Gli Esiliati

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1. GLI ESILIATI

"Privare la magia del suo mistero sarebbe assurdo come togliere il suono alla musica."
(Orson Welles)

Artemis arrivò a casa dei Mikaelson con gli occhiali da sole, un doppio caffè nero e la faccia di una che non dormiva da giorni. In effetti non aveva chiuso occhio per leggere ogni singola pagina del grimorio di sua madre. Sentiva che c'era un segreto da scovare e aveva tutta l'intenzione di riuscirci.
Raggiunse il salotto e trovò Freya che spulciava due scatoloni polverosi.
"Alla buon'ora!" la rimproverò la bionda.
Artemis liquidò la questione con un cenno della mano e si lasciò cadere sul divano con un sospiro; quanto avrebbe voluto farsi un pisolino!
"Lo sciamano ha vuotato il sacco?"
"No. Non ha detto neanche una parola."
Freya tossì dopo aver tirato fuori un vecchio fascicolo che cadeva a pezzi. Una pagina si staccò e si frantumò sul pavimento.
"E' il materiale inviato da Caroline?" chiese Artemis.
"Sì, entrambi gli scatoloni sono pieni." Disse Freya.
"Allora mettiamoci al lavoro."

Klaus sbatté i pugni sulla scrivania facendo staccare un pezzo di legno all'angolo. Era furioso e stentava a credere di non essere riuscito a ricavare mezza informazione dallo sciamano.
"Brutta giornata?"
Artemis entrò nel suo studio con un pacco di patatine in mano e gli occhiali da sole appesi al collo del maglione. Era pallida e due mezze lune nere le cerchiavano gli occhi.
"Hai fatto baldoria la scorsa notte? Sei uno straccio."
L'idea che Artemis fosse uscita a festeggiare e che magari avesse incontrato qualcuno - un ragazzo - gli faceva ribollire ancora di più il sangue.
"Sono rimasta sveglia a studiare il grimorio di mia madre. C'è qualcosa che non mi torna."
Klaus si accomodò e sprofondò nella pelle della poltrona, si versò da bere e sorseggiò con calma.
"In che senso?"
Artemis si sedette sulla scrivania a gambe incrociate, le borchie gli anfibi che graffiavano il legno lucido.
"Mia madre era innamorata persa di Oscar e sono stati insieme sin da giovani. Possibile che lei non sapesse nulla degli esperimenti?"
"Sul serio credi che tua madre lo sapesse? Insomma, Yvette lo avrebbe fermato."
"Mabel pensava che Oscar fosse riuscito a manipolare l'anima di una persona."
"E tu pensi che si trattasse di tua madre." Aggiunse Klaus.
"Esatto. A quanto pare lei era accecata dall'amore per lui tanto da sfidare le leggi delle congreghe, il che è strano perché mia madre era una persona corretta e onesta."
"Come possiamo avere una conferma di questa teoria?"
Artemis scese dalla scrivania e si passò una mano fra i capelli, i riflessi ramati che rilucevano ai raggi del sole; Klaus deglutì a fatica.
"Dobbiamo trovare Oscar il prima possibile. E' l'unico che può darmi che risposte che cerco."
"Artemis, per ottenere quelle risposte dovrai lasciarlo in vita."
La ragazza gli rivolse un sorriso crudele, uno che riuscì a spaventare anche l'ibrido.
"Oh, lo terrò in vita il tempo necessario, dopodiché lo ucciderò."

