La battaglia finale

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10. LA BATTAGLIA FINALE

"L'unica vita che valga la pena di esser vissuta è la vita magica."
(Richard Bach)

Artemis impiegò qualche minuto a rialzarsi. Le scosse e la luce l'avevano destabilizzata.
Sentì un forte senso di vertigine che la costrinse ad appoggiarsi alla parete.
"Artemis, stai bene?"
Klaus le stava accarezzando le guance con i pollici mentre la scrutava in cerca di eventuali ferite.
"Io sto bene...tu no!"
Klaus si accorse solo allora che la maglietta era impregnata di sangue.
"Sto bene. La ferita si è aperta solo per qualche secondo."
Artemis gli sollevò la maglia e la benda era tutta rossa, ma per fortuna il sangue si era fermato.
"Nik! Vieni subito!" Lo chiamò Rebekah.
Keelin era stesa a terra, era pallida e si era spaccata il sopracciglio sinistro sbattendo contro un mobile durante il terremoto. Klaus la prese in braccio e la depose sul divano.
"Keelin!" pianse Freya.
"È solo svenuta." Disse lui.
Elijah aiutò Hayley e Kol si andò a versare da bere. Un cellulare caduto a terra prese a squillare.
"È Vincent." Disse Freya.
Klaus le tolse il telefono e rispose per lei.
"Dimmi che hai buone notizie."
Vincent aveva il fiatone, stava correndo per scappare dagli Esiliati.
"Purtroppo no. Il quinto fascio di luce, quello al centro, parte dal cimitero."
"Qualcuno è ferito o morto?"
"Solo qualche ferito. Le congreghe stanno portando tutti fuori dal Quartiere. Risolvete la faccenda."
Lo sciamano chiuse la chiamata e Klaus digrignò i denti per la rabbia.
"Oscar è al cimitero, è da lì che ha aperto l'ultima connessione con l'Ancien Vudù. Vincent e le congreghe stanno sfollando il Quartiere."
"Andiamo." Disse Artemis.
Kol le sbarrò la strada e le impedì di aprire la porta.
"Non vai da nessuna parte. Dobbiamo ancora risolvere la questione dell'amuleto."
Artemis gli consegno la collana e cercò di uscire, fallendo di nuovo.
"E non sai come battere Oscar." Aggiunse Hayley.
"Voi distruggete l'amuleto e io..."
"No." Disse Freya.
Si allontanò da Keelin per mettersi di fronte ad Artemis, aveva lo sguardo di ghiaccio.
"Tu andrai con Rebekah perché ti serve un aiuto per affrontare Oscar."
"Quale aiuto?"
Rebekah lesse un messaggio sul cellulare e lo mise subito in tasca, dopodiché fece tintinnare le chiavi della macchina.
"Andiamo, ragazzina. Il tuo pacco è arrivato a New Orleans."
"Che sta succedendo?" chiese Klaus.
"Tu mi servi qui." Disse Freya.
Artemis salutò Klaus con un cenno della testa e uscì insieme a Rebekah. L'ibrido le corse dietro.
"Aspetta! Rebekah, dacci un minuto."
La vampira bionda annuì ed entrò in macchina.
Artemis si mise le mani in tasca e sollevò il mento per guardare Klaus.
"Che c'è?"
"Freya ci sta separando. Non so quando ci rivedremo."
"Entro mattina sarà tutto finito." Disse lei.
Klaus non poté resiste ancora. Poggiò la fronte su quella della ragazza e le circondò il viso con le mani, carezzandole le tempie dolcemente.
"Io ti amo, Artemis Dumont."
"Mikaelson, io non..."
"Voglio solo che tu lo sappia. Qualunque cosa accadrà, lontani o vicini, io voglio che tu sappia che ti amo."
Artemis rimase salda. Se si fosse abbandonata ai sentimenti sarebbe stata la fine. Doveva restare lucida per la battaglia finale.
"Ci vediamo presto, è una promessa."
Artemis gli diede un bacio a stampo e si infilò subito in auto. Klaus rimase da solo a fissare i fari che si perdevano nella notte.

Artemis vide una serie di villette a schiera, una chiesa e un piccolo cimitero. Non conosceva New Orleans così bene, ma di sicuro erano fuori città.
"Che posto è?"
"Siamo in un borgo che dista mezz'ora da New Orleans. Venivo a lavorare qui negli anni Trenta quando ero infermiera."
Rebekah guidò fino al porto, o meglio un pontile di legno e una baracca malmessa, e fermo l'auto. Artemis scese e si guardò intorno senza intuire perché fosse lì.
"Ah, ecco la mia donna!"
Marcel sbucò dall'ombra e Rebekah gli andò incontro per abbracciarlo e baciarlo. Artemis non lo vedeva da Marrakech, da quando aveva ucciso Bella.
"Volete rapirmi?"
Marcel le lanciò un'occhiata divertita e scosse la testa. Le consegnò un sacchetto di iuta macchiato di terra.
"È per te. È un regalo di Freya."
All'interno del sacchetto c'era un anello con una grossa pietra azzurra sopra che emanava flebili bagliori dorati.
"Un anello?"
"Il turchese è una pietra che amplifica i poteri. L'anello è stato forgiato da una strega di Tokyo esperta di oggetti magici. Freya ha pensato che fosse un valido aiuto contro Oscar."
"Ecco perché sei sparito dopo Marrakech."
"Sì. Meno persone sapevano dov'ero, meno erano le probabilità di essere scoperto."
Artemis si infilò l'anello e avvertì un formicolio nel sangue come se avesse preso la scossa.
"Adesso dobbiamo portarti al sicuro." Disse Rebekah.
"No! Devo raggiungere Oscar!"
protestò Artemis.
Rebekah alzò gli occhi al cielo, era snervante la voglia di cacciarsi nei guai della ragazza. Stappò una boccetta e soffiò la polvere gialla in faccia ad Artemis. La strega svenne fra le braccia di Marcel.
"Polvere soporifera? Sei sempre preparata, amore mio."
Rebekah gli fece l'occhiolino mentre apriva lo sportello posteriore per adagiare Artemis.
"Stai per sposare una donna davvero in gamba, Marcellus."

Artemis aprì gli occhi e fu assalita da una tremenda sensazione di nausea. Non riusciva neanche a mettersi seduta.
"Piano, non ti sforzare."
Brenda apparve nel suo campo visivo e le allungò un bicchiere di acqua.
"Perché sono con te?"
"Perché Freya e Kol stanno distruggendo l'amuleto e tu devi essere controllata per evitare di fare stupidaggini."
Artemis si accorse di essere distesa su un divano, c'era un odore di muschio molto forte.
"Siamo nel Bayou?"
"Sì. Il branco di Hayley ci ospita."
Brenda si affacciò alla finestra e sospirò, quasi le sembrava di essere in prigione.
"È l'amuleto la scatola che Oscar vuole usare per contenere i miei poteri."
"Lo so, Rebekah mi ha aggiornata. Non ci posso credere che Oscar controllava Mabel e non ce ne siamo accorti."
"È bravo nella manipolazione. Era sempre Mabel, è questo che ci ha ingannato. Quanto tempo ha impiegato per diventare così bravo nella manipolazione?"
Brenda si sedette sulla poltrona accanto al divano e tese una mano verso il fuoco che ardeva nel camino.
"Anni e anni di pratica. Ha iniziato con le bambole vudù e poi si è evoluto grazie all'Ancien Vudù. Nei suoi appunti ci sono pagine e pagine sul controllo mentale."
Artemis si tolse il cappotto e si avvicinò al fuoco per scaldarsi.
"Ora che ha agganciato l'Ancien Vudù al nostro mondo, sarà invincibile. E se potesse controllare la mente di tutta la città?"
"Possibile. Non conosciamo la reale estensione del suo potere."
"Come lo sconfiggiamo allora?"
Brenda guardò il pavimento e batté la mano sul bracciolo della poltrona.
"C'è qualcosa che potresti tentare, ma non ti assicuro niente."
"Ho il potere di dieci streghe unito al mio. E ho anche il turchese che amplifica la mia magia. Posso provare qualsiasi cosa."

Quando Artemis arrivò al Lafayette, la luna era alta in cielo ed era piena. Il terreno tremava leggermente sotto i suoi piedi mentre camminava verso il centro del cimitero.
Il fascio di luce era così intenso che quasi l'accecava. Era a pochi metri di distanza ma l'amuleto che portava al collo stava già brillando come un faro.
"Oscar! Fatti vedere!"
"Ecco la mia figlia prediletta."
Oscar si trovava dall'altra parte del fascio luminoso. Il suo volto risultava ancora più spigoloso con quella luce sinistra.
"Sono qui per chiudere questa storia."
Artemis aggrottò le sopracciglia quando intorno a lei si radunarono gli Esiliati. Avevano creato un cerchio attorno a lei e Oscar per bloccarli.
"Devi solo cedermi i tuoi poteri, poi sarai libera di andare."
"Io ti cederei anche i miei poteri, ma voglio sapere perché vuoi tutto questo potere. Qual è il tuo scopo?"
Oscar sorrise, non c'era niente di umano in lui. Brenda le aveva spiegato che tutti i sacrifici che lui aveva compiuto gli avevano strappato l'anima a brandelli.
"Che ti importa? Domani potrai essere di nuovo a Chicago per seguire le lezioni e uscire con la tua amica Lauren. Non sarà più un tuo problema."
"Diventa un mio problema quando vuoi innescare un genocidio di massa con la mia magia."
"Voglio la tua magia solo per ricostruire questa città marcia. Le congreghe sono allo sbando, la magia è insulsa, vampiri e licantropi la fanno da padrone. È tempo di riportare l'ordine."
Ecco il piano di Oscar: usare tutto quel potere per distruggere la città e ricostruirla a suo piacimento.
"Tu vuoi essere il re di New Orleans."
"Lo sono sempre stato! Ma questo Quartiere non mi ha mai rispettato come merito."
"Quindi hai creato gli Esiliati per avere i tuoi schiavetti personali."
Un paio di Esiliati mormorano e Artemis sorrise, erano solo pecore vittime di un pastore malvagio.
"Gli Esiliati sono la mia famiglia. Sono gli unici che hanno compreso il mio valore e per questo si lasciano guidare da me."
"Sei solo un bambino capriccioso."
Oscar serrò la mascella e avanzò, avvicinandosi alla ragazza.
"Adesso basta giocare. È tempo di concludere questa faccenda."
Fece un cenno con la mano e due Esiliati afferrarono Artemis per le braccia. La fecero inginocchiare e le legarono i polsi con le catene.
"Te ne pentirai, Oscar." Disse lei.
Oscar le lanciò uno sguardo divertito, poi sussurrò qualcosa a una donna. Pochi minuti dopo le rocce di Asbyrgi furono adagiate per terra.
I cinque fasci di luce furono attirati dalle rocce e l'aria iniziò a diventare fin troppo calda. Oscar usava le rocce per amplificare la magia il quintuplo.
"E adesso...cambio di scena!" rise Oscar.
Schioccò le dita e per un secondo tutto si fece buio. Si ritrovarono nel deserto, era buio ma le stelle erano così luminose che rischiaravano l'ambientazione.
"Dove siamo?"
"Questo è il tuo mondo prigione. Ho pensato che la vista delle stelle potesse allietare la tua infinita prigionia."
Adesso Artemis doveva anche risolvere la questione del mondo prigione, recuperare l'ascendente e uscire. I problemi si stavano solo sommando in una conta catastrofica.
"Non ti è bastato uccidere mia madre e mia nonna? Devi infliggermi altro dolore per forza?"
"Vedi, figlia mia, tu mi hai obbligato ad essere un mostro. Se solo tu mi cedessi i tuoi poteri, tutto questo finirebbe."
"Quindi potrò tornare a New Orleans e vivere con mia madre?"
Oscar schioccò di nuovo le dita e fra di loro comparve una gabbia al cui interno c'era Yvette.
"Artemis!" Pianse la donna.
Artemis cercò di avvicinarsi ma le catene le impedivano di muoversi.
"Mamma! Andrà tutto bene, fidati di me. Ti farò uscire da qui."
Yvette annuì fra le lacrime, sua figlia era capace di tutto e confidava in lei.
"Sono io che ho il coltello dalla parte del manico. Tu devi giocare secondo le mie regole." Disse Oscar.
"D'accordo! Ti cedo i miei poteri!"
"Finalmente ragioniamo!"
Alle spalle di Artemis comparve un Esiliato, che le mise al collo l'amuleto di Mabel. Artemis sbarrò gli occhi perché quella collana non doveva essere lì.
"Lei dov'è? Freya dov'è?"
Oscar sorrise, il buio del deserto lo rendeva un'ombra.
"Beh, i tuoi amichetti per ora sono al sicuro."
"Lei dov'è?" Ripeté Artemis.
Se Freya era stata rapita, allora tutto era perduto. Klaus e gli altri non erano in grado di usare la magia e questo andava a loro svantaggio.
"È qui con noi."
Spuntò una seconda gabbia con Freya al suo interno. Sanguinava dal naso e dagli occhi come se si fosse sforzata a usare la magia.
"Freya! Freya! Sono qui!"
Freya sorrise, rivedere la sua migliore amica era come tornare un po' a respirare.
"Mi dispiace interrompere il teatrino, ma io ho fretta. Ho aspettato ventiquattro anni per ottenere un potere immenso."
Oscar si avvicinò ad Artemis e le tirò i capelli in modo che lo guardasse in faccia.
"Il mio esperimento migliore."
Artemis sentì il cuore fermarsi quando Oscar le premette l'amuleto sulla fronte. Sentiva l'energia fluire via, la forza abbandonava il suo corpo.
"Non così in fretta!" disse una voce.
Oscar spalancò la bocca e un rivolo di sangue gli colò sul mento.
Dietro di lui Miriam stringeva in mano un pugnale insanguinato. Oscar cadde a terra con una ferita alla schiena che sanguinava in abbondanza.
"Potevi anche arrivare prima." Disse Artemis.
"Dovevo farmi bella per uccidere papà." replicò Miriam.
Oscar vide che gli Esiliati erano tutti svenuti e che intorno a loro si allargavano pozze di sangue.
"Ma come..."
Artemis con la magia si liberò dalle catene e si inginocchiò per sorridere al padre.
"Ti abbiamo fregato sin dall'inizio."

