Capitolo VII - Accordi e Regole

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Kira

I grandi archi fatti di cristallo fanno entrare timidamente i raggi solari, in modo da illuminare l'abitazione. Le grandi vetrate, al lato destro del corridoio, fanno vedere il grande lago e il giardino di quel posto così strano e surreale.

I miei piedi nudi non producono nessun rumore quando tocco il pavimento di marmo, sento solo il freddo che mi entra sotto la pelle e cerca di scavare più a fondo, ma, a dire il vero, in quel momento non mi importa di congelare. Voglio solo sparire e non tornare mai più.

Da quando Alastor non è più al mio fianco, sembra di non sentire assolutamente niente, a parte la rabbia e il dolore di essere stata separata da lui.

L'immagine della pozza del suo sangue mi appare davanti agli occhi e la fitta al cuore diventa ancora più intensa di prima.

Mi appoggio ad una colonna, stringendo il tessuto della camicia da notte all'altezza del cuore. Gli occhi iniziano a bruciarmi come non mai e il labbro trema per lo sforzo di trattenere le lacrime, il dolore accumulato e che cerca di uscire a forza.

"Vai avanti Kira, ce la puoi fare! Fallo per lui" dice la mia vocina interiore.

Con fatica, mi stacco dal pezzo di cristallo e avanzo lentamente verso la mia destinazione finale.

Arrivo finalmente davanti all'ingresso della sala che mi aveva indicato uno dei servitori, entro all'interno, rimanendo impalata per la bellezza mozzafiato di quella stanza.

Il soffitto, anzi, una grande cupola fatta di vetro e dallo scheletro dorato, fa entrare i raggi solari, in modo da rendere la stanza luminosa e calda.

Le rampicanti si attorcigliano attorno alle colonne di cristallo e delle farfalle azzurre, rosa, bianche e nere svolazzano in quel posto, lasciando dietro al loro passaggio una polvere argentata.

Al centro, un tavolo di legno con sopra alcune prelibatezze, molto simili a quelle viste al banchetto di Belzebù, e in punta alla tavolata, Satana è seduto comodamente sul suo enorme trono. Il bicchiere di vino in mano, probabilmente è lo stesso che aveva quando mi è venuto a svegliare, e lo gira lentamente in senso antiorario, facendo muovere il liquido rosso. La mano libera è chiusa a pugno e le guancia preme contro di essa. Le sue palpebre sono semi abbassate e guarda il calice con fare annoiato, come se quel momento si prolungasse da lungo tempo.

Appena faccio la mia apparizione, il suo sguardo si posa immediatamente sulla mia figura e le sue labbra si increspano in un sorriso.

Davanti a quell'espressione, non provo alcun tipo di emozione, nemmeno il disgusto e la rabbia che mi aspettavo di provare.

«Sei arrivata finalmente, ci hai messo più tempo di quanto mi potessi aspettare».

Non mi esprimo, continuo semplicemente ad osservarlo. Le parole, come mi sono sempre detta, sono importanti e dare aria alla bocca inutilmente è come sprecare il tuo ossigeno.

Con un gesto della mano, Satana inizia a far fluttuare una sedia per poi posarla a terra alle mie spalle: «Siediti, vorrei che ti unissi a me».

Obbedisco e poco dopo la sedia inizia a muoversi, mettendosi proprio davanti al tavolo e trovandomi a fianco del mio carceriere.

Con un altro gesto, la bottiglia di vino inizia a sollevarsi di qualche centimetro dalla superficie lignea per poi versare il contenuto in un bicchiere di cristallo posto davanti a me.

Alcuni pezzi di pollo si vanno a posizionare nel piatto spettato a me e il profumo del cibo mi finisce nelle narici, facendomi storcere il naso.

«Hai bisogno di mangiare, non vorrai mica farti morire di fame, vero? E poi, cosa dirò al mio caro fratellino quando lo riporterò in vita?»

Sacrifice - Lethal BondOnde histórias criam vida. Descubra agora