"Okay, ci rinuncio. Qui non c'è niente." Si lamentò Hayley.
Erano ore che stavano passando in rassegna la documentazione sugli Esiliati e non avevano scoperto un granché.
"Forse io ho qualcosa..." disse Keelin.
Artemis, che fino ad allora aveva scarabocchiato su un documento di identità disegnando le corna sulla testa della persona in questione, si risvegliò di colpo e sbatté le palpebre.
"Ditemi che abbiamo un bell'omicidio fra le mani."
Freya le lanciò un'occhiataccia, non amava quell'umorismo privo di umanità.
"Si tratta di un suicidio avvenuto nel 1990 nel Quartiere." Disse Keelin.
La pagina di giornale fece il giro dei presenti: si trattava del quotidiano di New Orleans datato all'undici ottobre del 1990 in cui si riportava la notizia di una giovane ragazza che si era buttata dal balcone della sua stanza.
"E cosa c'entra con noi?" domandò Artemis.
"Gira la pagina e guarda bene la foto." Disse Freya.
In seconda pagina c'era la fotografia del palazzo dove abitava la ragazza e c'era un gruppo di persone raggruppate a guardare la polizia che eseguiva i primi rilievi. Sulla parete dell'edificio era stata disegnata una grande 'E' e fra quelle persone spuntavano i visi di tre persone che Artemis conosceva bene: sua madre, Oscar e lo sciamano che tenevano come prigioniero.
"Mia madre faceva parte degli Esiliati."
"Impossibile. Gli Esiliati erano streghe e sciamani cacciati dalla città." Disse Freya.
"Oppure esisteva anche un gruppo in città che agiva in incognito." Rifletté Hayley.
Artemis si alzò e puntò lo sguardo sulla porta che permetteva l'accesso alle segrete del palazzo.

Klaus era preoccupato dalla nuova scoperta su Yvette perché temeva che questo avrebbe inasprito l'anima di Artemis e tornare indietro sarebbe stato ancora più difficile. Se Artemis iniziava ad avercela con sua madre, allora niente le avrebbe restituito l'umanità. Doveva pensare in fretta ad una soluzione e agire ancora più in fretta per salvare l'anima della giovane strega, o sarebbe andata perduta per sempre.
"Klaus, eccomi." Disse Freya.
Aveva lasciato che fosse Artemis a preparare il siero della verità e si era facilmente defilata con una banale scusa.
Klaus controllò che il corridoio fosse sgombro e chiuse la porta dello studio.
"Dobbiamo parlare di Artemis. È urgente restituirle l'umanità."
"E come?" Chiese Freya.
"Dobbiamo darle una scarica di emozioni così forte da farla crollare."
"Ma Artemis non ha niente per cui valga la pena lottare. Lo vedi anche tu che è una ragazza persa, sola, senza speranze."
Klaus lo sapeva bene. Lo leggeva negli occhi di Artemis che la vita per lei era solo inerzia, andava avanti solo perché respirava.
"Trova un modo, sorella. Trova l'unica in grado di fare breccia nella sua anima."
"Non è così semplice." Obiettò Freya.
"Allora datti da fare."
La strega lo fulminò con lo sguardo ma non disse altro, del resto sapeva anche lei che era urgente risolvere la questione dell'umanità di Artemis.

Elijah camminava intorno alla gabbia magica che rinchiudeva lo sciamano. L'uomo era impassibile, non si lamentava, non supplicava, ma anzi si limitava a fissare un punto indistinto sulla parete rocciosa dei sotterranei.
"Conoscevi Yvette Dumont, lo sappiamo. C'è una foto che vi ritrae insieme. Anche lei faceva parte del vostro gruppo?"
"Ti conviene parlare." Gli intimò Hayley.
Artemis, che fino ad allora era rimasta appoggiata al muro, si fece avanti e si piegò sulle ginocchia pe guardare in faccia lo sciamano.
"L'articolo fa riferimento ad una ragazza che si è tolta la vita. Scommetto che gli Esiliati c'entrassero qualcosa. E' stata colpa vostra?"
Fu allora che un lampo di rabbia si accese negli occhi dell'uomo.
"Alice era una di noi! Non le avremmo mai fatto del male!"
Elijah ed Hayley si scambiarono un'occhiata e lei tornò di sopra per cercare informazioni su questa Alice.
"Perché è morta?" chiese Artemis.
"L'hanno uccisa. Le Congreghe l'hanno maledetta e l'hanno fatta impazzire fino a togliersi la vita."
"Yvette faceva parte degli Esiliati?"
Lo sciamano scoppiò a ridere come se Artemis avesse fatto la battuta più divertente del mondo.
"Yvette e Oscar erano a capo degli Esiliati. La mammina non te lo ha mai detto?"
"Bastardo!"
Artemis, colta dalla rabbia, tirò un pugno all'uomo rompendogli il naso. Anche lei si fece male, spaccandosi le nocche. Ritirò la mano e la agitò per placare il dolore.
"Basta! Datti una calmata!"
Elijah allontanò la ragazza dalle segrete e la tenne per il braccio fino a quando non tornarono di sopra.
"Che succede?" Domandò Klaus.
Sbarrò gli occhi quando vide la mano di Artemis che sanguinava.
"Artemis ha rotto il naso dello sciamano. Pensaci tu a curarla." Disse Elijah.
Artemis si scostò dal vampiro con uno scatto di spalle e si andò a sedere in cortile. Klaus la seguì, si fermò davanti a lei e incrociò le braccia come quando rimproverava Hope.
"Hai fatto bene a colpirlo. Ho sentito ciò che ha detto di tua madre."
"Ha ragione." Mormorò lei.
"Come, prego?"
La ragazza si alzò, si tolse la giacca con uno strattone e si tamponò la mano sui jeans.
"Mia madre era così innamorata di Oscar che si è messa a capo di un gruppo di squilibrati. Io te lo dicevo che qualcosa non mi quadrava."
Klaus sospirò, quella trama si infittiva e stava prendendo una brutta piega.
"Mi sembra assurdo che tua madre fosse una degli Esiliati. Yvette era una persona tranquilla e pacifica, non si sarebbe mai schierata con dei terroristi magici."
Artemis spalancò la bocca per parlare ma la richiuse, troppo sconcertata dal pensiero che le aveva appena attraversato la mente.
"Tutti ricordano Yvette come una persona tranquilla. O era un'abile bugiarda oppure..."
"...era sotto incantesimo." concluse Klaus.
"Devo parlare con Mabel."
Klaus non ebbe il tempo di ribattere che la ragazza si era già fiondata fuori dal palazzo. Trattenendo un sospiro di frustrazione, recuperò le chiavi dell'auto e la seguì.

