo, ma ad Artemis bastò surriscaldare la maniglia perché si aprisse. La scalinata era buia e fredda, l'odore di salvia ancora forte. Miriam afferrò una fiaccola e Artemis l'accese per illuminare l'ambiente. Iniziarono a salire, Artemis per prima e la sorellastra per seconda.
"Hai detto che ero destinata ad essere straordinaria. In che senso?"
Miriam risaliva gli scalini senza guardare, un vantaggio della morte era quello di non poter inciampare, e sospirò.
"Sai, Artemis, c'è una cosa che non ho mai detto a nessuno. Riguarda nostro padre."
"Cosa?"
"Tu sei l'ultima figlia, questo ti ha resa la sua ultima speranza. Nostro padre ha dato sangue di vampiro anche a me e a Nate. L'ho scoperto solo quando stavo per sposarmi. Mio marito Andrew era molto legato alla tradizione e prima del matrimonio ha voluto fare una cerimonia di purificazione. Durante la cerimonia la ciotola con il mio sangue ha preso fuoco, segno che era impuro. Quando ho chiesto spiegazioni a nostro padre, lui mi ha confessato di aver dato a me e a Nate sangue di vampiro per renderci più forti. Il suo esperimento era fallito perché io e Nate siamo figli della stessa discendenza poiché i nostri genitori provengono dalla stessa congrega."
Artemis si arrestò a metà scalinata e con la fiaccola illuminò l'espressione affranta di Miriam.
"Ha fallito con voi e ha pensato di provare con me. Io che sono figlia di due congreghe diverse."
"Sì. Il divieto di unirsi fra congreghe diverse si deve al fatto di voler evitare che nascessero streghe dal potere immenso come te."
"Oscar ha sempre pianificato tutto."
Miriam annuì, se fosse stata in vita avrebbe anche pianto.
"Io, tu e Nate siamo vittime di un padre che ha solo giocato con le nostre vite. È tempo che lui muoia."
"Avremo la nostra vendetta, te lo giuro."
 
Klaus fece tappa al bar per ordinare un drink e si appoggiò al bancone per ammirare la mostra. Se avesse potuto, avrebbe dedicato la vita intera all'arte.
"Fratello, ti vedo soddisfatto." Disse Elijah.
"È stata una serata grandiosa. Abbiamo venduto molte opere."
"Sono contento. E per quell'altra questione?"
Klaus ritirò il suo bicchiere e ne ordinò uno per il fratello.
"Brenda e Mabel stanno esaminando tutto il materiale che ci ha mandato Alaric. Freya, invece, si sta occupando delle carte lasciate da Yvette. Per ora Artemis non lo deve sapere, ha bisogno di tempo per metabolizzare che la madre non è morta."
"Perché Yvette è viva? Questa è la vera domanda."
Klaus stava per rispondere quando una scossa fece tremare tutto il palazzo. Gli ospiti urlarono e iniziarono a correre per mettersi al riparo.
"Guardate!" strillò qualcuno.
Klaus non aveva mai visto un cielo così. Era viola, lampi azzurri che squarciavano le nuvole nere. Cominciò a piovere poco dopo. La pioggia era ghiacciata, come spilli di vetro freddo nelle ossa.
Freya andò da loro evitando un fulmine che bruciò un dipinto.
"Sta succedendo! L'incantesimo degli spiriti!" 
"Niklaus, tesoro!"
Klaus avrebbe riconosciuto quella voce stridula fra mille. Aurora de Martel comparve al centro del cortile, i capelli rossi mossi dal vento sembravano fili di sangue. 
"I nostri nemici morti stanno tornando." Disse Elijah.
"Dobbiamo lasciare la città adesso!" Disse Freya.
Klaus fissò Aurora, era incredibile che dopo secoli lei fosse ancora una spina nel fianco. Ma se Aurora era tornata, allora si sarebbero fatti avanti anche altri. Dovevano scappare.
"Dov'è Artemis?"
Freya sbatté le palpebre come se si stesse risvegliando dal sonno. Fino ad allora non aveva pensato ad Artemis, convinta che si aggirasse per la mostra.
"Non lo so. Non la vedo da un po'."
"Klaus!" lo richiamò Hayley.
Ora che gli invitati erano tutti scappati, a palazzo erano rimasti solo i Mikaelson. Ed erano in trappola.
"Dannazione..." sibilò Elijah.
Un centinaio di volti si affacciavano dalla balconata del cortile. Parte dei loro nemici era lì, ad un palmo di distanza, pronti a farli fuori uno a uno.
"Buonasera a tutti."
Oscar Cooper entrò a palazzo con l'espressione vittoriosa, un condottiero a capo di un esercito di mostri.
"Lei dov'è?" ringhiò Klaus.
"Andiamo a scoprirlo."
 
