Capitolo V -Un mondo fatto di Ombre

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Kira

"Il freddo...sento tanto freddo..." e questa la prima cosa che penso appena riprendo conoscenza.

La sensazione di bagnato sulla pelle è quasi insopportabile, percepisco le bolle d'aria uscirmi dalla bocca e il cuore che non batte più come prima.

Apro lentamente gli occhi, scoprendo di ritrovarmi nell'oscurità più profonda, così densa da non far filtrare nemmeno una piccola luce.

Cerco di muovermi in avanti e stranamente riesco a fare un piccolo movimento e mi rendo conto che c'è un pavimento sotto ai miei piedi.

Con estrema cautela provo a fare un altro passo, l'acqua si sposta e fa attrito con il mio corpo rendendolo pesante. È come se avessi attaccato alle gambe due grossi macigni.

Sospiro e quel piccolo suono lo sento propagarsi in quella distesa di nulla, un eco che mi logora dall'interno.

Per la seconda volta mi sento completamente sola, lontana da qualsiasi rumore, da qualsiasi contatto umano.

Mi manca il baccano del mercato, le urla insopportabili di quei marmocchi sull'autobus, i rimproveri di Luna e la voce di Alastor e i suoi consigli non graditi.

Le lacrime arrivano agli occhi, le mani si impigliano nei capelli in automatico e la sensazione di angoscia si insinua dentro di me, come quelle notti piene di incubi soffocanti e in continuo loop.

Tutti i ricordi iniziano a sovrapporsi uno sull'altro, il mal di testa è insopportabile, le immagini si presentano davanti agli occhi.

In un istante, quella distesa di nulla cambia e si trasforma in un paesaggio di montagna.

Il vento fa muovere l'erba, producendo un fruscio dolce e simile ad un canto. L'acqua continua il suo percorso nel ruscello scavando sempre di più nella terra, ad ogni minuto che passa. Le fronde degli alberi vengono agitati dalla forza della natura e si sfiorano, come se stessero giocando.

Vicino alla riva del torrente, un uomo dai capelli biondi è sdraiato tra l'erba alta e rigogliosa e si gode la dolce melodia di quel posto, immerso probabilmente nei suoi pensieri.

Poco più in là un cavallo bianco si sta cibando di alcune foglie cadute da un albero.

Si alza a sedere e si mette tra i denti un filo d'erba e se lo mastica. La sua attenzione è rivolta al torrente e guarda il manto d'acqua come se volesse tuffarsi e non tornare mai più in superficie.

Gli occhi spenti sono una chiara dimostrazione della sua stanchezza, non solo fisica, ma anche psicologica.

Indossa un armatura argentata e vicino ai suoi piedi l'elmo è appoggiato sul terreno, sporco di fuliggine e sangue.

Decido di avvicinarmi a lui e mi ci siedo accanto, ma percepisco subito che non potrà mai vedermi. Lo guardo attentamente notando che è estremamente giovane, avrà qualche anno in più di me.

Poco dopo qualcuno dà lontano lo chiama: <<River! Eccoti finalmente, ti ho cercato ovunque!>>

Un ragazzo che avrà la sua stessa età, si dirige verso di lui correndo. Gli occhi color del mare guizzano in quelli di colui che mi sta accanto e nel biondo si accende qualcosa.

Un sorriso gli spunta dalle labbra e gli occhi si chiudono facendo in modo che delle rughe si formino intorno alle palpebre.

Il nuovo arrivato si lancia sul manto erboso e si mette accanto al suo amico, aspettando una risposta.

<<Volevo rimanere un po' per i fatti miei.>>dice non guardando il moro.

L'altro si stende sull'erba, mettendo le mani dietro la nuca. <<Tuo padre ti ha portato sul campo di battaglia?>>

Sacrifice - Lethal BondWhere stories live. Discover now