Artemis batteva i piedi a tempo di musica; aveva acceso la radio in macchina e la canzone in ascolto era Don't start now di Dua Lipa.
Era pomeriggio inoltrato e come sempre il Bayou era avvolto da un'aria spettrale, inglobato in una coltre di nebbia che nascondeva i lupi.
Klaus parcheggiò all'ingresso della palude dove un cartello vietava l'accesso nelle ore notturne. L'ibrido ruppe la catena e la scavalcò. Artemis fece lo stesso e si incamminarono verso il cuore del Bayou.
"Artemis, cerca di essere gentile con Mabel. Ci serve il suo aiuto."
"Stai dicendo che non sono gentile?"
"Sto dicendo che la tua mancanza di umanità può esserci di intralcio."
Artemis, stufa di quel continuo rimando alla sua perduta umanità, mise una mano sulla spalla di Klaus e gli infuse la calma. I muscoli dell'originale si rilassarono all'istante e sorrise allegramente.
"Andrà bene, Klaus. Vero?"
"Oh, andrà benissimo! Facciamo tutto con calma e avremo successo."
Continuarono a camminare fino ai margini di una zona paludosa. Lì una capanna malandata sorgeva sotto un'antica quercia. Le finestre erano rotte e la porta era mezza scardinata, il perfetto antro di una strega.
"Sentivo puzza di cadavere." Esordì Mabel.
Era uscita sulla soglia non appena aveva udito il loro vociferare. Ora li guardava con disprezzo per aver disturbato la sua quiete.
"Siamo venuti in pace." Disse Artemis.
"Una strega senza umanità e un ibrido non vengono mai in pace."
"Vogliamo solo informazioni su vecchie vicende." Spiegò Klaus.
Mabel avrebbe voluto cacciarli ma Artemis era pur sempre sua nipote e non poteva negarle l'aiuto, soprattutto non dopo che grazie a lei si era liberata dal mondo prigione.
"Entrate."
L'interno era piuttosto decente, notò Artemis. c'era odore di salvia dappertutto, ciò significava che Mabel purificava la capanna ogni giorno.
"Siamo qui per gli Esiliati, vogliamo saperne di più."
"Gli Esiliati, una piaga di questa città."
Mabel si appoggiò alla parete e attraverso la finestra fissò il cielo che si tingeva di nero. La luna rifletteva fili d'argento sui suoi capelli, la somiglianza con Yvette era innegabile. Artemis, invece, non aveva i capelli biondi come loro, anzi lei somigliava di più a Brenda e a Miriam.
"Ti ascolto." Disse Artemis.
"Gli Esiliati erano un gruppo di sciamani che nel Settecento praticava magie contro gli umani: maledizioni, follia, omicidi, suicidi. Ritenevano che la stregoneria fosse la forza suprema e gli esseri umani dovessero soccombere ad essa. Furono cacciati dalle congreghe e, per l'appunto, furono esiliati. Per secoli non si sono avute loro notizie, tutti pensavamo che la fratellanza fosse ormai estinta. Invece Oscar e il suo compare, un certo Aaron, hanno ricostruito il gruppo e hanno reclutato gli sciamani e le streghe più forti della loro generazione."
"Mia madre era una di loro." disse Artemis.
"Tua madre e Oscar erano i più potenti di New Orleans, ecco perché insieme si misero a capo degli Esiliati. All'epoca avevano solo 16 anni."
"Ma gli Esiliati non si erano rintanati fuori città?"
"Sì, ma il nuovo gruppo agiva sia in città sia fuori città."
Artemis lesse nello sguardo della nonna una strana emozione, una velata paura.
"Mia madre ha commesso crimini contro gli umani?"
Mabel abbassò gli occhi, quasi fosse stata schiaffeggiata dal senso di colpa.
"Yvette ha maledetto una ragazza. Si chiamava Alice Holland, era una semplice umana. A quei tempi Alice frequentava Aaron ed è venuta a conoscenza della magia."
"Perché l'ha uccisa?"
"Alice aveva scoperto qualcosa. Una sera venne al cimitero mentre stavamo compiendo il rituale del Raccolto e si mise a blaterare di sacrifici e magia nera. Sembrava uscita di senno, dunque nessuno le diede retta. Il giorno dopo si è buttata dal balcone della sua camera.
Yvette l'ha uccisa per timore che qualcuno scoprisse la verità."
Artemis trattenne un conato di vomito. Aveva sempre considerato sua madre una eroina, buona e gentile. Invece adesso scopriva un lato oscuro e omicida che mai avrebbe pensato possibile. Le sembrò di aver vissuto per anni insieme ad una estranea.
"Che cosa scoprì Alice?"
"Nessuno lo seppe mai." Rispose Mabel.
"Le congreghe non indagarono sulla morte di Alice? Insomma, solo poche ore prima aveva parlato di magi nera."
Mabel, che ora sembrava sfiancata da quei ricordi, sospirò.
"Tutti sapevano che Oscar c'entrava qualcosa, ma nessuno osò toccare il pupillo della città."
"Ma è stata mia madre ad uccidere la ragazza."
Mabel si alzò, scostò la tendina di pizzo usurato e guardò la luna semipiena.
"Yvette era controllata da Oscar."
Fu allora che Artemis unì tutti i puntini e il disegno che venne fuori era spaventoso.
"Era mia madre la persona su cui Oscar ha fatto esperimenti di manipolazione."
"Io sono convinta che Oscar abbia manipolato l'anima di Yvette e che l'abbia costretta così a uccidere Alice. Mia figlia era buona, non avrebbe mai tolto la vita a una persona senza motivo."
"Come ha fatto?"
"Gli serviva un potere enorme." intervenne Klaus.
Artemis solo allora si ricordò di lui. Era stato così calmo che si era dimenticata della sua presenza.
"Tutto è appuntato nel grimorio di Oscar. Era preciso e segnava ossessivamente tutto."
"Il grimorio è scomparso." ammise Artemis.
"Beh, vi conviene trovarlo perché al suo interno sono custoditi incantesimi oscuri e potenti che portano caos e distruzione."
Artemis strinse i pugni e soffocò l'ondata di rabbia che le ribolliva nel sangue. Oscar era da sempre un abile stratega e muoveva a suo piacimento le pedine del gioco, ma era giunta l'ora di cambiare le regole.
"Grazie dell'aiuto."
Mabel annuì e rimase immobile fino a quando la porta non si richiuse. Dopodiché aprì il medaglione che portava al collo e pianse sulla foto che ritraeva Yvette.

Artemis si era fatta silenziosa, palesemente persa nei propri pensieri.
"Su cosa stai riflettendo?" chiese Klaus.
Per tornare in città stava facendo il giro lungo in modo che avessero più tempo per parlare.
"Oscar ha attinto ad una fonte di magia davvero potente per riuscire a manipolare l'anima di mia madre. Quale fonte? Mabel l'altro giorno ti ha detto che Oscar praticava magia sacrificale uccidendo i turisti, dunque ha questo servivano i rapimenti."
"La magia sacrificale è molto potente." Convenne Klaus.
"Ma non è abbastanza per manipolare l'anima." Disse lei.
"Quindi Oscar ha usato un'altra fonte di potere, o anche più fonti."
Artemis si massaggiò le tempie nel tentativo di alleviare la pressione. La sua mente era in subbuglio, stava cercando una soluzione a quell'enigma. Chiuse gli occhi e fece un respiro, doveva concentrarsi. Poteva quasi sentire le proprie mani scavare nella miriade di pensieri che affollavano la sua testa. Poi ne trovò uno e lo afferrò.
"Andiamo da Vincent. Sbrigati!"

Vincent osservava Klaus mentre si aggirava nel salotto di casa sua ad ammirare i libri impilati sugli scaffali. Era calmo, fin troppo per il suo carattere irascibile.
Artemis, al contrario, era agitata e lo indicava il fatto che si stesse guardando attorno con sospetto.
"Che sta succedendo?"
"Ho una domanda per te: i sacrifici sono una grande fonte di potere, giusto?"
Vincent si sedette sul divano e si mise in ascolto, incuriosito da quella visita inaspettata.
"Sì."
"Quindi uccidere qualcuno dà potere, è corretto?"
"Sì, è corretto."
Artemis si avvicinò a lui, lo sguardo serio e l'espressione cupa.
"Anche un suicidio può dare potere?"
"Sì. I suicidi sono morti considerate morti violente e rilasciano una potente energia che può essere assorbita e trasformata in potere. Perché me lo chiedi?"
"Perché abbiamo scoperto che anni fa una ragazza si è tolta la vita e la responsabile è mia madre. È probabile che Oscar abbia manipolato l'anima di mia madre e che l'abbia costretta a uccidere Alice inscenando un suicidio."
"E manipolare l'anima richiede una fonte immensa di potere." concluse Vincent.
"Esatto. Oscar rapì e uccise molti turisti all'epoca, da questi sacrifici assorbiva la magia."
"Oscar è un mostro." disse Vincent.
Il telefono di Klaus squillò e lui lo recuperò dalla tasca per leggere il messaggio.
"Artemis, dobbiamo rientrare. Ci sono novità."
"Va bene."
L'ibrido fu il primo ad uscire, mentre Artemis fu trattenuta sulla soglia da Vincent.
"Stai diventando come tuo padre. Te ne rendi conto?"
"Di che parli?"
"Hai manipolato le emozioni di Klaus e lo hai reso innocuo come un agnellino. Non puoi giocare con l'anima delle persone, è un gioco troppo pericoloso. Rischi di perderti e di diventare come Oscar."
Artemis avvertì un odio viscerale per se stessa. Vincent aveva ragione: si stava comportando come l'uomo che stava combattendo. Non poteva permettersi di diventare la persona che detestava.
"E come posso tornare indietro? I vampiri hanno quel famoso interruttore per riaccendere le emozioni, ma io sono la prima strega che perde l'umanità."
Vincent le mise le mani sulle spalle e le fece un piccolo sorriso.
"L'umanità è dentro di te. Devi solo scavare in fondo per ritrovarla."
"Artemis? Andiamo, dai!" la richiamò Klaus.

Artemis sbarrò gli occhi quando vide Brenda seduta in cortile con Freya. Sarebbe andata a finire molto male se gli Originali avessero scoperto che stava tramando con Brenda alle loro spalle.
Elijah li intercettò nel corridoio, elegante nel suo completo blu notte.
"Bentornati. Abbiamo un'ospite che reca notizie interessanti."
"Dacci un minuto." disse Artemis.
Elijah annuì e si unì alle due donne. Artemis doveva sistemare le emozioni di Klaus prima che qualcuno si accorgesse che le aveva forzate; non voleva altre ramanzine quella sera.
"Artemis, stai bene?" domandò Klaus.
La ragazza gli prese la mano, ricercò la calma e la fece dissolvere come neve al sole. Klaus sbatté le palpebre un paio di volte, come se si stesse risvegliando da un sogno. Per fortuna non si era accorto di nulla.
"Freya ci aspetta." Disse Artemis.
Klaus la seguì senza dire niente, eppure adesso sentiva addosso la sensazione di aver perduto qualcosa.
"Brenda ha delle novità che vi piaceranno." disse Freya.
Artemis era un fascio di nervi. Se Brenda avesse rilevato la loro collaborazione, di certo sarebbe scoppiato un putiferio in cui Klaus l'accusava di averlo tradito e Freya la cacciava dal palazzo. Guardò Brenda nella speranza che captasse il suo messaggio di tacere. La donna le restituì lo sguardo e annuì appena.
"Per conto mio ho iniziato a indagare per capire come abbia fatto Oscar a fuggire dalla prigione, purtroppo a questo mistero non ho dato ancora una risposta. Però nelle mie ricerche sono andata a casa di Oscar per cercare indizi e ho scoperto che il suo grimorio è scomparso. L'ho cercato dappertutto senza risultati."
"Sei venuta a riferirci i tuoi fallimenti?" la incalzò Klaus.
Brenda gli rivolse un'occhiataccia e riprese a parlare guardando Artemis.
"Ho trovato dell'altro. Oscar scrive sul suo grimorio usando un particolare inchiostro che io gli ho regalato di ritorno da un viaggio in Bulgaria. Ho trovato una boccetta quasi vuota di inchiostro e sono venuta qui per chiedere a Freya una mano."
"Per fare cosa?" indagò Artemis.
Solo allora notò che sul tavolino del cortile c'erano due mappe, una di New Orleans e una del globo, e la boccetta di liquido nero.
"Dato che Oscar è protetto da un incantesimo di occultamento, possiamo almeno localizzare il grimorio usando l'inchiostro."
"L'inchiostro al posto del sangue. Ingegnoso." commentò Klaus.
"Forse trovando il grimorio troveremo anche Oscar." disse Elijah.
"O il complice." disse Brenda.
Artemis sapeva quanto fosse importante trovare il grimorio poiché a detta di tutti lì erano riportati incantesimi devastanti.
"Facciamolo."
Freya si inginocchiò davanti alle cartine e rovesciò sulla carta alcune gocce di inchiostro. Brenda si mise dall'altro lato del tavolino e strinse le mani di Freya. Unendo i loro poteri l'incantesimo di localizzazione era più efficace.
"Phasmatos tribum, nas ex veras, sequitas atramentum."
Artemis rimase colpita dal fatto che il classico termine "sanguinem" fosse stato sostituito da "atramentum" in quanto non si trattava di cercare una persona tramite il sangue bensì di inchiostro.
Il liquido strisciò come un serpente da una cartina all'altra e si concentrò sul Marocco.
"Oh, no." mormorò Klaus.
Brenda si accorse che i due fratelli Mikaelson si erano scambiati uno sguardo eloquente.
"Cosa?"
"Kol a Marrakech ha causato un incidente diplomatico che gli è costato l'esilio."
Artemis emise un sospiro e si passò una mano fra i capelli.
"Ovviamente avete combinato guai proprio nella città dove si trova il grimorio."
"Fu tutta colpa di Kol che decise di andare a letto con la figlia di un ricco mercante di stoffe."
"C'è anche un altro problema." si intromise Brenda.
Freya arricciò il naso e sbuffò, ancora problemi.
"Cioè?"
"Fra tre giorni a Marrakech avrà inizio il Mercato della Magia."
"Cos'è?" chiese Artemis.
"È il mercato nero della magia: si vendono incantesimi, oggetti magici, amuleti, pozioni, ingredienti pericolosi e grimori."
"Perché mai Oscar dovrebbe mettere in vendita il proprio grimorio?" rifletté Elijah.
"Beh, non ci resta che scoprirlo." Disse Klaus.
"Fratello, non penserai davvero di andare in Marocco!"
"Elijah ha ragione. E poi io posso andarci da sola." Disse Artemis.
Klaus la guardò e inarcò le sopracciglia, l'espressione irritata da quella proposta.
"Tu credi che ti lascerei andare da sola? Non ho ancora perso il senno, mia cara."
"Klaus ha ragione. Al Mercato potrebbe succederti di tutto." Disse Brenda.
Provava per quella ragazza una insolita sensazione di protezione. In fin dei conti era sua nipote, era normale provare un briciolo di affetto. Aveva già perso Miriam, non poteva perdere anche lei.
"E va bene, mi porterò il cucciolone aggressivo." Accettò Artemis.
In quel momento Keelin ed Hayley fecero ingresso a palazzo, la prima con la divisa medica da lavoro e la seconda con un volantino in mano.
"Domani sera si terrà il ballo in maschera organizzato dal nuovo sindaco." Annunciò Hayley.
Freya visionò il volantino e si passò una mano fra i capelli.
"Un'occasione in cui potrebbe accadere di tutto."
"Gli Esiliati secondo voi attaccheranno al ballo?" domandò Keelin.
"Può darsi. Chissà dove si sono infiltrati."
"Ci occuperemo di qualsiasi minaccia al ballo." Ordinò Klaus.
Con un assenso generale il gruppo si congedò; era passata la mezzanotte e avevano tutti bisogno di staccare la spina.
Artemis raccattò la sua borsa tracolla dalla cucina e si avviò verso il cancello. Klaus le fu accanto in un baleno.
"Ti riaccompagno in motel? Oppure qui c'è sempre la camera di Rebekah a disposizione."
"Qui c'è troppa gente. Preferisco stare da sola."
"Artemis..."
"No, Mikaelson. Smettila di starmi addosso. Faccio quello che mi pare quando mi pare, con o senza umanità."
Klaus abbassò la testa, trafitto dalla durezza nella voce della ragazza. Sembrava che più provasse amore per lei e più venisse respinto, una sorta di orribile legge del contrappasso.
"Va bene. Perlomeno permettimi di darti un passaggio, lì fuori è pericoloso per una strega."
"D'accordo."

Freya sbatté i pugni sul tavolo facendo tremolare le fiamme delle candele. Un pensiero fisso le aveva impedito di prendere sonno, così aveva deciso di rintanarsi nel suo antro per trovare una soluzione. Klaus le ha chiesto di trovare un modo per risvegliare l'umanità di Artemis e a lei è venuta in mente una mezza idea. Peccato che non avesse messo in conto il fallimento, che ora bruciava amaramente.
"Freya, sono qui." Disse Klaus.
L'ibrido entrò nella stanza con le chiavi della macchina ancora in mano. Era stranito dal fatto che la sorella lo avesse convocato a quell'ora.
"Artemis è al motel?"
"Sì, l'ho appena lasciata. Che succede?"
Freya accese la salvia in modo che il fumo coprisse le loro voci; nel Quartiere non sapevi mai chi era in ascolto.
"Abbiamo un problema, credo. Tu mi hai chiesto di trovare un modo per riaccendere l'umanità di Artemis e io l'ho fatto."
Klaus si illuminò, la speranza gli brillava negli occhi.
"Parlamene."
"Pensavo di evocare lo spirito di Yvette e usarla per riaccendere i sentimenti di Artemis. Sua madre è l'unica chiave per arrivare al suo cuore."
"Un'ottima idea. Quale sarebbe il problema?"
Freya si sedette sullo sgabello e indicò una sciarpa blu a fiori bianchi al centro del tavolo.
"Ho chiesto a Keelin di rubare quella sciarpa dalla valigia di Artemis perché apparteneva a Yvette. Con quella ho evocato il suo spirito."
"Dunque?" La spronò Klaus.
"Il suo spirito non c'è."
"In che senso il suo spirito non c'è? Sei sicura?"
Freya lo linciò con lo sguardo. Era una delle streghe più potenti al mondo, sapeva fare bene il suo lavoro.
"È da un'ora che ci provo. Ho addirittura tentato con tre incantesimi di invocazione diversi. Lo spirito non c'è da nessuna parte."
Un brivido freddo attraversò Klaus, una sensazione dolorosa gli si conficcò nelle ossa.
"E questo che cosa significa?"
"Significa che Yvette non è morta."


Salve a tutti! ❤️
A quanto pare Artemis non conosceva i segreti di sua madre. E adesso Yvette potrebbe essere anche viva...
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

BLOODY WAR 3 || Klaus Mikaelson Where stories live. Discover now