Artemis si fiondò in casa con Brenda al seguito. Per fortuna erano tutti lì, riuniti nella speranza di capire come agire.
"Artemis? Tu dovresti essere al sicuro!" Sbottò Rebekah.
"Non fin quando mio fratello è vivo." Disse Brenda.
"Brenda ha avuto un'idea geniale." Disse Artemis.
Freya chiuse la cartina della città e si concentrò su di lei.
"Quale?"
"Sappiamo che Oscar ha manipolato Mabel e che quindi le rocce di Asbyrgi ce le ha ancora lui, ma questo non è un problema."
"Come fa a non esserlo?" Si intromise Kol.
"Perché noi batteremo Oscar al suo stesso gioco: lo manipoliamo, gli facciamo credere di aver vinto e poi lo eliminiamo."
Klaus lesse tanta, troppa, determinazione negli occhi di Artemis. Era quel tipo di convinzione per cui uno morirebbe.
"Scommetto che tu farai da esca."
"Ovviamente. È me che vuole ed è me che avrà."
"Come facciamo a manipolarlo?" domandò Hayley.
Brenda depose sul tavolo un foglietto ripiegato e pieno di scritte.
"Invochiamo lo spirito di Miriam e le diamo la possibilità di uccidere Oscar."
"Ma per farlo Miriam deve entrare in contatto col mondo dei vivi." Disse Elijah.
"Ecco perché quello è l'incantesimo usato da Oscar per evocare gli spiriti. Con questo incantesimo Miriam sarà in grado di interagire con il nostro mondo, afferrare oggetti, ferire."
"Ma per arrivare al momento in cui Miriam lo colpirà, ci vorrà del tempo." Disse Klaus.
"Per questo tutti saremo delle esche."
Artemis si mise al centro della stanza in modo che tutti si concentrassero su di lei.
"Faremo così: Brenda invocherà Miriam. Vincent legherà la vita di Oscar a tutti gli Esiliati così da ucciderli insieme. Freya tornerà a palazzo Mikaelson, si farà prendere dagli Esiliati e darà l'amuleto a Oscar..."
"Oscar userà l'amuleto contro di te." Le ricordò Hayley.
"Sì, quello sarà il momento in cui crederà di aver vinto. Allora io potrò intervenire."
"Come?" chiese Klaus.
Artemis sorrise, un presagio di distruzione.

"Adesso è giunta la tua ora, paparino."
Artemis si mise in piedi e chiuse gli occhi. Ci focalizzò su se stessa: sulla magia di dieci antenate, sulla magia del sangue di vampiro, sulla magia empatica, sulla magia che la circondava. Attinse forza da tutto.
Sollevò le braccia al cielo e richiamò un fulmine. Non stava piovendo, quel fulmine era solo frutto del suo potere.
"No!" gridò Oscar.
Ma Artemis era altrove. Catturata dalla sua stessa forza. Immersa nella propria magia.
Usò il fulmine per distruggere le rocce di Asbyrgi e per liberare Freya e Yvette dalle gabbie. Poi indirizzò il fulmine verso l'amuleto e lo fece spaccare in mille pezzettini.
"Ora tocca a te." Disse.
I suoi occhi adesso brillavano di un azzurro acceso, era la magia che bruciava in lei.
Il fulmine si abbatté su Oscar, che strillò per il dolore. Il suo corpo prese fuoco e in pochi minuti si dissolse nel nulla.
"Artemis, basta. Abbiamo vinto!" Esultò Miriam.
Artemis non riusciva a tornare indietro. Ora sembrava bloccata nella sua stessa magia.
"Artemis!" Era sua madre.
Fu allora che Artemis perse i sensi.

Klaus vedeva bagliori di luce ovunque ora che il mondo prigione era scomparso. Vedeva Artemis che agitava il fulmine come fosse una frusta elettrica. Somigliava ad un Valkiria. L'aria era così rovente quasi da ustionare la pelle.
"No...non va bene..." borbottava Kol.
"Cosa?"
"Ha generato un fulmine dal nulla, ti sembra normale?"
Fu allora che il calore e la luce finirono. Le rocce erano saltate e l'amuleto era distrutto. Oscar era un mucchietto di polvere.
E poi Artemis si afflosciò al suolo come un fiore. Klaus corse da lei e si precipitò a sentire il battito.
"Il suo cuore non batte. E non respira. Artemis! Ehi, svegliati!"
Sì erano tutti radunati attorno a lei. Yvette si gettò sulla figlia e ne ascoltò il respiro.
"Artemis, no! No! No!"
Yvette iniziò a piangere furiosamente, il dolore era come veleno nel corpo.
"Freya, fa qualcosa! Salvala!" ordinò Klaus.
"Io non posso!"
Kol guardò Artemis, poi i residui delle rocce e poi di nuovo la ragazza.
"Possiamo usare i resti delle rocce, incanalare il potere e riportarla in vita."
Freya lo guardò inorridita e scosse le braccia.
"Ma bisogna compiere un sacrificio: una vita per una vita."
"Prendi la mia vita." Disse Klaus.
"E come?"
"Usa la mia vita da vampiro. Vale quanto cento vite!"
Freya stava piangendo. Lì a terra c'era la sua migliore amica morta e c'era suo fratello disperato.
"Non sono in grado! Non ho abbastanza magia!"
"Sei l'unica che conosce l'incantesimo dell'immortalità creato da nostra madre."
"Puoi incanalare ciò che resta delle rocce." Propose Kol.
Elijah si era già messo a raccogliere i frammenti di roccia, erano minuscoli ma insieme formavano quantomeno un sassolino.
"Non saprei comunque come trasferire la vita di Klaus ad Artemis." Obiettò Freya.
Yvette accarezzò la guancia di sua figlia, iniziava a raffreddarsi col rigor mortis.
"Lo faremo con il Libro dei Morti. C'è un incantesimo che Oscar ha ricopiato nel suo grimorio."
"Non abbiamo il grimorio completo." Osservò Klaus.
"Sì, invece. Artemis aveva pensato anche a questo." Confessò Elijah.

Elijah si stava chiudendo la porta alle spalle quando Artemis gli si affiancò.
"Ho bisogno del tuo aiuto."
"Dimmi."
Artemis lo prese a braccetto e si allontanò dal resto del gruppo.
"Dobbiamo essere pronti a tutto, ecco perché voglio anche recuperare il grimorio di Oscar. Io non potrò farlo perché sarò impegnata con lui, ma tu puoi contattare chi può aiutarci."
"Farò come desideri."
Artemis gli infilò un biglietto nella tasca e gli parlò all'orecchio.
"Contatta questa persona e spiegale il motivo per cui ho bisogno di lei."
Elijah annuì e Artemis lo abbracciò velocemente prima di salire in macchina alla volta del cimitero.
Rimasto solo, Elijah lesse il biglietto: Lena Aziz, Marrakech, il Covo.


Rebekah gettò di lato l'ennesimo corpo e si pulì le mani sui pantaloni.
"Questa parte non mi piace mai."
"La parte in cui diventiamo becchini?" Scherzò Marcel.
Loro due erano tornati a palazzo Mikaelson in attesa che gli Esiliati connessi a Oscar morissero, dopodiché avevano iniziato a sgomberare il cortile.
"Ricordati che c'è un altro tizio nelle prigioni."
Rebekah si voltò nel momento in cui Klaus spinse il cancello per entrare. Teneva in braccio Artemis come se fosse una bambola di pezza.
"È arrivata Lena?" domandò Yvette.
"Eccomi!"
Dal cancello entrarono due donne, una dalla pelle scura e una dalla pelle chiara. La donna con le treccine consegnò a Freya un foglio.
"È l'incantesimo per riportare in vita qualcuno."
"Chi è morto?" chiese Marcel.
Klaus lo linciò con lo sguardo, poi si sedette sul divanetto accanto ad Artemis e si rivolse a Freya.
"Sono pronto."
Rebekah avvertiva una certa tensione, dunque si mise davanti al fratello e sollevò la mano per fermarlo.
"Pronto per cosa?"
"Artemis è morta, consumata dall'enorme potere che possedeva. Dobbiamo riportarla in vita."
"La base della negromanzia è una vita per una vita, Nik. Ti stai sacrificando per lei?"
"Glielo devo." affermò Klaus.
Freya intanto aveva circondato il divanetto di candele e adesso frantumava i residui di rocce in un contenitore.
"Ci siamo."
Tutti si fecero da parte. Freya si impregnò le dita di polvere triturata e disegnò un simbolo sulla fronte di Klaus e uno sulla fronte di Artemis. Prese la mano del fratello e incominciò a recitare la formula magica che sua madre aveva creato per il vampirismo.
"Ma che..." mormorò Marcel, scioccato.
Klaus cadde a terra in preda agli spasmi. Gli usciva sangue dagli occhi, dalla bocca e dal naso. Anche i polsi presero a sanguinare.
"Freya, basta!"' disse Rebekah.
Freya, però, non si lasciò intimorire e completò l'incantesimo. Al termine Klaus era rannicchiato su se stesso, privo di sensi, sporco di sangue in più punti.
"Yvette, continua tu perché io sono troppo stanca." Disse Freya.
Yvette raccolse il sangue di Klaus e disegnò un altro simbolo sulla fronte di Artemis. Lena le mise le mani sulle spalle e Heidi le sedette accanto.
"Incanala il nostro potere." Disse Lena.
Yvette si concentrò per richiamare tutta la magia. Erano anni che non praticava incantesimi complessi, ma per sua figlia era disposta a tutto.
"Victas phesmatis ex eleto. Revertas phesmatis ut victas. Victas phesmatis ex eleto. Revertas phesmatis ut victas!"
Le luci del cortile e le candele si spensero di colpo. L'aria diventò gelida.
Ma Artemis non si svegliò.


Salve a tutti! ❤️💕
Non tutto è bene quel che finisce bene...chissà cosa accadrà! Restate sintonizzati per scoprirlo!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

BLOODY WAR 3 || Klaus Mikaelson Where stories live. Discover now