La puzza di bruciato infestava il campanile e Artemis si affrettò ad aprire l'unica finestrella sgangherata. Aveva fatto esplodere il baule in cui Freya conservava tutto il materiale da strega e anche le carte che aveva lasciato Yvette.
"Che roba è?"
Miriam l'affiancò e diede una controllata alle pagine. Riconobbe incantesimi comuni, formule magiche consuete, e poi riconobbe qualcos'altro.
"Questi incantesimi sono di magia nera, appartengono all'Ancien Vudù."
"Come lo sai?" indagò Artemis.
"Perché mentre cercavo un modo per riportare in vita mia madre mi sono imbattuta in questa magia, ma richiedeva troppo potere."
Artemis non fece nessun commento sarcastico, del resto anche lei aveva fatto il possibile per trovare il Libro dei Morti e riavere sua madre. In quello lei e Miriam erano uguali.
"Quindi Oscar ha studiato l'Ancien Vudù e ha usato il sangue di Mikael per creare una strega con capacità da vampiro."
"Ha fallito con me e Nate, quindi ha provato con te e ha avuto successo. E adesso vuole il frutto del suo esperimento."
Una lampadina si accese nella mente di Artemis. Un collegamento che fino ad allora le era sfuggito. Guardò il baule di Freya, aveva un coperchio, conteneva qualcosa.
"Un contenitore."
"Come?" fece Miriam.
"Oscar voleva un contenitore per custodire la magia delle emozioni."
"Stai dicendo che..."
Miriam svanì in un soffio. Artemis sussultò per la sorpresa. 
Un fulmine baluginò nella soffitta. Il cielo era violaceo e carico di nuvoloni.
"Artemis! Vieni giù, mia cara."
Era la voce di Oscar. Artemis sentì il cuore battere così forte da temere le spaccasse le costole. 
Corse giù per le scale senza fiaccola, era spinta dalla adrenalina.
Quando uscì in strada, il vento gelido la colpì in faccia facendola rabbrividire. Aveva iniziato a piovere e la pioggia era simile a cubetti di ghiaccio.
Oscar era a pochi metri da lei, sorrideva. Ai suoi piedi c'era Klaus in ginocchio, i ricci spettinati e il naso pieno di sangue.
"Lascialo andare. Lui non c'entra niente." Disse Artemis.
"Oh, invece lui è un punto focale. E sai perché? Perché tu lo ami e questo lo rende una tua debolezza."
Artemis odiò sentirsi così esposta, la sua vulnerabilità buttata così su piazza.
"Che vuoi?"
"Voglio tua madre. So che Yvette è viva e so che ti ha consegnato una copia del mio grimorio. Tu mi dici dove si trova tua madre e io ti restituisco il tuo fidanzato."
Artemis era perplessa ma non lo diede a vedere. Cercò di mantenere ostentata una certa sicurezza.
"Perché dovrei consegnarti mia madre? Non puoi davvero credere che io ti dia questa informazione."
"Perché tua madre si è finta morta e ti ha abbandonata. Una madre così non merita la tua considerazione."
Oscar sapeva come ferirla, ma lei era una donna forte e ormai sapeva parare i colpi.
"Perché vuoi sapere dove si trova Yvette? Per ucciderla? Non sono d'accordo."
Oscar sbuffò. Afferrò Klaus per il collo e con la magia gli fece schizzare il sangue dalla bocca e dagli occhi.
"A te la scelta: o salvi una madre bugiarda o salvi l'uomo che ami. Hai ventiquattro ore di tempo, dopodiché l'ibrido muore."
"No!"
Artemis non ebbe il tempo di riflettere perché Oscar si era volatilizzato insieme a Klaus.
 
Salve a tutti! 💕
Insomma, la trama si infittisce e ormai la guerra è iniziata.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

BLOODY WAR 3 || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora